
di Sabino Paciolla
Il cardinale George Pell è arrivato a Roma oggi mercoledì, mentre gli sviluppi degli scandali finanziari in Vaticano sono in pieno svolgimento.
L’ex prefetto del Segretariato per l’Economia è stato fotografato nella capitale italiana oggi in quella che è la sua prima visita in città da quando è partito nel 2017 per l’Australia per dimostrare dinanzi ad un tribunale la sua innocenza per le accuse di abuso dalle quali è stato completamente assolto e liberato.
Dopo l’assoluzione nel processo in Australia, il Card. Pell avrebbe dovuto rispondere anche nel parallelo processo in Vaticano che si era aperto a seguito di quelle stesse accuse. Ma Papa Francesco, che nutre grande rispetto nei suoi confronti, ha chiarito che il card. Pell non avrebbe dovuto rispondere al processo Vaticano.
Il cardinale 79enne ha lasciato l’aeroporto internazionale di Sydney martedì sera ed è arrivato in Italia dopo un volo notturno, fonti vicine al cardinale hanno confermato al CNA.
Pell arriva a Roma per recarsi in Vaticano a pochi giorni dalle dimissioni del cardinale Giovanni Angelo Becciu, dove assumerà alcuni incarichi ricevuti dal Papa, riferisce Edward Pentin, il vaticanista del National Catholic Register (NCR).
“L’ex tesoriere vaticano dovrebbe rimanere a Roma per alcuni mesi ed eventualmente riprendere il suo lavoro come membro di vari dicasteri. Potrebbe anche essere chiamato in modo non ufficiale ad aiutare in alcuni aspetti della riforma finanziaria”, scrive Pentin.
Ricordiamo che il card. Pell faceva parte del consiglio C9, il Consiglio dei cardinali che consigliava il Papa sulla riforma della Chiesa, oltre a servire come prefetto del Segretariato per l’Economia.
A parere del NCR la tempistica del ritorno del cardinale Pell non sarebbe legata alla destituzione del cardinale Becciu come prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e alla rimozione dei suoi diritti cardinalizi, e che i due eventi sarebbero puramente casuali.
L’approccio agli affari finanziari dei due cardinali era molto diverso, con il card. Pell sostenitore di una riforma globale ed un conseguente accentramento delle risorse finanziarie presso un unico hub, in modo da consentire un più attento controllo dei flussi finanziari ed un loro tracciamento. Al contrario, il card. Becciu voleva mantenere una maggiore autonomia in capo ai vari dicasteri vaticani. Ma sembra che sia stata proprio questa frammentazione dei centri di spesa a determinare la mancanza di controlli e lo scoppio degli scandali finanziari. Proprio questi giorni, una intervista a mons. Galantino ha messo in evidenza che la strada intrapresa da Papa Francesco è proprio quella dell’accentramento dei fondi presso l’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, percorrendo dunque la direttiva di Pell.
Oggi il quotidiano italiano La Repubblica ha dichiarato in prima pagina che gli investigatori vaticani hanno scoperto che 20 milioni di sterline (26 milioni di dollari) erano stati prelevati da un conto riservato a papa Francesco.
Oltre al lussuoso palazzo di Sloane Avenue 60, nel centro di Londra (acquistato nel 2014 per oltre 300 milioni di euro), di cui abbiamo parlato in altri articoli, il cardinale Angelo Becciu avrebbe investito, all’epoca del suo incarico come Sostituto agli Affari Generali della Segreteria di Stato vaticano, ulteriori 100 milioni di sterline (circa 110 milioni di euro) in “un portafoglio di appartamenti di altissimo livello dentro e intorno a Cadogan Square e a Knightsbridge, uno degli indirizzi residenziali più’ costosi di Londra”. E’ quanto scrive l’AGI, riprendendo il Financial Times.
Nonostante i nuovi documenti non lascino “presagire alcun illecito”, come scrive lo stesso quotidiano economico-finanziario, certo è che “gettano ulteriore luce sulle attività finanziarie della potente Segreteria di Stato”. Il card. Becciu ha sempre affermato che una tale attività rientra nella normale operatività che il Vaticano, a suo parere, ha sempre esercitato.
Ora l’attenzione verrà focalizzata verso Libero Milone, il primo auditor generale vaticano che si è dimesso nel giugno 2017, poco prima che il cardinale Pell lasciasse il Vaticano per affrontare il processo in Australia.
L’abbandono di Milone avvenne a seguito di un aspro contrasto proprio con il card. Becciu, il quale accusò il primo di spionaggio nei suoi confronti. Da parte sua, Milone si difese affermando che era stato proprio Becciu, insieme all’ex capo della polizia vaticana, Domenico Giani, ad aver fatto di tutto per bloccare la sua attività ed a mettere in atto una attività di spionaggio.
Il Vaticano, a quanto riportano i giornali, ritirò poi tutte le accuse nei confronti di Milone senza però riconoscergli alcun indennizzo.
Intanto domenica prossima si celebra la colletta per la carità del Papa, la raccolta per l’Obolo di San Pietro. La colletta era stata spostata dalla consueta data del 29 giugno a domenica prossima per la pandemia. Ovvio che una tale giornata, che cade in un momento particolare di scandali finanziari, non può che destare preoccupazioni in tanti esponenti della Chiesa. Il fatto che quei soldi non vengono utilizzati solo per aiutare i poveri, ma anche per fare investimenti speculativi, come acquistare palazzi lussuosi, non può che turbare i fedeli.
Intervistato daI Il Fatto Quotidiano, l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, ha detto: “Non c’è dubbio che quest’anno la colletta per la carità del Papa si svolge in un momento davvero difficile e complicato. Aggiungo che tre domeniche di settembre e due di ottobre sono state indicate dalla Cei come collette obbligatorie. Parlando coi sacerdoti, mi hanno detto che cinque domeniche di collette obbligatorie sono un po’ pesanti nel momento in cui nelle parrocchie i numeri sono ancora contingentati. E tra queste cinque domeniche c’è anche quella della carità del Papa. Da un lato sappiamo che chi sbaglia nelle questioni economiche sono anche persone molto vicine a Francesco, come nel caso del cardinale Becciu.”
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