Riprendo nella mia traduzione la dichiarazione del Card. Charles Bo pubblicata sul sito della sua diocesi di Yangon. Yangon, nota un tempo anche come Rangoon, è la più grande città del Myanmar (ex Birmania). Questa nazione confina con la Cina.

 

Card. Charles Bo

Card. Charles Bo

 

Dichiarazione del cardinale Charles Bo – Arcivescovo di Yangon Myanmar

Il regime cinese e la sua colpevolezza morale per il contagio globale – COVID-19

 

         Venerdì scorso Papa Francesco si è trovato di fronte ad una piazza San Pietro vuota, parlando a milioni di persone in tutto il mondo, che guardavano attraverso trasmissioni e streaming online. La piazza era vuota, ma ovunque i cuori erano pieni non solo di paura e di dolore, ma anche di amore. Nella sua bella omelia Urbi et Orbi, ci ha ricordato che la pandemia di coronavirus ha unito la nostra comune umanità. “Ci siamo resi conto che siamo sulla stessa barca, tutti noi fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari, tutti noi chiamati a remare insieme”, ha detto.

         Nessun angolo del mondo è intatto da questa pandemia, nessuna vita è immune da questa pandemia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quasi un milione di persone sono state contagiate finora, e più di 40.000 sono morte. Quando tutto questo sarà finito, si prevede che il numero di morti a livello mondiale sarà di milioni.

         Le voci internazionali si levano contro l’atteggiamento negligente della Cina, in particolare il suo dispotico Partito Comunista Cinese (PCC) guidato dal suo forte XI (si riferisce a Xi Jinping, presidente della Cina, ndr). Il London Telegraph (29 marzo 2020) ha dichiarato che il ministro della Sanità locale ha accusato la Cina di nascondere la vera portata del coronavirus.   Con shock ha riportato la riapertura dei mercati “del fresco” che sono stati identificati come la causa della diffusione del virus. James Kraska, uno stimato professore di legge, scrivendo nell’ultimo numero di War on Rocks dice che la Cina è legalmente responsabile per il COVID 19 e che le richieste di risarcimenti potrebbero essere fatte in miliardi di miliardi. (War on the Rocks, 23 marzo 2020).

          Un modello epidemiologico dell’Università di Southampton ha scoperto che se la Cina avesse agito responsabilmente solo una, due o tre settimane più velocemente, il numero di persone colpite dal virus sarebbe stato ridotto rispettivamente del 66 per cento, 86 per cento e 95 per cento.  Il suo fallimento ha scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone.

         Nel mio Paese, il Myanmar, siamo estremamente vulnerabili. Al confine con la Cina, dove COVID-19 ha avuto inizio, siamo una nazione povera, senza le risorse sanitarie e di assistenza sociale di cui dispongono le nazioni più sviluppate. Centinaia di migliaia di persone in Myanmar sono sfollate a causa di conflitti, vivono in campi nel Paese o ai nostri confini senza servizi igienici, medicine o cure adeguate. In campi così sovraffollati è impossibile applicare le misure di “distanziamento sociale” messe in atto da molti Paesi. I sistemi sanitari dei Paesi più avanzati del mondo sono sopraffatti, quindi immaginate i pericoli in un Paese povero e pieno di conflitti come il Myanmar.

         Mentre esaminiamo i danni arrecati alle vite umane in tutto il mondo, dobbiamo chiederci: chi è il responsabile? Naturalmente si possono fare critiche alle autorità di tutto il mondo. Molti governi sono accusati di non essersi preparati quando hanno visto per la prima volta emergere il coronavirus a Wuhan.

         Ma c’è un governo che ha la responsabilità primaria, come risultato di ciò che ha fatto e di ciò che non ha fatto, ed è il regime del Partito comunista cinese (PCC) a Pechino.   Sia chiaro: è il PCC che è stato responsabile, non il popolo cinese, e nessuno dovrebbe rispondere a questa crisi con l’odio razziale verso i cinesi. In effetti, il popolo cinese è stato la prima vittima di questo virus ed è stato a lungo la prima vittima del suo regime repressivo. Meritano la nostra simpatia, la nostra solidarietà e il nostro sostegno. Ma sono responsabili della repressione, delle menzogne e della corruzione del PCC.

         Quando il virus è emerso per la prima volta, le autorità cinesi hanno nascosto la notizia. Invece di proteggere il pubblico e sostenere i medici, il PCC ha messo a tacere gli informatori. Peggio ancora, i medici che hanno cercato di dare l’allarme – come il dottor Li Wenliang all’ospedale centrale di Wuhan, che il 30 dicembre ha lanciato un avvertimento ai colleghi medici – hanno ricevuto dalla polizia l’ordine di “smettere di fare commenti falsi”. Al dottor Li, un oculista di 34 anni, è stato detto che sarebbe stato indagato per “aver diffuso delle voci” ed è stato costretto dalla polizia a firmare una confessione. In seguito è morto dopo aver contratto il coronavirus.

         I giovani giornalisti cittadini che hanno cercato di dare notizie sul virus sono poi scomparsi. Li Zehua, Chen Qiushi e Fang Bin sono tra coloro che si ritiene siano stati arrestati semplicemente per aver detto la verità. Anche lo studioso di diritto Xu Zhiyong è stato arrestato dopo aver pubblicato una lettera aperta che criticava la risposta del regime cinese.

         Una volta che la verità è stata resa nota, il PCC ha rifiutato le offerte iniziali di aiuto. Il Centro statunitense per il controllo e la prevenzione delle malattie è stato ignorato da Pechino per oltre un mese, e anche l’Organizzazione mondiale della sanità, pur collaborando strettamente con il regime cinese, è stata inizialmente messa da parte.

         A tutto questo si aggiunge la profonda preoccupazione che le statistiche ufficiali del regime cinese minimizzino in modo significativo la portata dell’infezione in Cina. Allo stesso tempo, il PCC ha ora accusato l’esercito degli Stati Uniti di aver causato la pandemia. Menzogne e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite umane in tutto il mondo.

          Il comportamento del PCC è sintomatico della sua natura sempre più repressiva. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’intensa repressione della libertà di espressione in Cina. Avvocati, blogger, dissidenti e attivisti della società civile sono stati presi e sono scomparsi. In particolare, il regime ha lanciato una campagna contro la religione, che ha portato alla distruzione di migliaia di chiese e croci e all’incarcerazione di almeno un milione di musulmani uiguri nei campi di concentramento. Un tribunale indipendente di Londra, presieduto da Sir Geoffrey Nice QC, che ha perseguito Slobodan Milosevic, accusa il PCC di aver forzato il prelievo di organi dai prigionieri di coscienza. E Hong Kong – una volta una delle città più aperte dell’Asia – ha visto le sue libertà, i diritti umani e lo stato di diritto drasticamente erosi.

         Attraverso la sua gestione disumana e irresponsabile del coronavirus, il PCC ha dimostrato ciò che molti pensavano in precedenza: che è una minaccia per il mondo. La Cina come Paese è una grande e antica civiltà che ha contribuito così tanto al mondo nel corso della storia, ma questo regime è responsabile, attraverso la sua negligenza criminale e la sua repressione, della pandemia che oggi dilaga nelle nostre strade.

         Il regime cinese guidato dall’onnipotente Xi (Jinping, ndr) e dal Partito comunista cinese (PCC) – non il suo popolo – deve a tutti noi delle scuse e un risarcimento per le distruzioni che ha causato. Come minimo dovrebbe cancellare i debiti degli altri Paesi, per coprire il costo del Covid-19. Per il bene della nostra comune umanità, non dobbiamo avere paura di chiedere conto a questo regime. I cristiani credono, come dice l’apostolo Paolo: dobbiamo “gioire con la verità”, perché come dice Gesù “la verità vi renderà liberi”.

         Verità e libertà sono i pilastri gemelli su cui tutte le nostre nazioni devono costruire fondamenta più sicure e solide.

 

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