Un lettore mi scrive. 

 

Monza, tutti in classe con la gonna: la protesta degli studenti del liceo Zucchi contro “sessismo” e “mascolinità tossica”
Monza, tutti in classe con la gonna: la protesta degli studenti del liceo Zucchi contro “sessismo” e “mascolinità tossica”

 

Caro Sabino,

in questi giorni con un mio grandissimo amico ci siamo confrontati ancora una volta sul senso delle cose partendo dalla sempre attuale questione sul green pass/vaccini per poi arrivare al senso della vita.

Per lui tutto l’universo, come per la chimica e la fisica, è alla ricerca di un equilibrio, sia esso sociale, economico, climatico, ma anche affettivo, amicale, storico e perché no, anche motivazionale ed etico.

Tutto è un equilibrio sopra la follia, potrebbe sintetizzarsi il suo pensiero, citando il verso di una nota canzone di Vasco Rossi. Ma per me non è così e non può essere così. E neanche finisco di fargli mille esempi e fornirgli mille argomentazioni che la realtà come sempre, supera ogni immaginazione, angosciandoci con notizie che provocano, per chi si lascia provocare, si intende! Mi riferisco all’ultima notizia sul Liceo Zucchi di Monza (ragazzi tutti in classe con la gonna per protesta contro il “sessismo” e la “mascolinità tossica”)

Ma siamo sicuri che l’equilibrio sia sopra la follia? O non piuttosto che l’equilibrio sia la follia stessa?

Quale è la tesi profonda ed il messaggio esistenziale di quei ragazzi? Noi altri, perché a noi tutti loro si rivolgono, ne abbiamo un’altra confutativa? Quale è la loro tesi? E la nostra? Quale è e come si rende visibile ciò che proponiamo noi, se proponiamo altro? Siamo pronti al confronto fino al conflitto pacifico ma divisivo? Il mio amico parlerebbe di un tipico caso di ricerca di un “equilibrio tra le parti”. 

Ma io dico: non per il fine dell’equilibrio ma a causa di una presenza attiva e coinvolgente ci poniamo in dialogo, cioè ci si contrappone con argomentazioni certe e pertinenti al senso delle cose (diciamo meglio: al senso della vita!), fino alla convergenza, mettendo in conto anche il contrasto se necessario!

Però… Però tutto questo fa perdere sempre qualcosa. Capite amici? Occorre forza, energia, impegno e tanta voglia di affermare il bene, ricevendone tantissime sconfitte! Certo… Tutto ciò val bene la fatica se qualcuno afferma di conoscere il Bene, mi sembra ovvio, altrimenti si fa solo dialettica fine a se stessa mentre il male avanza occupando tutti gli spazi! Il Bene… Se questo Bene sa dire qualcosa su tutto! Se il Bene è tanto grande da poter abbracciare ogni cosa, da sapersi “infilare” ovunque e dappertutto per poi emergere ed autoaffermarsi! Ma se questo Bene è l’adeguamento sociale a tutti i contesti (sulla fratellanza, clima, povertà, vaccinazioni, ecc…), se l’idealità cui si tende è in fondo solo e soltanto il frutto di una ricerca di soluzioni accettabili, se è una prassi da raggiungere imparando a farne una “sintesi”, allora questo Bene cosa è? Il Bene non deve essere mai definitivo, mai rivelato, mai solido e forte ma sempre “adattivo”, sempre “conformante” alle occasioni, sempre “rielaborato”? Il Bene è forse una “convenzione” o una ricerca, reciproca, solidale ed auspicabile di una equilibrata “convenienza comune”?

“Il Bene non c’è, Dio non c’è, semplicemente e banalmente non c’è, e allora ci inventiamo un dio a modo nostro!”, si sente dire in giro. C’è solo un “mettiamoci d’accordo”, un “non diamoci fastidio a vicenda”, un “la mia libertà finisce quando inizia la tua”. Si ha il diritto di parlare, scontrarsi, ostacolare ed opporsi solo se si rimane educati, neutri, perbene e “buoni cristiani” (ormai qualche autorità morale ha diffuso l’idea che si va in paradiso solo se “concilianti”). 

Se la calma è la virtù dei forti, è altrettanto vero che i forti non sono “equilibrati” ma schierati, protesi verso qualcosa, motivati e combattivi! C’è un solo modo per giustificare l’equilibrio: il disinteresse, la conservazione del proprio bene-stare, fino alla prossima crisi, come la pandemia, tirando su recinti di cartapesta (o con un linguaggio moderno la “comfort zone”).

Ecco perché vedo nella ricerca di equilibrio un appiattimento: una vita così non basta, non mi basta. È ciò che più mi fa specie è che chi cerca equilibri dovrebbe riflettere su chi è morto, anche fosse solo in senso figurativo, per la fede in qualcosa, affinché la parte sbagliata dello schieramento non predòmini.

Vita militia est, dicevano i saggi latini.

Tutta la realtà domanda senso e scopo. La realtà è in fermento ed il lievito è il Cuore dell’uomo! Se l’uomo desidera – o quanto meno desidera di desiderare perché meno di così è un elettrocardiogramma piatto – allora sta dicendo: “Sono libero, voglio essere libero, datemi la libertà!” Ma molti stanno lì ad aspettare… Che le acque si calmino e le onde si ritirino.

L’equilibrio è una aspirazione troppo poco umana, anzi, poco divina se Dio diciamo essere quello giudaico-cristiano, in quanto sono gli dèi dell’Olimpo a rimanere fermi a guardare!

Dante ci ricorda che Il limbo attende uomini “equilibrati” mentre l’inferno non dovrebbe impaurirci se…  Uscendo rivedremo le stelle! O come mi scrisse un amico filosofo: “per aspera ad astra”.

Per questo, per tutto questo amici vi esorto: Sursum Corda! Sursum Corda! La risposta sarà: Habemus ad Domine.

Solo così sarà il Cuore ad essere sopra la follia (caro Vasco!)

 

Antonio LA PERUTA

 

 

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