Card. Reinhard Marx

Card. Reinhard Marx

 

 

di Sabino Paciolla

 

Qualche giorno prima della pubblicazione della esortazione Querida Amazonia un amico mi ha chiesto un parere su cosa il Papa avrebbe deciso sulla questione spinosa della eccezione al celibato sacerdotale e del diaconato femminile. Ho risposto che, molto probabilmente, rispetto al quadro iniziale che vedeva una scontata approvazione di quelle due eccezioni, la situazione avrebbe potuto essere parzialmente diversa a causa del trambusto sviluppatosi con la pubblicazione del libro sul celibato sacerdotale del Card. Sarah-Papa emerito Benedetto XVI.

Quel mio convincimento si era fatto ancora più consistente quando si è diffusa la notizia che il card. Reinhard Marx aveva annunciato che non si sarebbe più candidato per un secondo mandato alla presidenza della Conferenza Episcopale Tedesca.

Perché mi ero sempre più convinto che la situazione stesse per cambiare?

Per capirlo, basta dare uno sguardo a chi è il cardinale Marx e alle motivazioni che accompagnavano la comunicazione della sua indisponibilità a ricandidarsi.

1) Chi è il Card. Marx: Egli è a capo di una delle conferenze episcopali più potenti al mondo, sicuramente la più ricca, seconda solo al Vaticano. Marx è arcivescovo della diocesi di Monaco e Frisinga, una delle due diocesi più prestigiose della Germania. Nel 2014, dopo solo un anno dalla elezione di Papa Francesco, è diventato presidente della Conferenza episcopale tedesca. Dal 2012 al 2018, Marx è stato anche presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea. E’ strettissimo collaboratore di Papa Francesco in quanto è stato da questi nominato membro dell’iniziale C9, il Consiglio esclusivo di 9 cardinali consiglieri di Papa Francesco (ora ridottosi a 6 per il venir meno di alcuni), che sta elaborando e portando a termine una riforma della Curia romana. I vescovi tedeschi, che sono tra i più liberali al mondo in questioni di fede e morale, hanno appena avviato un percorso sinodale che si prefigge risultati che, se raggiunti, potrebbero rendere la Chiesa tedesca effettivamente scismatica. Infatti, tra gli obiettivi in discussione vi sono l’abolizione del celibato sacerdotale, l’equiparazione della eterosessualità alla omosessualità, con conseguente benedizione delle coppie omosessuali, diaconato femminile, ecc. ecc.

Come ampiamente riportato dalla stampa, la Conferenza Episcopale Tedesca ha investito risorse sia intellettuali sia finanziarie nel Sinodo dell’Amazzonia con l’auspicato intento di far approvare una eccezione al celibato sacerdotale ed il diaconato femminile. Una volta approvate tali eccezioni per quella regione, automatica sarebbe stata la traslazione delle stesse alla Germania. Pertanto, visto che tali eccezioni erano state approvate dai vescovi sinodali, scontata appariva l’approvazione da parte del Papa con il loro inserimento nella sua esortazione post sinodale.

Sappiamo però come sono andate le cose: fortissima apprensione mostrata da una parte della cattolicità per l’eventuale abolizione del celibato sacerdotale e l’istituzione del diaconato femminile, riti paganeggianti nei giardini vaticani, processione con la Pachamama, veglie con la Pachamama nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, furto delle Pachamama e relativo volo con tuffo catastrofico nel Tevere, scuse del Papa per il furto delle Pachamama. Tutto ciò ha creato un clima rovente che ha avuto il suo momento topico con la pubblicazione del libro sul celibato sacerdotale scritto a quattro mani dal Card. Sarah e da Benedetto XVI.

2) Le motivazioni delle dimissioni: Nella sua lettera, il Cardinale Marx ha detto che la sua decisione è stata presa tempo fa. “La mia considerazione è che compirei 72 anni alla fine di un eventuale secondo mandato, e poi sarà vicina anche la fine del mio compito di arcivescovo di Monaco e Frisinga. Penso che dovrebbe essere il turno delle giovani generazioni”.

A molti sono apparse non convincenti tali motivazioni in quanto il cardinale al momento ha soli 66 anni e far riferimento ai 72 anni al termine del mandato non dice granché. Infatti, a 72 anni si è ben al di sotto della soglia dei 75 anni, al compimento dei quali qualsiasi vescovo consegna le dimissioni nelle mani del Papa, che però è libero di accettarle o meno. In caso di non accettazione, il vescovo rimane in carica per qualche altro anno. Infine, un cardinale di quella levatura, che dice “largo ai giovani”, lui che è ancora “giovane”, non aiuta a crederlo.

E allora, le sue dimissioni, comunicate poco prima della pubblicazione della esortazione Querida Amazonia, hanno il sapore di una sconfitta, di un gettar la spugna, sembrano rappresentare il mancato raggiungimento dell’obiettivo epocale che si era prefisso, anche a nome della maggioranza dei vescovi tedeschi, di introdurre in Germania una eccezione al celibato sacerdotale, di aprire alle diaconesse prima ed al sacerdozio femminile dopo (comprese le “vescove”).

È oggettivo che il card. Marx non sia riuscito a convincere Papa Francesco, come invece aveva fatto in precedenza, vedi con l’ambigua soluzione trovata alla pubblicazione dei libretti sullintercomunione in Germania.

Come farà ora la maggioranza dei vescovi tedeschi a portare avanti il “cammino sinodale” da poco iniziato, e che tante polemiche ha già suscitato, senza alla sua guida un prestigioso rappresentante come Marx, che per altro è molto vicino a Papa Francesco? Al posto del card. Marx verrà eletto un vescovo che sarà molto più esplicito nel richiedere l’abrogazione del celibato sacerdotale, le donne vescovo, la benedizione delle coppie omosessuali? Se sarà così, allora la mancata rielezione di Marx avrà il merito di rendere il quadro più chiaro, mettendo la maggioranza dei vescovi tedeschi su un percorso scismatico.

La maggioranza dei vescovi tedeschi e l’influente Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK) hanno preso male, molto male, la mancata copertura ai loro obiettivi di riforma della Chiesa tedesca che sarebbe invece avvenuta se Querida Amazonia avesse contenuto l’esplicita menzione e la formale accettazione della eccezione al celibato sacerdote e l’introduzione delle diaconesse.  Ricordiamo infatti che il  vescovo Franz-Josef Overbeck di Essen aveva detto che  il sinodo amazzonico avrebbe rappresentato “un punto di non ritorno” per la Chiesa e che “nulla sarà più come prima”.

Ricordiamo infine la boriosa affermazione di padre Langendörfer, segretario della Conferenza Episcopale Tedesca, quando aveva detto che il Sinodo tedesco avrebbe preso delle decisioni del livello di Papa Francesco, cioè del magistero universale.

Ma i vescovi tedeschi si arrenderanno? È possibile che il card. Marx abbandoni la scena, lui che ha soltanto 66 anni?

Gli osservatori non ne sono convinti.

A ben guardare, il card. Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi è prossimo alla scadenza del suo mandato, ha infatti 75 anni. Si vocifera che possa essere sostituito nel suo incarico già in questo 2020. Chi prenderebbe il suo posto? E qui arriva la sorpresa. Alcuni avanzano l’ipotesi che possa essere proprio il card. Marx. E perché mai?

A tal proposito, è bene ricordare che il card. Ouellet è stato colui che per conto della Curia romana ha inviato ad ottobre scorso la lettera con le valutazioni canonico-legali sul percorso sinodale tedesco, valutazioni che definivano tale cammino sinodale “ecclesiologicamente invalido”. Il Card. Ouellet è anche colui che ad inizio Sinodo amazzonico aveva scritto un libro a sostegno del celibato sacerdotale. Un pezzo da 90 che si schierava a favore del celibato sacerdotale. Quindi il card. Ouellet è per i vescovi tedeschi una figura scomoda, una pietra di inciampo.

Se dunque il card. Marx dovesse ricevere una promozione alla Curia romana, in particolare, se dovesse prendere il posto del card. Ouellet, allora potrebbe mettere le mani sulla bozza finale della riforma della Curia dove in uno degli articoli, il cui testo sembra sia stato influenzato proprio da lui, si concede autorità magisteriale alle conferenze episcopali in ossequio ad una malintesa sinodalità.

Se questo dovesse accadere, la copertura che non è arrivata tramite Querida Amazonia, potrebbe giungere via riforma della Curia. Infatti, se alle conferenze dovesse essere riconosciuta una certa autorità magisteriale, allora i vescovi tedeschi potrebbero pretendere autorevolezza magisteriale anche per le radicali decisioni che potrebbero prendere tra due anni alla conclusione del loro cammino sinodale.

Come si vede, la partita non è conclusa perché sia i vescovi tedeschi sia quelli della regione amazzonica non si daranno per vinti.

 

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