di Un sacerdote
Carissimo Sabino,
ho letto la lettera del card. Farrel a Prosperi, scritto con il quale si precisa il giudizio della Chiesa sul modo di trasmissione di un carisma, e nel quale si denuncia come “gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa” e “falsa dottrina” la visione teologico spirituale in auge fino alla conduzione di CL da parte di don Carron. Ho letto anche l’articolo di M. Spanò che scrive interessanti considerazioni in proposito, dichiarandosi totalmente d’accordo (come lo sono io) con il richiamo del cardinale, ma sottolineando giustamente che il riferimento che egli fa agli insegnamenti della Chiesa deve avere un legame con una posizione tradizionale assodata e non semplicemente un rapporto con una particolare sensibilità di questo pontificato, il che inficerebbe di molto simili tipi di giudizi correttivi: “Tuttavia forse una precisazione non guasta, anzi aiuterebbe a far luce su queste cose: quando il cardinale fa riferimento alla grave contrarietà con gli “insegnamenti della Chiesa”, a quali insegnamenti si riferisce? A quelli di sempre sul carisma, o agli accenti caratteristici della sensibilità di questo pontificato?” (M. Spanò)
Detto questo, vista proprio la prima lettura della Santa Messa di oggi del Rito Romano (mercoledì 15 giugno), dove si narra della trasmissione del carisma profetico di Elia ad Eliseo, credo che questo particolare episodio del secondo libro dei Re possa offrire qualche spunto significativo. Vediamo il testo:
“2Re 2:1 Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo. 2 Elia disse a Eliseo: «Rimani qui, perché il Signore mi manda fino a Betel». Eliseo rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». Scesero fino a Betel. … 4 Elia gli disse: «Eliseo, rimani qui, perché il Signore mi manda a Gerico». Quegli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». Andarono a Gerico. … 6 Elia gli disse: «Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano». Quegli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». E tutti e due si incamminarono. … 8 Elia prese il mantello, l’avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull’asciutto. 9 Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei». 10 Quegli soggiunse: «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso». 11 Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. 12 Eliseo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere». E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. 13 Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano. 14 Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: «Dove è il Signore, Dio di Elia?». Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall’altra parte. 15 Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gerico dissero: «Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo». Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui”.
Il punto saliente di questo brano è come il carisma profetico di Elia viene trasmesso ad Eliseo. Quest’ultimo è stato scelto a suo tempo da Elia stesso per seguirlo come “assistente” privilegiato (v. 1 Re 19, 19-21), una sequela che il discepolo ha vissuto sino all’ultimo in modo totalmente devoto: “Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò”.
Nonostante questa scelta di successione, in fondo già fatta da parte di Elia nei confronti di Eliseo, e la domanda ardente di Eliseo ad Elia di ricevere “due terzi del tuo spirito”, una domanda di certo scaturita non da sete di potere ma di proseguimento del profetismo di Elia, la concessione del carisma profetico non riceve alcuna garanzia umana, ma è tutta demandata alla volontà di Dio: “Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei». Quegli soggiunse: «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso»”. Dio dunque poteva non concedere il dono e, magari, concederlo a qualche altro profeta della cerchia numerosa che guardava ad Elia come riferimento autorevole. Questo significa anche che la scelta di Elia, fatta ovviamente per il bene del movimento profetico, poteva essere errata rispetto al misterioso disegno di Dio. Qui nessuno è infallibile. Non si può dire: siccome don Giussani ha scelto don Carron, allora è su di lui che è caduta la scelta di Dio stesso. L’investitura di un carisma, che comunque dipende da Dio, non è un sacramento che porta con sé una specifica grazia che prescinde dal soggetto che la riceve. I carismi di tipo ecclesiale non sono umanamente trasmissibili, ma solo partecipabili a secondo della intelligenza e libertà con la quale vengono seguiti. Questa è la prima cosa.
Come si può dimostrare, comunque, che la scelta del successore ha una sua validità? Questa è la seconda cosa. Solo sul fatto che sul piano istituzionale è avvenuto un riconoscimento ecclesiale che non entra normalmente in merito alla bontà della scelta fatta (salvo situazioni abnormi), ma semmai agisce a posteriori? Certo, questo riconoscimento va rispettato, ma non certo ciecamente obbedito! Vediamo invece cosa ci dice ancora il brano. Una volta ricevuto il carisma, avendo potuto assistere al rapimento in cielo di Elia, Eliseo inizia la sua missione imitando lo stesso gesto di Elia al Giordano; come lui colpisce le acque del Giordano dividendole e passando all’asciutto e accompagnando il gesto “dicendo: «Dove è il Signore, Dio di Elia?»”, dimostrando così con evidenza che egli desidera solo essere “figlio” della paternità ricevuta da Elia. Ricordiamo Gesù stesso: “Gv 14: 8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse”.
Ora, visto che don Giussani non è salito al cielo, sotto lo sguardo di don Carron, su un carro di fuoco (anche se lo avrebbe meritato!), cosa può testimoniare che il successore è entrato in possesso del carisma non per una sorta di quasi magica trasmissione che gli consente di gestire poi il dono come gli pare e piace, ma per esserne “figlio”? È l’identità di metodo a fare questo, sia pure vissuto con il proprio personale carattere, quel metodo che tutti coloro che si sono resi appartenenti al cammino di CL hanno però ricevuto in dono e che, comunque, rimane “depositato” nei testi e nelle opere di don Giussani come confronto permanente, direi “canonico”. Il che significa che il carisma è stato da subito condiviso già nei primi discepoli e poi a seguire e che nessuno può farsene padrone, nemmeno il “fondatore” (non c’è mai stato il pericolo …). Molti altri, da questo punto di vista, avrebbero potuto meritare di essere i prescelti. Ecco perché, comunque, c’è chi ha fatto giustamente obiezione alla conduzione carroniana. In ogni caso rimane sempre il fatto che è il Magistero della Chiesa l’elemento regolatore a cui non ci si può sottrarre. Roma locuta …
Si può dire che don Carron ha proseguito filialmente il metodo di don Giussani? Io ne dubito fortemente assai! Anzi! Il confronto è impietoso … Magari fosse solo questione di due terzi! Speriamo che dopo le autorevoli parole del cardinale venga la pace dopo tanta guerra! Sempre grazie della tua comprensione e santo lavoro a te e a tutti i tuoi collaboratori.
Ciao.
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Vorrei sapere per favore, Reverendo Sacerdote, in che cosa don Carrón non è stato “filiale”, in cosa si è discostato dal metodo di don Giussani. Mi perdoni, è solo per capire… firmato ciellina felice da 50 anni!
Riporto per conto di “Un Sacerdote” la risposta al commento di Mara Casella:
“Cara ciellina felice da cinquant’anni, chiedo scusa delle mie parole tranchant: se una persona che dice di essere felice da cinquant’anni stando in CL non è in grado di percepire la differenza sostanziale tra il prima e dopo Carron, mi viene da domandarmi: di che felicità si tratta? Di che esperienza si tratta? Di che ragioni si è vissuti? A suo tempo don Giussani denunciò il vivere CL come “compagnia del caffè”, un puro star bene, una sorta di assuefazione che non mendica più, che non vive più quell’augurio di “inquietudine” che tanti anni fa egli fece ad un Meeting di Rimini, “inquietudine” che sprona a vivere sempre e comunque “rischiosamente” un giudizio su tutta la realtà. Il metodo non nasce più dal contenuto (Cristo come Avvenimento che giudica tutto mediante la sua Compagnia guidata nella storia). Tutto si riduce ad uno spiritualismo sentimentale che si appiattisce sul pensiero unico ecclesiale e mondano che esenta dal riflettere seriamente e non disturba i manovratori. Per cosa poi? Si baratta una “primogenitura” con un piatto di lenticchie (cfr. Gen 25, 29-34). Dove è finita la “pretesa” di Cristo? Che dire? Auguri per altri cinquanta anni felici!”
Vorrei sapere dal signor sacerdote anonimo se ha altre informazioni da darci a parte il fatto che non le piace Carron (peraltro legittimo). Il suo intervento molto dotto e ricco di citazioni bibliche, invece di dare uno straccio di ragione per cui CL debba essere trattata peggio delle peggiori sette sudamericane, si limita a concludere con due righe che accennano al fatto che “secondo lei” Carron non ha seguito il metodo di Giussani. Tutto qui? Non ha altro da dire che questo? Un polpettone di citazioni tanto clericali e paternalistiche quanto inutili a rispondere al nocciolo della questione e conclude dicendo che lei dubita e il confronto è impietoso? E cosa dovremmo farcene di questa inutile esternazione? In che modo spiega la violenza con cui CL è trattata da anni dai signori che abitano le stanze di Roma? Anche la sua ulteriore risposta è la toppa peggiore del buco. Chiunque ponga domande sulle ragioni di quello che succede, sullo scopo, sul perchè per decenni i Papi e la Chiesa hanno sostenuto il movimento e poi all’improvviso lo trattano da corrente eretica, è uno che vuole stare nella sua zona di confort sentimentale. Oggi chi è fedele alla dottrina della Chiesa e al Catechismo è quanto mai controcorrente e maltrattato, dentro e fuori la Chiesa. Mi sembra che chi come lei abbassa le orecchie e dice che tanto ci vogliono bene a Roma lo fa per stare attaccato alla cadrega e alla canonica. Se dai frutti si riconosce l’albero, finora questo albero fatto di piu’ o meno velate minacce, vuote comunicazioni che invocano solo una cieca obbedienza senza ragioni, e astrusi ragionamenti sulla trasmissibilità o meno del carisma abbiano prodotto solo i frutti velenosi di una grande confusione, diffidenza e hanno approfondito ulteriormente il fossato tra la comunità dei credenti e il manovratore. È proprio vero che la Chiesa e i suoi chierici hanno abbandonato gli uomini.
Riporto la risposta a Simone da parte di Un sacerdote:
“Caro Simone, temo che tu abbia preso il mio breve intervento sotto l’angolatura sbagliata, facendomi dire o pensare cose che nulla hanno a che vedere con l’intenzione del mio scritto, teso semplicemente ad offrire qualche spunto per far comprendere che un carisma non si può trasmettere ma solo partecipare. “Polpettone di citazioni tanto clericali e paternalistiche”. Caspita! Temo tu non abbia il senso esatto di come si argomenta biblicamente e teologicamente. Cosa c’entra il paternalismo o il clericalismo? Caso mai, si può più che lecitamente dire, che non si è d’accordo sulle conclusioni del ragionamento. Ribadisco: qualche spunto, perché altrimenti avrei scritto un libro o una tesi. Detto questo, detto tutto. Quanto alla differenza di metodo, se non la vedi (come non l’ha vista la ciellina felice da cinquant’anni) non la vedi! “Hanno occhi e non vedono”, dice il salmo 115 degli idoli! Un salmo spesso citato (spero non paternalisticamente) da don Giussani per denunciare la tentazione di vivere ideologicamente anche l’esperienza cristiana, oltre che per denunciare la vuotezza dell’ideologia come tale del mondo di oggi.
In tantissimi la differenza non l’hanno vista, il che mi fa dubitare delle ragioni per cui uno apparteneva a CL. Magari perché si è seguito con obbedienza cieca e infantilistica (anche se si hanno cinquanta o sessant’anni) il “capo”, cosa che don Giussani ha sempre aborrito? Oppure per non perdere certi spazi di potere? Oppure perché CL è diventata la irrinunciabile coperta di Linus con cui ricoprire certe fragilità caratteriali o psicologiche? Tanti invece la differenza l’hanno vista e se ne sono andati, non per nostalgia dei bei tempi, ma perché si sono sentiti traditi. Altri sono rimasti, ma arrabbiati e confusi, come spaccati dolorosamente in due. Te ne sei accorto? E se CL ha perso sempre più la sua capacità di “incontro” non è stato per colpa del nuovo disastroso corso ecclesiale, ma del fatto che il sale ciellino ha perso il suo sapore. CL si è perseguitato da sé! Certo, anche su questo argomento bisognerebbe fare un lavoro di confronto di affermazioni, di giudizi, di interventi o non interventi ecc. Insomma una sorta di confronto in parallelo.
Se ci sono poi elementi “eretici” nella visione carroniana del carisma non sta a me dirlo, ma al magistero della Chiesa. In ogni caso la parola eresia non compare, ma si parla più genericamente di “dottrina … gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa”. Chi di dovere lo chieda al card. Farrell se vuole concepirsi dentro la Chiesa in modo non settario, accettando la – magari solo momentanea – umiliazione di un’obbedienza che alla fine però dà sempre ragione ai “santi” anche quando essi vengono inizialmente castigati (pensa a padre Pio!). In ogni caso il cardinale nella sua lettera a Prosperi ha detto di lavorare sulla comprensione del carisma, dove comunque sono contenute già delle affermazioni teoriche e pratiche in proposito: “Anzitutto mi preme precisare che la ‘dottrina sulla successione del carisma’, proposta e alimentata durante l’ultimo decennio in seno a CL da chi era incaricato della conduzione, con strascichi che vengono ancora coltivati e favoriti in occasione di alcuni interventi pubblici, è gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa. […] Pertanto La prego di voler provvedere affinché sia promossa, quanto prima, un’opportuna formazione sul tema dei carismi nella Chiesa e di far cessare ogni azione volta a promuovere questa falsa dottrina fra i membri di CL”. Cerca di partecipare anche tu a questo lavoro, senza pregiudizi negativi.
Quanto all’accusa di stare con le orecchie basse, attaccato alla cadrega clericale ecc., abbi pazienza, mi viene da ridere. Su, dai, rischi di offenderti da solo, anche se capisco la tua amarezza che è anche la mia, visto che la Chiesa attuale è allo sfascio, uno sfascio a cui anche certa CL ha però contribuito, a mio modesto avviso. Ma è inutile lamentarsi, utile invece è convertirsi. Io per primo, sia chiaro! Auguri di ogni bene. Ciao.”
Grazie per aver preso il tempo di rispondere. Mi pare pero’ che stiamo eludendo il nocciolo della questione. Io non ero e non sono un particolare fan di Carron e del suo metodo. Sono stato in passato un acceso e ruvido critico del “nuovo corso”. Ma non me ne sono andato. E quindi il fatto che “tanti se ne sono andati” è piu’ un giudizio su di loro che sulla guida del movimento. Da qui a dire che (lui da solo!) ha snaturato CL ce ne passa, e dare la colpa ad altri è un comportamento molto piu’ infantile che stare dentro, cercare di vivere personalmente cio’ che si è incontrato e al limite non smettere di fare domande quando non si capisce. I bambini sono quelli che saltano sul carro del vincitore e gettano sale sui vinti “perchè l’avevano sempre detto”. Ma tutti quelli che votavano all’unanimità il presidente della Fraternità? Mi pare che uno sia l’attuale presidente cosi’ supportato dal Vaticano. E lui dov’era negli ultimi 15 anni?
Quello che è sconfortante non sono tanto le guerre interne di chi sperava di ricevere l’eredità di Giussani ed ha dovuto invece seguire l’outsider (per di piu’ nato lontano dalla pianura Padana), ma il malcelato odio che trapela dalle stanze vaticane ogniqualvolta lo sguardo si rivolge a CL. La lista delle umiliazioni al Movimento (ed in generale alla Chiesa Ambrosian – Milano senza cardinale – ) è sempre piu’ lungo. Dai non siamo bambini…
Teniamo duro e preghiamo per la conversione di molti cuori.