Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto dal cardinale Müller e pubblicato su InfoVaticana. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata.
Il cardinale Müller, ex prefetto della Dottrina della fede, ha inviato una forte dichiarazione ad alcuni media in seguito all’ultimo documento pubblicato dal Dicastero ora guidato da Víctor Manuel Fernández.
Tucho Fernández ha rilasciato un documento – con la firma di Papa Francesco – in risposta alle domande poste da un vescovo brasiliano. In tale dichiarazione, il Vaticano apre la porta alla possibilità per transessuali e omosessuali di essere padrini di battesimo e testimoni di nozze. Su altre questioni controverse, che contraddicono il Magistero e lo stesso catechismo, il Vaticano lascia alla libera interpretazione “pastorale” la decisione appropriata.
Di fronte a questo nuovo documento, interpretato da molti come l’ennesimo che, lungi dal chiarire i dubbi, semina ulteriore confusione e preoccupazione, il cardinale Müller ha inviato a InfoVaticana una lettera per chiarire alcuni punti, che vi proponiamo integralmente:
Chiarimenti sulle risposte del DDF alle domande di Mons. Negri. Dal cardinale Gerhard Müller
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Il compito del Magistero romano, sia esso del Papa direttamente o attraverso il Dicastero per la Dottrina della Fede, è quello di conservare fedelmente la verità della rivelazione divina. È istituito da Cristo e opera nello Spirito Santo per proteggere i fedeli cattolici da tutte le eresie che mettono in pericolo la salvezza e da ogni confusione in materia di dottrina e di vita morale (cfr. Vaticano II, Lumen Gentium 18,23).
Le risposte del Dicastero a diverse domande di un vescovo brasiliano (3 novembre 2023) richiamano, da un lato, verità di fede ben note, ma, dall’altro, aprono anche la porta all’equivoco che nella Chiesa di Dio ci sia spazio per la coesistenza di peccato e grazia.
Il battesimo è la porta della nuova vita in Cristo.
Il Figlio di Dio, nostro Salvatore e Capo della Chiesa, che è il suo corpo, ha istituito il sacramento del battesimo affinché tutti possano ottenere la vita eterna attraverso la fede in Cristo e una vita di sequela. L’amore incondizionato di Dio libera l’uomo dal regno mortale del peccato, che lo fa cadere in disgrazia e lo separa da Dio, fonte di vita.
La volontà universale di salvezza di Dio (1Tim 2,4ss) non dice che basta professare con le labbra Gesù come nostro Signore per entrare nel Regno di Dio, mentre ci si affida alla debolezza umana per evitare il compimento della promessa. Questa deve essere dispensata dalla volontà santa e santificante di Dio (cfr. Mt 7,21-23).
La semplice metafora “la Chiesa non è una dogana”, che vorrebbe significare che il carattere di Cristo non può essere misurato burocraticamente dalla lettera della legge, ha i suoi limiti quando si tratta della grazia che ci porta a una nuova vita al di là del peccato e che porta alla morte. L’apostolo Paolo dice che prima di giungere alla fede in Cristo, eravamo tutti “schiavi del peccato”. Ma ora, attraverso il battesimo nel nome di Cristo, il Figlio di Dio, e l’unzione dello Spirito Santo, siamo “diventati obbedienti di cuore all’insegnamento che ci è stato impartito”. Quindi non dobbiamo peccare perché non siamo quelli che non seguono più la legge in quanto siamo soggetti alla grazia, ma non ci è più permesso peccare perché siamo soggetti alla grazia. “Perciò non lasciate che il peccato abbia il dominio sul vostro corpo mortale e non obbedite ai suoi desideri più degli uomini che sono passati dalla morte alla vita” (Romani 6:12s).
Nell’ordinamento ecclesiastico più antico, redatto a Roma (intorno al 200 d.C.), si stabiliscono i criteri per l’ammissione o il rifiuto (o anche il semplice rinvio) al catecumenato e alla ricezione del battesimo e si chiede di rinunciare a tutte le professioni dubbie, alle associazioni illecite e ai comportamenti immorali che contraddicono la vita di grazia del battesimo (Traditio Apostolica 15-16).
San Tommaso d’Aquino, lodevolmente citato nelle risposte del Dicastero, dà una duplice risposta sfumata alla domanda se i peccatori possano essere battezzati:
1. Certamente possono essere battezzati quei peccatori che hanno peccato personalmente in passato e che erano sotto il potere del “peccato di Adamo” (cioè il peccato originale). Infatti, il battesimo è istituito per il perdono dei peccati che Cristo ci ha acquistato con la sua morte sulla croce.
2. Non possono invece essere battezzati coloro che “sono peccatori perché si avvicinano al battesimo con l’intenzione di continuare a peccare” e quindi resistono alla santa volontà di Dio. Questo è vero non solo per la contraddizione interna tra la grazia di Dio verso di noi e il nostro peccato contro Dio, ma anche per la falsa testimonianza esterna che mina la credibilità dell’annuncio della Chiesa, perché i sacramenti sono segni della grazia che trasmettono (cfr. Tommaso d’Aquino, Summa theologiae III q.III Quaestio 68, articolo 4).
Nella trappola della terminologia transumanista
È confuso e dannoso che il Magistero si impegni nella terminologia di un’antropologia nichilista e atea e sembri così dare ai suoi falsi contenuti lo status di opinione teologica legittima nella Chiesa. “Non avete letto”, dice Gesù ai farisei, “che in principio il Creatore creò l’uomo e la donna?” (Matteo 19,4).
In verità, non esistono persone transessuali o omofile (omoaffettive o omosessuali) né nell’ordine della natura creaturale né nella grazia della Nuova Alleanza in Cristo. Nella logica del creatore dell’uomo e del mondo, due sessi sono sufficienti per garantire la continuità dell’esistenza dell’umanità e per permettere ai bambini di prosperare nella comunità familiare con il padre e la madre.
La “persona”, come ogni filosofo e teologo sa, è l’uomo nella sua individualità spirituale e morale, che lo mette in relazione diretta con Dio, suo Creatore e Redentore. Tuttavia, ogni persona umana esiste nella natura spirituale-fisica e specificamente come uomo o donna attraverso l’atto di creazione in cui Dio l’ha fatta (e nella relazione reciproca nel matrimonio) nella sua parabola della sua eterna bontà e amore trinitario. E così come è stato creato, Dio farà risorgere ogni essere umano nel suo corpo maschile o femminile, senza essere irritato da coloro che hanno mutilato genitalmente altre persone (per grandi guadagni) o che, confusi da una falsa propaganda, sono stati volontariamente ingannati sulla loro identità maschile o femminile.
Il transumanesimo, in tutte le sue varianti, è una finzione diabolica e un peccato contro la dignità personale dell’essere umano, anche se sotto forma di transessualismo viene trascurato con una terminologia come “riassegnazione di genere autodeterminata”. Per quanto riguarda la dottrina e la pratica, la Chiesa romana stabilisce chiaramente: “Saranno respinti [dal catecumenato e dal battesimo] la prostituta, il fornicatore, il mutilatore e chiunque faccia qualcosa che non è detto [1 Cor 6,6-20]” (Traditio Apostolica 16).
La “sana dottrina” (1 Tim 4,3) è un sano motivo pastorale.
Il motivo pastorale, che vuole che i peccatori che violano il sesto e il nono comandamento del Decalogo siano trattati con la massima “dolcezza e comprensione” possibile, è lodevole solo a condizione che il pastore non inganni il suo paziente sulla gravità della sua malattia come se fosse un Cattivo Medico, ma solo se il buon Pastore “scherza con il Cielo per un solo peccatore che si pente, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentirsi [a causa di un falso giudizio di sé]” (Lc 15,6). Anche in questo caso occorre fare una distinzione fondamentale tra il sacramento (unico) del battesimo, che cancella tutti i peccati precedenti e ci conferisce il carattere permanente di essere incorporati al corpo di Cristo, e il sacramento (ripetibile) della penitenza, con il quale vengono perdonati i peccati commessi dopo il battesimo.
In accordo con la cura della Chiesa per la salvezza, è sempre giusto che possa e debba essere battezzato un bambino la cui educazione cattolica può essere garantita da chi ne è responsabile, soprattutto con una vita esemplare.
Tuttavia, la Chiesa non può lasciare dubbi sul diritto naturale del bambino a crescere con i propri genitori biologici o, in caso di emergenza, con i genitori adottivi, che moralmente e legittimamente ne fanno le veci. Qualsiasi forma di maternità surrogata o di produzione di un bambino in laboratorio (come una cosa) per soddisfare desideri egoistici è, dal punto di vista cattolico, una grave violazione della dignità personale di un essere umano che Dio ordina di esistere fisicamente e spiritualmente attraverso la propria madre e il proprio padre per chiamare all’esistenza un figlio di Dio nella vita eterna.
Perché Dio costruisce la Chiesa solo attraverso una fede corretta
In relazione al sinodo sulla sinodalità, è stata spesso utilizzata la formulazione biblica: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle comunità” (Ap 2,11). Ciò che si intende nell’ultimo libro della Sacra Scrittura è “la fedeltà alla parola di Dio e alla testimonianza di Gesù Cristo” (Ap 1,2). L’autore della Traditio Apostolica degli Apostoli Pietro e Paolo di Roma è convinto che “l’edificazione della Chiesa si ottiene con l’accettazione della giusta fede”.
Conclude la sua opera con parole degne di considerazione: “Infatti, se tutti ascoltano la tradizione apostolica, la seguono e la osservano, nessun eretico o chiunque altro potrà sviarci. Infatti, le molte eresie sono sorte perché i governanti [vescovi] non hanno voluto farsi insegnare gli insegnamenti degli apostoli, ma hanno agito secondo il loro arbitrio e non come era opportuno. Se abbiamo dimenticato qualcosa, cari, Dio lo rivelerà a chi ne è degno. Egli, infatti, guida la Chiesa a giungere al rifugio del suo riposo” (Traditio Apostolica 43).
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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