Concilio Vaticano II

Concilio Vaticano II

 

di Aurelio Porfiri

 

Sappiamo come il Concilio Vaticano II per alcuni sia come un moloch da invocare come una specie di talismano che trasforma tutto nei desiderata di certe correnti che pensano che la trasformazione sia l’unico modo di essere della Chiesa. Tutto scorre, direbbe Eraclito. È vero che noi siamo esseri mutevoli ma è pur vero che dobbiamo avere dei punti fermi in questo mutare, altrimenti viviamo sempre nell’occhio di un ciclone. Poi purtroppo i cambiamenti auspicati da alcuni sono sempre per accodarsi alle narrative correnti foraggiate dal pensiero progressista anti cristiano e quindi anti realista. Ecco allora che per alcuni il Concilio (evocato ed invocato ma non veramente capito) è utile per dare autorevolezza alle tesi più strambe.

Ora, il Concilio ha anche promulgato un certo numero di documenti e in essi si trovano certamente ambiguità che possono dare luogo ad incomprensioni o ermeneutiche non ortodosse. Ma se letto tutto sulla scia della famosa ermeneutica della continuità, i problemi verrebbero certamente ridimensionati. Questo riguarda anche il ruolo dei laici e i problemi che sorgono dal clericalismo. Come già detto, il clericalismo è un male sistemico in fondo comprensibile, in quanto non è esclusivo del clero, ma esiste anche nelle università, negli ospedali, nelle scuole e via dicendo. Certo, nella Chiesa è più grave in quanto esclude una parte che ha pieno diritto di partecipazione in virtù del comune battesimo. Come ho sempre detto, io vorrei vedere una riappropriazione da parte del clero del suo ruolo vero, di pastori di anime, piuttosto che di funzionari, burocrati o addetti a mansioni che non sono centrali per la loro vocazione. Laddove i laici possono essere utili, si permette ai sacerdoti di dedicarsi ad attività più adeguate al loro ruolo.

Ma devo dirvi che questa mentalità di doverosa valorizzazione del laicato non è certo in auge in Vaticano, malgrado tutto quello che dice il Santo Padre. Il laico che piace è solitamente clericalizzato, non sposato, mezzo prete. No, non ci siamo. Certamente ci sono eccezioni a questo e ci sono prelati che capiscono i problemi che derivano dalla clericalizzazione, ma spesso si assiste a benevolenze verso persone che andrebbero piuttosto indirizzate a qualcuno in grado di risolvere problemi di natura profonda, mascherati da devozione religiosa. Certo la Chiesa deve accogliere tutti, ma non giustificare tutto.

 

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