Dopo la pubblicazione del nostro articolo scritto da Francis X. Maier che commentava il prossimo libro dell’arcivescovo emerito Charles Chaput, sul sito di Berlicche è comparso un bell’articolo che riflette sulla libertà e la verità a partire proprio da un passo del nostro articolo. Lo rilanciamo all’attenzione dei lettori di questo blog.

 

ALEKSANDR SOLZENICYN scrittore, filosofo, storico e drammaturgo e dissidente russo.
ALEKSANDR SOLZENICYN scrittore, filosofo, storico e drammaturgo e dissidente russo.

Libertà di parola vuol praticamente dire nella nostra civiltà moderna che dobbiamo parlare solo di cose non importanti
G.K.Chesterton

In questo nostro mondo dove sembra che la realtà non conti più nulla, ma si debba aderire per forza alle opinioni demenziali di alcuni, diventa interessante capire bene chi siamo noi.
Coloro che si sono trovati in conflitto con la più diffusa ideologia del secolo scorso, il comunismo, sono stati spesso chiamati con il titolo “dissidenti”. La parola deriva dal latino discindĕre, ‘fendere, squarciare’, per sovrapposizione di dissidēre ‘essere discorde’. Il dissidente è colui che si separa pubblicamente da ciò con cui non è d’accordo.

Non basta quindi pensare che una certa cosa non sia giusta e starsene in silenzio, per timore o conformismo; bisogna rifiutarla, prendere posizione. Il dissidente è colui che entra in conflitto con il mondo e con il potere.

C’è però una tentazione, un modo di pensare, che può avvelenare anche i migliori. Un errore in cui è facile cadere, oggi, perché decenni di martellamento ci hanno portato a fare la cosa giusta per la ragione sbagliata. Senza neanche rendersene conto.

Leggete questa citazione da un articolo di Maier. Si sta parlando di Bolt, autore di “Un uomo per tutte le stagioni” sul martirio di Thomas More.

(…) come Bolt stesso ha detto, ha scritto la sua opera non come un argomento per la verità, ma in difesa della coscienza personale, qualunque siano le convinzioni di una persona.

Il vero Thomas More avrebbe trovato incomprensibile il ragionamento di Bolt. More credeva nell’esistenza della verità – non solo la “mia” verità o la “tua” verità, ma la verità, la verità universale e duratura di Dio – indipendentemente dalle nostre opinioni personali.

L’errore che coltiviamo è che ci si debba opporre alla falsità per la libertà. Non è così: ci si deve opporre per la verità. Senza verità la libertà non esiste, è una finzione che presto si spegne, mentre la verità rende liberi. Protestare perché abbiamo un’opinione diversa è esaltare noi stessi. Essere servi del vero vuol dire negare se stessi, umilmente farsi carico di qualcosa ben più grande di noi.

La verità è qualcosa di ben diverso da un’opinione. E’ intimamente connessa con la realtà, che è qualcosa di non cancellabile. E’ conosciuta dalla ragione, dopo che essa ha vagliato tutti i fattori della realtà. E’ un giudizio che viene dall’essenza stesse delle cose, dal nostro cuore più profondo.

Essere dissidenti è una gran fatica. E’ andare controcorrente, ma come nota ancora Chesterton, solo le cose vive lo fanno. Che almeno sia per la ragione giusta.

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