Il governo comunista cinese ha chiuso un’altra chiesa cristiana. Ce lo spiega Dorothy Cummings McLean nel suo articolo pubblicato su Lifesitnews. Eccolo nella traduzione di Riccardo Zenobi.
Il governo comunista cinese ha chiuso un’altra chiesa cristiana.
Domenica 1° dicembre agenti del governo cinese irrompono nella Wheat Church di Shanghai, interrompendo i servizi che avvenivano al suo interno.
Secondo China Aid, gli emissari del regime comunista accusano i cristiani di tenere attività religiose in un posto illegale. Hanno espulso la congregazione, che ha rifiutato di andarsene. Circa 200 cristiani sono rimasti di fronte alla chiesa per continuare a cantare e pregare.
“Ciò che vediamo”, ha detto David Mulroney, un ex ambasciatore canadese in China, a LifeSiteNews, “dallo Xinjiang al Tibet, e attraverso le comunità protestanti e cattoliche nella Cina è una guerra totale promossa dal partito comunista contro le credenze religiose e i credenti”, ha detto attraverso i social media.
“È scioccante e spaventoso nella sua vasta portata e nel suo sfacciato disprezzo per i diritti umani”, ha continuato Mulroney.
“Ma tradisce anche l’insicurezza del Partito, la sua paura che i cinesi possano scoprire, attraverso la fede in Dio, quanto falso e insoddisfacente è il triste e poco interessante mix di socialismo e materialismo che è l’offerta principale del governo comunista”.
Mulroney, che ha vissuto a Pechino dal 2009 al 2012, ha affermato che i fedeli cinesi hanno bisogno di testimoniare le loro sofferenze alle nazioni occidentali.
“Aiuterebbe enormemente se più paesi occidentali, incluso il Canada, si interessassero ancora di libertà religiosa e la trattassero come l’essenziale diritto umano che è”, ha detto.
“Ma l’assalto cinese alla religione è politicamente ignorato in occidente, anche dal Vaticano, che dovrebbe dare la più chiara e urgente richiesta di cambiamento”.
Steven Mosher è l’autore di Bully of Asia: Why China’s Dream is the New Threat to World Order e president del Population Research Institute. Ha detto a LifeSiteNews via email che l’irruzione alla Wheat Church è un altro risultato delle nuove restrizioni sul culto religioso in Cina.
“L’irruzione in questa chiesa evangelica, che ha diverse centinaia di membri, è ancora un’ulteriore evidenza che il Partito Comunista Cinese è dannatamente serio l’applicazione delle nuove restrizioni sulle attività religiose”, ha detto Mosher.
“Queste restrizioni, che sono entrate in vigore il 1° febbraio 2018, permettono ‘attività religiose’ – vagamente definite come qualsiasi cosa da una Messa cattolica ad un semplice incontro di preghiera – solo in posti approvati in momenti approvati”, ha spiegato l’esperto.
“Camere di videosorveglianza sono installate in tali luoghi e poliziotti in borghese sono generalmente presenti in modo da monitorare da vicino ciò che i partecipanti dicono e fanno”.
Mosher sottolinea che preti e pastori cristiani che conducono tali servizi devono essere membri della chiesa controllata dallo stato, che per i cattolici è la scismatica Chinese Patriotic Catholic Association, e nessuno sotto i diciotto anni è autorizzato ad essere presente.
“Vorrei anche puntualizzare che l’unico motivo che conosciamo di questo raid poliziesco, che finirà con multe e imprigionamento per chi è in carica, è il fatto che ha avuto luogo a Shangai, una delle maggiori metropoli della costa”, ha aggiunto. “Simili raid stanno avendo luogo in più piccole città e borghi attraverso la Cina, ma raramente sentiamo di essi”.
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