Questo cambiamento interiore (un tempo chiamato “conversione”) solo Dio può avviarlo e guidarlo (avviene per “Grazia”). Se sono gli uomini a cercare di produrlo con le sole loro forze, essi finiscono per imporlo, violando la libertà delle persone, con strumenti di condizionamento psicologico, di manipolazione del prossimo, di plagio, di costrizione di ogni tipo (fisica e mentale).
Domenica XXII del Tempo Ordinario
(Anno B)
(Dt 4,1-2.6-8; Sal 14/15; Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23)
di Alberto Strumia
Le letture di questa domenica sembrano essere lo “sviluppo”, la “continuazione” di quelle di domenica scorsa.
– Nella prima lettura, Mosè si riferiva, in quel tempo, al popolo che aveva deciso di seguire il Signore facendo proprie «le leggi e le norme» insegnate da Dio per il loro bene-essere («perché viviate»).
Oggi queste stesse indicazioni:
= sono per gli uomini e le donne del nostro tempo, finalmente per il loro “bene”; loro che hanno ormai esaurito tutte le altre possibilità – tentate da molto tempo nella presunzione di poter fare meglio da soli, senza il vero Dio – e ottenendo come risultato quello di finire schiavi del potere gli uni degli altri e di quello di Satana, quale regista dell’intera operazione mondiale;
= e sono per i cristiani, per la Chiesa, perché in essa si capisca una buona volta anche oggi che «quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”», dopo aver constatato il fallimento di tutte le vie alternative.
Mentre, al contrario, se i cristiani per primi e i loro capi non le seguiranno, le indicazioni del Signore, imitando le ideologie del mondo, saranno ammirati e lusingati in un primo momento, per essere poi eliminati del tutto come inutili e dannosi parassiti («Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini», Mt 5,13).
– Nella seconda lettura l’Apostolo Giacomo raccomanda proprio ai fedeli, suoi lettori di “non perdere il filo conduttore” della verità di Cristo, di non farsi illudere da tutto il resto: «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi».
Le sue parole non sono altro che l’attualizzazione di quelle di Mosè, per i cristiani delle prime comunità. Allo stesso modo, oggi occorre ascoltare e seguire quei pastori che si dimostrano capaci di una simile attualizzazione. Quella che fa capire che le cose dette allora valgono anche oggi, si possono e devono capire e vivere anche oggi, se spiegate adeguatamente, se vissute adeguatamente, e non vanno modificate fino a negarle! («Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo», prima lettura).
– Nel Vangelo Gesù spiega ai suoi ascoltatori (i farisei e gli scribi) che per vivere e godere il “bene” ciò che serve è l’adesione “interiore” a Dio, alla vera concezione dell’uomo e delle cose. Perché dal confronto con la verità interiormente assimilata, deriva quella “capacità di giudizio” che mette in grado di distinguere il bene dal male, il vero dal falso.
L’adesione “esteriore” alla legge di Dio, ai Comandamenti, è solo il “primo passo” per arrivare ad educare l’intelligenza e l’affettività, incominciando dai buoni comportamenti. È il “primo passo” per arrivare ad aderire a Cristo come proprio “centro intellettivo e affettivo” («La legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo», Gal 3,24).
Se non avviene poi il “secondo passo” dell’adesione interiore a Cristo, anche la legge finisce per degenerare. I Comandamenti di Dio vengono gradualmente modificati, adattati, accomodati, fino ad essere usati in maniera capovolta rispetto alla Volontà del Creatore. Essi vengono deturpati in ideologia: «Trascurando il Comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» (moralismo, legalismo, giustizialismo, ecc.). Si finisce per erigere a “diritti umani” ciò che è contrario alla natura dell’uomo, come il Creatore l’ha prevista.
Questo cambiamento interiore (un tempo chiamato “conversione”) solo Dio può avviarlo e guidarlo (avviene per “Grazia”).
Se sono gli uomini a cercare di produrlo con le sole loro forze, essi finiscono per imporlo, violando la libertà delle persone, con strumenti di condizionamento psicologico, di manipolazione del prossimo, di plagio, di costrizione di ogni tipo (fisica e mentale).
Mentre la Grazia di Dio agisce incontrandosi e rispettando la libertà del singolo, fino al punto di poter essere anche rifiutata e respinta.
Maria Vergine, Madre del Signore, fece per prima, proprio l’esperienza di questa Grazia («Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te», Lc 1,28) che agisce interiormente incontrandosi rispettosamente («Non temere, Maria», Lc 28,30) con la libertà della persona. E in piena libertà decise di accogliere una tale Grazia con tutti i suoi effetti in ordine alla Salvezza («Avvenga di me quello che hai detto», Lc 1,38).
Affidandoci a lei, altrettanto delicatamente guidati e rispettati a compiere un passo dopo l’altro, affrontiamo il cammino di fede e di Salvezza che ci fa interiorizzare quella concezione della realtà che è conforme a quella voluta dal Signore («Noi abbiamo il pensiero di Cristo», 1Cor 2,16; «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me», Gal 2,20).
Bologna, 29 agosto 2021
Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari. E’ direttore del sito albertostrumia.it
Scrivi un commento