Un articolo pubblicato su L’Homme nouveau, tradotto da Elisa Brighenti.
L’agiografia è un’arte difficile: dovremmo noi, come Jacques de Voragine, autore della Legenda Aurea, e tanti altri , privilegiare nella vita di un santo, lo straordinario, il meraviglioso, il prodigioso, tutto ciò che alla fine esalta la potenza divina e la grandezza al lavoro presso gli uomini, a rischio di scoraggiare chi non fa e non farà mai esperienze del genere? Oppure, come andava di moda a metà del XX secolo, “demistificare” i fenomeni mistici, fino a non riconoscere nulla di sorprendente nella vita dei beati, includendoli cosi nel campo della psichiatria, piuttosto che riflettere sull’intervento di Dio? Non c’è forse, tra l’idea di santità inaccessibile all’uomo comune e la riduzione della santità a stato patologico, un terreno intermedio da preservare, ricordandoci che siamo tutti, qualunque sia la nostra condizione di vita, chiamati a diventare santi?
Questa ricerca del giusto equilibrio guida oggi, fortunatamente, molti studi biografici destinati al grande pubblico e permette ai lettori, che non sono tutti cattolici praticanti, di capire meglio ciò che l’amore di Dio si aspetta da loro e da noi.
Padre Christian Venard, consapevole dei malintesi dei nostri contemporanei, lo afferma in un breve e attento libro (La santità dalla A alla Z. Artège. 200 p. 12 €): la santità non è affatto l’esclusiva preoccupazione di alcuni “eletti” segnati dal grembo materno con il sigillo della chiamata divina e che attireranno folle affascinate dai loro carismi perché, in tal caso, né lui, né tu, né io ne saremmo mai interessati, in quanto non possediamo doni straordinari.
Seguendo l’ordine alfabetico, da A per Aelred de Rielvaux a Z per Zélie Martin, il cappellano militare, sulla base di esempi concreti e spesso recenti, dimostra che essere santi non significa solo godere di poteri straordinari. In poche efficaci righe, l’autore traccia un breve ritratto di uomini e donne, lontani o vicini nel tempo, canonizzati o in attesa di essere canonizzati, i cui percorsi sono a volte sorprendenti, a volte a prima vista banali ,macostituiscono lezioni di vita quotidiana. Vi lascerete trasformare da questi famosi o non famosi cercatori di Dio? In ogni caso, ecco un libro che invita a conoscerli meglio.
È un approccio similmente parallelo a quello seguito da René Bazin nel 1927, quando pubblica uno dei suoi ultimi libri “Figlio della Chiesa”. L’accademico era meno interessato a far conoscere al grande pubblico personaggi di santità, canonizzati o meno, che a incoraggiare la società francese fortemente scristianizzata, a trarre dalle figure dei santi i mezzi per la propria rigenerazione. Erano stati previsti altri volumi che la morte dell’autore tuttavia, nel 1932, non rese possibile.
È con l’ambizione per questo progetto incompiuto che l’associazione Les Amis de René Bazin ha ritenuto utile aggiungere alla ristampa del libro otto capitoli presi in prestito da articoli, conferenze, prefazioni o biografie, e modificare il titolo diventato “Figlio della Chiesa, volti di santi” (Via romana. 305 p; 19 €.) Si presenta come una ricca panoramica che inizia con San Giuseppe, grazie al piacevole adattamento in versi di una leggenda italiana, e termina con Charles de Foucauld.
Va detto che non tutto è di pari interesse per queste aggiunte ai titoli , talvolta fuorvianti. Così, non c’è praticamente alcun riferimento a Saint Louis, né a Jeanne Jugan o Henry Newman nei capitoli che sembrerebbero loro dedicati. Vi anche brani più antichi di pagine non necessariamente vecchie, che rimangono molto piacevoli da leggere, perché Bazin non ha ceduto alle mode letterarie che vogliono un autore illeggibile nel lungo periodo.
I capitoli originali, invece, sono entusiasmanti: la deliziosa infanzia di Giovanna d’Arco, Sant’Ignazio di Loyola, San Pietro Fourier, San Giovanni Battista de La Salle, San Luigi Maria Grignion de Montfort, il venerabile Pierre de Clorivière sono vere meraviglie del pensiero cristiano. Andando oltre la semplice evocazione biografica, necessariamente abbozzata con grandi pennellate, Bazin se andare all’essenziale e mostra quanto questi santi restarono sconvolti, di fronte a prove, disgrazie e persecuzioni, perché le opere grandi e durature nascono dalle lacrime, dolore, umiliazioni, e dai mali causati dal demonio, ma che hanno permesso loro di aumentare nella Grazia.
Il più bello di questi capitoli è quello dedicato a Cristo, “Gesù che ha fondato la Chiesa” , che la fa vivere e irradia attraverso i secoli, la rende fonte di ogni santità, modello e ispiratore, affinchè le anime la seguano fino al Calvario, e al mattino di Pasqua.
Bazin è uno di quei rari autori che non si leggono solo per imparare, o per piacere, nonostante apporti conoscenza e piacere ai suoi lettori, ma soprattutto per il beneficio spirituale che procura. In queste pagine troverete qualcosa per arricchire la vostra vita cristiana e qualcosa su cui meditare. Anche il desiderio di mettervi alla scuola dei santi, cioè alla scuola del Signore perché: “Chi vuole seguirmi, prenda la sua croce”.
Finché ci sono uomini e donne disposti a sentire e a rispondere a questa chiamata, non ci si potrà disperare per alcunchè. Questo è il messaggio che Samuel Pruvot, caporedattore della Famiglia Cristiana, vuole trasmettere, in un piccolo libro di facile accesso dal titolo “I nostri antenati i santi” (Le Cerf. 140 p. 10 €.).
Certo, le chiese si stanno svuotando, le moschee si stanno riempiendo, il materialismo e l’indifferenza confluiscono, per dare l’impressione che il cattolicesimo sia in agonia ma, grazie all’evangelizzazione nel corso dei secoli, alcuni cattolici hanno risposto alle esigenze della loro epoca e hanno conquistato, o riconquistato in Cristo le anime dei loro contemporanei
Da Martin, evangelizzatore dei Galli, a padre Charles, cappellano della Sorbona che, negli anni ’50, ha strappato gli studenti ai comunisti, passando per Clotilde, Dominique, François de Sales e Pauline Jaricot, ecco alcuni percorsi esemplari pensati per aiutarci nella nostra missione. Queste note non intendono sostituire le biografie, ma sono informative. Forse ci si potrà dispiacere per alcuni confronti con l’attualità, per i giochi di parole, apprezzando solo a metà uno stile troppo giornalistico, ma il risultato è efficace e il messaggio arriva.
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