Ricevo e volentieri pubblico.

 

Marsal, camion-vela Pro-vita e famiglia
Marsal, camion-vela Pro-vita e famiglia

 

L’uomo naturalmente tende all’ordine.

L’ordine fondato sul diritto naturale.

Per convincere l’uomo, contro ogni evidenza reale, che i rapporti contro natura siano un bene è quindi necessaria una propaganda capillare e incessante.

E’ quello a cui stiamo assistendo con l’indottrinamento gender dall’asilo all’università, sui media, nei corsi di educazione al pensiero unico per insegnanti, giornalisti, medici, avvocati, magistrati ed imprenditori.

Eppure non è sufficiente: la censura imposta da Big Tech (Facebook, Twitter, YouTube, Google, Amazon …), la minaccia di radiazione dall’albo per i medici che sostengono l’esistenza e l’efficacia di terapie riparative non basta; si vuole imporre una legge che costringa, sotto minaccia anche di gravi condanne penali, a conformarsi a quel pensiero unico, che nega la verità sull’uomo e sulla famiglia.

Uno spettro si aggira per l’Europa: sotto la maschera del buonismo ipocrita, si cela il più feroce dei totalitarismi, che pretende di imbavagliare non solo le nostre bocche, ma soprattutto le coscienze.

Quando accade che qualcuno si sollevi dall’appiattimento generale per affermare alcune ovvietà censurate – i bambini nascono da un padre e da una madre e per crescere armonicamente hanno bisogno di entrambi i genitori, che hanno contribuito a dar loro la vita – si attiva subito l’attacco mediatico per imporre il silenzio e diffamare chi osa sollevare la testa dal gregge.

Stiamo vivendo i tempi profetizzati un secolo fa dallo scrittore inglese Chesterton quando scriveva: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate. Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.” (dal saggio Eretici, 1905)

Questo potere e queste previsioni abbiamo avuto modo di sperimentarli di recente anche a Marsala, dove al Liceo Scientifico Statale “P. Ruggieri” il 3 maggio scorso si è tenuta una lezione online di vero e proprio indottrinamento gender, rivolta agli studenti con un solo relatore, legato al partito democratico.

Nonostante Iustitia in Veritate avesse chiesto via PEC alla dirigente scolastica quanto meno una par condicio, invitando anche altri relatori, dal Liceo non è pervenuto neanche un cenno, un riscontro di dialogo – pur sollecitato – per contribuire a fornire agli studenti un’informazione corretta e completa su questa tematica fondamentale.

Ma v’è di più.

Al silenzio dell’istituto scolastico, assistiamo oggi all’ira del PD e della stampa locale che si sono scagliati contro i camion vela, recanti due manifesti dell’associazione ProVita e Famiglia, che invitano a riflettere su alcune conseguenze del ddl Zan, per cui in futuro, se dovesse venir approvato, non ci sarà più alcuna possibilità di manifestare liberamente il proprio dissenso: l’indottrinamento gender imposto ai bambini e la fine dello sport femminile con l’ammissione degli uomini transgender nelle competizioni olimpiche.

Attuando un vero capovolgimento della realtà, questi detentori del pensiero unico li hanno addirittura definiti manifesti shock, un pugno allo stomaco, violento e prepotente, che utilizza scientificamente il linguaggio della più bieca propaganda per gettare discredito sul ddl Zan.

Un’accusa talmente falsa, che risulterebbe ridicola, se non fosse sintomatica della tragedia che stiamo vivendo.

Ancora più paradossali sono i toni di un roboante comunicato del PD locale, forse in affanno per la profonda crisi in cui versa, avendo perso ultimamente circa il 70% del proprio consenso (qui), dove si invoca la censura mediatica contro quello che viene definito un agghiacciante esperimento sociopolitico in cui si dettano i canoni di un’eticità omofoba, patriarcale e suprematista, che dal registro dei bambini mai nati ad oggi vede un susseguirsi di episodi reazionari di una presunta moralità superiore, che alla fine è soltanto medievale.

Questi nostalgici delle dittature totalitarie, che si sentono profondamente turbati e offesi dai due manifesti di ProVita e Famiglia, tacciono ad una richiesta di confronto democratico su temi che dovrebbero interessare tutti e su più aspetti e non fanno un plissè di fronte alle esuberanze oscene e spesso blasfeme dei gay pride, ritengono una conquista di civiltà inviare le drag queen nelle scuole materne in veste di cantastorie o far giocare i bambini dell’asilo con i sex toys.

Il succitato comunicato del Circolo online PD Nilde Iotti, invoca inoltre come aggravante il fatto che i camion vela abbiano fatto la loro comparsa in prossimità della giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, che già oggi parecchi istituti scolastici celebrano, secondo la liturgia imposta dal mainstream, nonostante non sia prevista da alcun provvedimento di legge.

Stupefacente è infatti rilevare che l’istituzione di un simile anniversario, che è contenuta come proposta nel ddl Zan ancora da approvare, di fatto sia già stata ampiamente adottata.

Come i 4 milioni di euro destinati all’associazionismo LGBT per l’indottrinamento gender nelle scuole, che sono stati già stanziati nel 2020, nonostante si potesse e si possa presumere che le emergenze economiche fossero e sono altre, e addirittura prima che un eventuale dibattito parlamentare possa per l’appunto discutere un progetto di legge ancora in itinere.

Tutto già pronto dunque? O è davvero un sorprendente e premeditato attacco alla convivenza civile?

Ma non solo: è un pericoloso attacco alla salute psicofisica dei nostri figli, già gravemente provati dalle restrizioni imposte dalla dittatura sanitaria ancora vigente, con l’inganno di un’emergenza continua, destituita di fondamento.

Nell’ultimo anno abbiamo assistito, quasi impotenti, all’annientamento di libertà fondamentali (di impresa, di studio, di movimento, di cura, di associazione …); non dobbiamo quindi cedere di fronte all’arroganza e alla prepotenza di quanti vogliono sottrarci l’ultima e la più importante di tutte: la libertà di pensiero.

La posta in gioco è il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Iustitia in Veritate, segnala questo pericolo ormai sempre più reale, mentre attende ancora una risposta dalla dirigente scolastica del Liceo, che ha sin qui preferito tacere.

 

Iustitia in Veritate – Corso Venezia 40 – 20121 Milano (MI)

Email: iustitiainveritate@gmail.com – Tel: 02/4507.6634

Sito: http://www.iustitiainveritate.org

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/asdilesi/

 

 

 

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