Ricevo e volentieri pubblico.
di Pietro Gargiulo
Non sappiamo deciderci se sia più adeguato provare a sdrammatizzare l’argomento oppure entrare direttamente nella polemica sulla cosiddetta “fase 2”. Certo si fatica a vedere emergere delle posizioni chiare sulla possibilità di frequentare di nuovo le celebrazioni religiose.
Questa l’ultima notizia: il governo danese propone di fare scuola nelle chiese. Sarebbero fra i pochi luoghi sicuri in grado di rendere rispettabili le norme di sicurezza.
Ecco il nostro stupore: lo stesso luogo fisico considerato dal governo italiano inidoneo per ospitare degli adulti durante lo svolgimento di celebrazioni liturgiche, celebrazioni che possono facilmente prevedere tempi minimi, debite precauzioni e il necessario distanziamento, dal governo danese viene considerato come il luogo più sicuro dove accogliere, per ore e ore, dei bambini per fare scuola. Proprio così: chiese non sicure per fare da chiese. Chiese sicure per fare da scuole.
L’articolo chiosa: “Come idea tuttavia non sembra peregrina e se venisse applicata in Italia potrebbe salvare tante lezioni in presenza, sperando che, alla minima distrazione del docente, gli stucchi artistici e i dipinti e gli affreschi delle nostre chiese non vengano bullizzati dalle immancabili scritte”.
Abbiamo già visto come le chiese, mura e panche, siano state utilizzate in tempi recenti per qualunque tipo di attività: culturale, associativa, artistica, politica.
Riteniamo ancora necessario e non scontato sottolineare l’esclusività che sarebbe richiesta dalla sacralità del luogo, ossia: in chiesa si celebra la Santa Messa, il Rosario, ci si raccoglie per la preghiera comunitaria e personale. Altri “riti”, come lotterie, pizzate, cori da stadio, o l’utilizzo dei marmi come piste da skateboard, non sarebbero opportuni, anzi, a dirla tutta, leciti.
Con la pandemia abbiamo dovuto soffrire ulteriormente: quella funzione esclusiva che appartiene alla chiesa come luogo fisico ci è stata tolta, sottratta, e con un certo stupore ci siamo visti fermati come criminali della peggiore specie per il fatto di recarci in quel luogo per compiere una piccola visita privata, una preghiera (leggi qui)
Lasciamo a ognuno le considerazioni del caso.
A noi sovviene la lettura de Il mondo, la carne e Padre Smith di Bruce Marshall:
«…finché non ricomparvero un’altra volta i giornalai, poi i quartieri popolari e il porto, e finalmente il mercato della frutta, che i cattolici avevano preso in affitto dal municipio per la domenica, perché si potesse offrire il santo sacrificio della messa e Cristo potesse venire ancora, traversando il mattino, nel sacramento bianco e rapido del suo amore. I muri esterni del mercato erano spesso coperti di scritte oscene, ma a questo il Padre Smith non faceva mai grande attenzione, perché sapeva che non erano intese come insulti a Dio.»
Nella Scozia Presbiteriana per niente tollerante con i cattolici ai primi del 1900, le mura da imbrattare erano quelle del mercato della frutta.
Siamo certi che sarà sempre possibile un dialogo all’interno del popolo cristiano, chierici e laici, su questioni importanti come questa, di cui probabilmente non ve n’è di più fondanti. Così come siamo certi che sono duemila anni che il mondo, a seconda della sua convenienza, cerca di imporre alla Chiesa, non solo mura e panche, quello che Ella deve o non deve fare o essere. Dimenticarlo sarebbe da ingenui:
«C’è per aria qualche novità poco bella, Padre», (…) «Niente paura!», fece il Padre Smith. «Se vengono dei guai, serviranno a preservare la nostra fede dalla ruggine. È un gran vantaggio della persecuzione, questo: ci fa stare in gamba. La vera nemica della Chiesa di Dio non è l’odio, è l’abitudine».
In Danimarca, in Italia, oggi.
Fabrizio Gelmi Lasciate che i bambini venga a Me a detto Gesù