Rilancio nella mia traduzione l’articolo di Phil Lawler, scrittore e giornalista, sul caso Cordileone-Pelosi. L’articolo è apparso su Catholic Culture.
I giuristi canonici non sono d’accordo sul fatto che la legge della Chiesa richieda agli altri vescovi di onorare la “Notifica” dell’arcivescovo Salvatore Cordileone che vieta la comunione alla presidente della Camera Nancy Pelosi (chiamata anche “Speaker”, ndr). Ma la logica della questione è inevitabile. Altri prelati, in particolare il cardinale di Washington Wilton Gregory, non possono ignorare la sfida. (Nella diocesi di Washington ha sede la Camera dove abitualmente si reca per l’attività politica Nancy Pelosi, diocesi in cui potrebbe ricevere la Santa Comunione, ndr)
L’arcidiocesi di Washington, nel suo primo tentativo di evitare la questione, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale: “Le azioni dell’arcivescovo Cordileone sono una sua decisione da prendere nell’arcidiocesi di San Francisco”. Sebbene sia certamente vero in sé – l’arcivescovo Cordileone prende effettivamente le decisioni nell’arcidiocesi di San Francisco – questa dichiarazione implica sottilmente che le decisioni non sono vincolanti altrove. Così la dichiarazione prosegue: “Il cardinale Gregory non ha dato istruzioni ai sacerdoti dell’arcidiocesi cattolica di Washington di rifiutare la comunione a nessuno”.
Ma proprio dall’altra parte del fiume Potomac rispetto a Washington, il vescovo Michael Burbidge di Arlington, in Virginia, ha annunciato che onorerà la decisione di San Francisco, perché l’azione disciplinare imposta dall’arcivescovo Cordileone “non è limitata a una sola area geografica”.
Quindi i vescovi, insieme ai giuristi canonici, non sono d’accordo. Come ho osservato all’inizio di questa settimana, il Vaticano “non è molto probabile che risolva questa questione a breve”. Ma se gli altri vescovi non sono obbligati dalla legge della Chiesa a sostenere l’arcivescovo Cordileone, non lo sono forse per logica e per necessità pastorale?
L’arcivescovo Cordileone è il vescovo di Nancy Pelosi, il pastore dell’arcidiocesi in cui vive. Dopo molteplici tentativi di ammonirla, è giunto a malincuore alla conclusione che non deve ricevere la Comunione – perché così facendo mette a repentaglio la propria salvezza e provoca uno scandalo pubblico. Certo, questa decisione l’ha presa a San Francisco. Ma il pericolo per la sua anima e il pericolo di scandalo pubblico non scompaiono magicamente quando lascia i confini geografici di quell’arcidiocesi per andare a lavorare nella capitale della nazione.
In qualsiasi circostanza ordinaria, le diverse diocesi all’interno della Chiesa cattolica accettano le reciproche decisioni pastorali, proprio come i diversi Stati americani onorano le reciproche azioni in base alla clausola di “piena fede e credito” della Costituzione statunitense. Se avete intenzione di sposarvi in un’altra diocesi, il parroco richiederà una lettera dalla vostra diocesi, che certifichi che siete liberi di sposarvi; e se la diocesi A dice che non siete liberi di sposarvi, la diocesi B non permetterà il matrimonio,
Quindi ora la diocesi A (San Francisco) ha stabilito che Nancy Pelosi non è qualificata a ricevere la Comunione. La diocesi B (Washington) può prendere una decisione diversa? Non si tratta di una questione su cui le politiche possono differire da una località all’altra. I fatti alla base del caso (per non parlare del chiaro linguaggio del Canone 915) richiedono una risposta costituente. La presidente della Camera Pelosi ha “ostinatamente persistito in un peccato grave e manifesto”, oppure no? Il suo pastore, che si presume abbia la migliore conoscenza del suo caso e quindi l’autorità di giudicare, dice che lo ha fatto, e quindi deve essere esclusa dall’Eucaristia.
È possibile, naturalmente, che il cardinale Gregory pensi che l’arcivescovo Cordileone si sbagli. In tal caso, è stata commessa un’ingiustizia nei confronti della Speaker. I fedeli hanno il diritto di ricevere i sacramenti se sono disposti in modo appropriato, e se il cardinale Gregory pensa davvero che la Pelosi debba ricevere la Comunione, allora la preoccupazione per il suo benessere spirituale e per il bene della Chiesa lo costringerebbe a dissentire apertamente dal suo confratello di San Francisco, e a spiegare le ragioni di questa differenza.
O è giusto impedire a Nancy Pelosi di ricevere la Comunione, nel qual caso altri vescovi dovrebbero seguire il decreto di Cordileone; o è sbagliato, nel qual caso altri vescovi dovrebbero protestare. Non può essere solo una questione di politica locale.
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