di Aurelio Porfiri

 

I grandi filosofi greci e la bellezza

Socrate

Un nome che dobbiamo affrontare anche se molto di sfuggita è quello di Socrate (469-399). Nell’età di questo grande pensatore la bellezza era molto importante. Anche per gli uomini politici, il portamento e il modo di comportarsi erano elementi importanti della loro intera personalità. Questo perché, in quel tempo, bello e buono erano strettamente correlati nella mentalità della gente comune. Ma il problema era che Socrate non era bello per niente, secondo le fonti dell’epoca. Eppure egli susciterà un’attrazione potentissima sui suoi seguaci, passioni violente (cfr. Stanford Encyclopedia of Philosophy) . La sua idea della bellezza era piuttosto connessa alla funzionalità della stessa a qualcosa altro, ma è interessante notare come con lui si comincia a pensare in un modo diverso. Sarà forse l’influenza di questo “cattivo maestro” (agli occhi di molti suoi compaesani) che innescherà una delle intelligenze che segneranno la storia del pensiero occidentale. Già, perché un allievo del nostro Socrate, un giovane poeta che lo seguiva dal 407 A.C., si preparava a lasciare un’impronta ancora oggi leggibile sulla nostra cultura e anche sulla concezione della bellezza. Con lui faranno i conti innumerevoli filosofi e teologi, artisti e scienziati. Insomma, avrete capito: sto parlando di Platone (?427-347). 

 

Platone

Egli fu impegnato a vario titolo nella vita politica del suo tempo. Come tutti i grandi rivoluzionari del pensiero, consapevoli dell’importanza di quanto portano avanti, egli cerca di formare le giovani generazioni; infatti fonda una scuola, l’Accademia, in cui li istruiva nella matematica e nella filosofia. Egli si assenterà per due volte per periodi prolungati dalla sua scuola, per visitare Siracusa in Sicilia, dove sperava che le sue idee politiche potessero essere applicate. Non sarà così. Eppure, malgrado i suoi insuccessi politici in vita, egli sarà destinato ad essere uno dei fari della civiltà occidentale ed uno dei più influenti filosofi anche nell’ambito del pensiero cristiano, insieme al suo studente Aristotele. Insomma, Platone non può essere eluso.

 

La dottrina delle idee

Nel suo dialogo giovanile chiamato Fedone, sentiamo Socrate discutere con Simmia e dire cose che saranno per noi interessanti: “Noi diciamo, senza alcun dubbio, che vi è l’eguale, non voglio dire nel senso di un pezzo di legno che è uguale a un altro pezzo di legno o di una pietra eguale a a un’altra e così via, ma alludo a qualcosa che è all’infuori di tutti questi oggetti equali, diversa, cioé all’Eguale in sé. Dobbiamo dire che esiste o no?” Certo che dobbiamo affermarlo, disse Simmia”. Cosa intendeva dire con questa uguaglianza nell’astratto? Certamente una pietra è diversa da un’altra pietra ma tutte e due sono pietre. Ci sono bellezze diverse ma tutte le definiamo “bellezza”. Fin qui il ragionamento di Platone nel Fedone, che a me sembra abbastanza chiaro e ragionevole. Ora portiamolo avanti. Ci viene detto che queste forme partecipano ad una eguaglianza in astratto. Insomma, un cavallo è diverso da un altro cavallo, ma nessuno dei due è la “cavallità”. Così una cosa è bella e anche un’altra è bella, ma esse non sono “la” bellezza in sé, pur partecipandone. Questa viene definita “la dottrina delle idee”. Avrà un’influenza che penso sarà evidente sul pensiero successivo, anche in ambito teologico.

 

(leggete qui le puntate precedenti)

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