Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto dal prof. Leonardo Lugaresi e pubblicato sul suo blog. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione. 

 

Matrimonio di giovane coppia

 

Nel corso di una lettura/rilettura di testi di Balthasar che ho intrapreso, mi sono appena imbattuto in questo passo, già sottolineato a suo tempo ma che ora mi colpisce assai più che nelle precedenti letture:

«Che cosa c’è di più forte, di più incisivo nella forma della vita che il matrimonio, che è tale solo se recinto che comprende e supera i desideri di evasione dell’individuo, rapporto indossolubile che spezza inflessibilmente le tendenze dissolutrici dell’esistenza e costringe i vacillanti a crescere oltre se stessi, nella forma, verso l’amore effettivo? Nella promessa del matrimonio non impegnano la propria fedeltà sulle sabbie mobili della loro fedeltà, non si consegnano a se stessi, ma alla forma che, scelta, li sceglie […] una forma con la quale essi si identificano nella loro personalità più profonda perché essa, penetrando tutti gli strati dell’essere a partire dalla radici biologiche, possa attingere le altezze della grazia e dello Spirito Santo. […] Ma a cosa si riduce l’individuo che, disprezzando e travolgendo questa forma, stringe rapporti che restano prigionieri delle limitazioni della sua psicologia? A nient’altro che a sabbie mobili e infecondità inevitabile. Anche questa forma, da cui è stata generata la bellezza dell’esistenza umana, è oggi più che mai affidata alla vigilanza cristiana». (H.U. von Balthasar, Gloria. Un’estetica teologica., 1. La percezione della forma, trad.it. Milano 1975 (= Einsiedeln 1961), pp. 18-19).

Sono parole scritte più di sessanta anni fa, ma credo che anche oggi – anzi, specialmente oggi! – sia questo il livello a cui la chiesa deve porre la questione, se vuole essere veramente utile agli uomini e non irrilevante come sempre più rischia di diventare, di apertura in apertura, di ambiguità in ambiguità, di ammiccamento al mondo in ammiccamento al mondo. Proprio per amore del mondo, per fargli un servizio vero, l’asticella del messaggio cristiano non va abbassata, ma alzata. Per essere attrattiva – di alcuni, si capisce: quelli che nel mistero della loro libertà si lasceranno interpellare – la chiesa non deve aver paura di scontentare, di “non piacere” a molti.

Sarebbe bello se il nuovo prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, a cui il papa ha affidato l’impegnativo compito di «aumentar la inteligencia y la transmisión de la fe al servicio de la evangelización, de modo que su luz sea criterio para comprender el significado de la existencia», riprendesse e rilanciasse un approccio teologico di questo livello. (Sempre che anche quella di Balthasar non debba essere considerata una «teología de escritorio», e perciò da respingere, secondo i canoni della “nuova dottrina della fede”)

Leonardo Lugaresi

 

Leonardo Lugaresi, studioso di storia del cristianesimo antico e di letteratura patristica, ha conseguito il Dottorato in scienze religiose all’Università di Bologna e all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Ha tenuto corsi di Letteratura cristiana antica all’Università di Bologna e di Storia del Cristianesimo all’Università di Chieti. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui l’edizione commentata delle Orazioni IV e V di Gregorio Nazianzeno contro l’imperatore Giuliano (Firenze 1993 e 1997) e un’ampia monografia sul problema del giudizio cristiano sugli spettacoli: Il teatro di Dio. Il problema degli spettacoli nel cristianesimo antico (II-IV secolo) (Brescia 2008).

 


Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.


 

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