La Santa Sede ha scelto di non seguire l’esempio di molti paesi dell’UE, tra cui l’Italia, che stanno già allentando le loro restrizioni COVID-19.
L’articolo che segue è scritto da Edward Pentin, pubbligato su National Catholic Register, e ve lo propongo nella mia traduzione.
Nonostante la progressiva abolizione delle restrizioni COVID-19 in tutto il mondo e l’eliminazione di tutte le regole in alcuni paesi, il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, ha ordinato che gli stretti controlli del Vaticano continuino.
In un decreto emesso il 20 aprile, il cardinale ha detto che la decisione è stata presa a causa del perdurare dell’attuale situazione pandemica, che “richiede specifiche misure straordinarie ed eccezionali per contrastarla e garantire lo svolgimento sicuro delle attività”. Il Vaticano ha anche pubblicato mercoledì, per la prima volta, un ordine del 30 marzo del presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano che ha esteso tutte le restrizioni fino al 30 aprile per il personale e i visitatori del piccolo territorio.
Il protocollo affermava che le regole si estendevano ai “collaboratori esterni e a coloro che per qualsiasi altra ragione svolgono attività di lavoro o di formazione o di volontariato” nelle istituzioni vaticane, così come “il personale delle aziende esterne e tutti i visitatori e gli utenti”.
Non è chiaro perché questi decreti siano stati pubblicati oggi, quando sono validi solo per altri 10 giorni e il Vaticano non ha ancora reso noti i futuri requisiti dopo quella data. Il Register si è informato presso la Sala Stampa della Santa Sede, ma al momento della stampa non aveva ancora risposto.
Nonostante non siano stati registrati decessi da COVID-19 sul territorio vaticano da quando l’emergenza è stata dichiarata in Italia nel marzo 2020, il Vaticano ha implementato alcune delle regole anti-COVID-19 più severe al mondo. Dal 23 dicembre, tutto il personale, i collaboratori esterni e i visitatori hanno dovuto mostrare un “Super Green Pass” per entrare nel territorio vaticano, il che significa che devono essere o triplamente vaccinati o essersi recentemente ripresi dal COVID-19. Il mancato ottenimento del “Super Green Pass” è considerato una “assenza ingiustificata” dal lavoro con conseguente sospensione dello stipendio. Esenzioni mediche limitate sono concesse caso per caso, ma non sono ammesse esenzioni religiose. Le mascherine FFP2 o N95 sono obbligatorie in tutti gli spazi chiusi sul territorio vaticano. Le liturgie vaticane e le udienze papali non sono vincolate da tali restrizioni, ma i visitatori dei Musei Vaticani, dei Giardini Vaticani, delle ville papali e del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo devono ancora mostrare un test negativo ottenuto di recente per entrare. Se sono completamente vaccinati (con richiamo) e/o recentemente guariti dalla COVID-19 possono entrare, in quanto verrà applicato il Green Pass.
L’Italia pone fine allo stato di emergenza
La notizia dei decreti pubblicati oggi arriva mentre l’Italia sta gradualmente eliminando le sue restrizioni e ha posto fine al suo stato di emergenza di due anni il 1° aprile.
Il requisito del “Super Green Pass” è ancora obbligatorio per molti luoghi di svago nel paese, compresi i ristoranti al chiuso, ma ora sono raramente applicati, mentre un “Green Pass”, che significa mostrare almeno la prova di un test negativo, è richiesto per lo più solo per il trasporto a lunga distanza. I turisti sono autorizzati a mostrare la propria prova di vaccinazione, se richiesto.
L’Italia ha anche allentato il suo obbligo di mascherina FFP2 e dovrebbe terminare il suo mandato di mascherina al chiuso dal 1° maggio. Tuttavia, nonostante la revoca dello stato di emergenza, all’inizio di questo mese il ministero della salute italiano ha iniziato a emettere multe da 100 euro per gli over 50 che non sono ancora vaccinati.
La revoca parziale delle restrizioni ha coinciso con la continua incidenza della variante Omicron del virus, più infettiva ma relativamente mite, che si è diffusa in Italia e in altri paesi dalla fine dello scorso anno. Negli ultimi mesi, nonostante siano stati vaccinati tre volte, il cardinale Parolin e il suo vice, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, hanno contratto il virus e hanno trascorso diversi giorni in quarantena con sintomi lievi.
Il 20 aprile, l’agenzia di stampa cattolica tedesca KNA ha riferito che l’arcivescovo Georg Gänswein, segretario personale di Benedetto XVI, ha contratto il COVID-19 dall’11 aprile. Nonostante sia stato vaccinato tre volte, rimane in quarantena perché continua a risultare positivo al virus.
L’arcivescovo Gänswein ha assicurato ai fedeli che Benedetto XVI e tutti gli altri nella residenza Mater Ecclesiae del Papa Emerito sono risultati negativi al virus.
Recenti dati epidemiologici indicano che mentre essere completamente vaccinati fornisce solo una protezione parziale contro l’infezione dalla variante Omicron, altamente contagiosa, riduce nettamente la probabilità di morte o di ospedalizzazione con gravi sintomi COVID-19.
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