di Alessia Battini
Più sento parlare della Guerra in Ucraina, e più sento parlare della Seconda Guerra Mondiale. Due scenari che non hanno niente in comune e che non possono essere presentati come due facce della stessa medaglia. A differenza di chi continua, da un mese a questa parte, a esprimere opinioni sulla base di una pura simpatia atlantista, io vi spiego anche il perché.
Perché numero uno: la Seconda Guerra Mondiale è stato un evento importantissimo nella Storia del 1900. Ha segnato un passaggio fondamentale tra due metà dello stesso secolo completamente opposte tra loro. Basti pensare all’inizio della Guerra Fredda che ha portato alla crescita di due potenze mondiali, USA e Russia (ai tempi URSS) che resistono ancora, seppur piuttosto faticosamente da quando il commercio globale è diventato monopolio della Cina, e allo sviluppo di due ideologie politiche e culturali contrapposte che permangono ancora oggi in un qualsiasi Stato del mondo. Non è mia intenzione fare una lezione di storia, quindi tornerò dritta al punto che mi interessa: se dalla Seconda Guerra Mondiale la Germania nazista ne è uscita sconfitta, il merito non è solo degli Alleati Americani che noi ricordiamo con tanto amore e devozione, ma anche dei Compagni Russi, i quali, dopo aver combattuto i tedeschi arrivati fino alle porte di Mosca e averli fatti indietreggiare al di là dei loro confini, combatterono attraverso l’intera Europa dell’Est fino ad arrivare, il 2 Maggio 1945, a far dichiarare a Berlino e al Reich intero, la resa e la sconfitta. Ora, possiamo dire che tutti i territori inizialmente liberati dai sovietici, Berlino compresa, furono poi sottoposti ad un’altra crudele dittatura, quella staliniana, ma non potremmo dire lo stesso dell’Europa occidentale? Vittima dagli anni ‘50 del potere statunitense, potere che gli americani si sono conquistati con il famoso piano Marshall che ci ha concesso privilegi illustri, come le baby pensioni, la domanda di lavoro superiore all’offerta, le eccentriche libertà sessantottine, l’Unione Europea con conseguente ingresso nella moneta unica che svalutava la nostra Lira, e la grandiosa crisi economica del 2008 che ci ha colpiti dopo anni di questa esilarante euforia. Fatto sta che, almeno, abbiamo potuto vedere crescere il nostro benessere e ricostruire, in modo più o meno discutibile, il nostro Paese, ma soprattutto siamo liberi dalla dittatura nazista, e i Russi sono tra “i buoni” che ci hanno permesso di esserlo. Non ha senso, perciò paragonare questi episodi a una guerra in cui vengono dipinti, a prescindere da qualsiasi ragionevolezza, come “i cattivi”.
Perché numero due: occorre sapere che in Ucraina esistono due eserciti differenti: l’esercito regolare ucraino e i miliziani neonazisti che ormai sono anni che gridano al nazionalismo estremo e alla lotta ai filo-russi. Se vogliamo paragonare questa guerra alla Seconda Guerra Mondiale, facciamolo come si deve: i Russi, combattono sui loro confini, più precisamente nella zona del Donbass (perché è lì dove si sta svolgendo la guerra, nello stesso punto dove è in corso da almeno 8 anni, senza che nessuna anima pia occidentale muovesse un muscolo) per difendere la minoranza russa, vittima di esecuzioni, torture, intimidazioni, da parte degli stessi neonazisti ucraini, come fecero durante la Seconda Guerra Mondiale per salvare dalle persecuzioni gli ebrei dell’Est Europa. Stavolta però, agli alleati americani non sta bene che si ricorra alle armi per salvare una minoranza vittima di pazzi con la svastica sul braccio, questa volta i pazzi loro li vogliono nella NATO. Ad ogni costo. E guai a Putin se si rifiuta di accettare dei missili statunitensi a due passi dai suoi confini, in mano a un popolo che da anni cova ed esercita odio contro il suo. D’altra parte, se la Francia, o la Germania, piuttosto che l’Italia il mese prossimo decidesse di uscire dalla NATO e allearsi con la Russia, immagino che i democratici americani glielo permetterebbero senza alcuna remora. Ma certo che no! Gli americani glielo impedirebbero, però si sa, è dal 1947 che tutto ciò che si fa da questa parte della cortina di ferro non può che essere giusto. Prendiamoci un momento di solennità per ricordarlo, mano sul cuore e 1, 2, 3:
“O say can you see, by the dawn’s early light, …”
Perché numero tre: quello che più mi fa imbestialire, di questo riferimento banale e propagandistico, è che questa non è una Guerra Mondiale. Né la prima, né la seconda, né, almeno per ora, la terza. È una guerra di confine, tra due popoli da sempre vissuti in un clima di tensione, come ce ne sono state a migliaia negli ultimi anni. A volte, sentendo le opinioni di illustri politici, diplomatici e giornalisti italiani, mi sembra quasi che si siano convinti che dal 25 Aprile 1945 il mondo intero sia stato libero da guerre, fino a quando Putin una fredda mattina di Febbraio ha deciso che gli sarebbe piaciuto provare a invadere l’Ucraina. Non è così. Ora accorriamo tutti a salvare i profughi ucraini che arrivano con le loro macchine e i loro animali da compagnia, mentre da oltre 10 anni i bambini siriani muoiono di freddo in braccio alle loro mamme alle porte dell’Unione Europea, in tendopoli immense senza acqua né cibo. Da oltre 70 anni i palestinesi e gli israeliani muoiono a migliaia vittime di bombe e mitraglie che si sparano gli uni contro gli altri per difendere dei confini che ormai sono impossibili da ricostruire. Dai tempi di Mao, in Cina si perseguitano i cristiani e si chiudono in campi di concentramento le minoranze dei territori invasi che non si piegano al regime. Per non parlare di tutte le guerre che si sono combattute durante il lunghissimo ‘900 e all’inizio del nostro secolo, tra cui le persecuzioni di Tito in Istria e Dalmazia, la guerra del Vietnam, la guerra di Corea, la guerra civile in Cambogia, il colpo di stato a Cuba, la guerra di Iugoslavia, il genocidio Herero e Nama in Africa, la guerra in Iran, in Iraq, in Pakistan, in Afghanistan, e migliaia di altre guerre. Non dobbiamo dimenticare che ci sono stati genocidi in proporzione peggiori alla Seconda Guerra Mondiale. Che ci sono state guerre sanguinose, che hanno portato violenze, fame, distruzione e povertà, anche mentre noi europei stavamo sul divano davanti alla TV masticando chewing gum e mangiando zuppa Campbell dal barattolo senza rendercene pienamente conto.
Perché numero quattro: quando ho sentito il discorso del 16 Marzo di Zelensky al Presidente americano Biden, durante il quale chiedeva armi per difendere il suo popolo sofferente a causa di una guerra che lui stesso ha voluto, ho sentito il primo paragone alla Seconda Guerra Mondiale, e mi sono scandalizzata. Per ricordare agli americani cosa si prova ad avere una guerra in atto in casa propria, ha paragonato le bombe che cadono sulle teste dei suoi cittadini e distruggono case, chiese e ospedali, all’episodio di Pearl Harbor: il bombardamento da parte dell’esercito giapponese contro le navi militari statunitensi ormeggiate nell’omonimo porto hawaiano. Decisamente un fatto senza precedenti: navi militari bombardate non si sono mai viste in una guerra! In effetti di solito i kamikaze, una volta a destinazione, scendevano dagli aerei e sfidavano l’esercito avversario a una partita di football Giappone vs USA. Io piuttosto avrei preferito ricordare Nagasaki e Hiroshima: le città giapponesi popolate da soli civili, forse non a caso rispettivamente la prima e seconda città del Paese per numero di abitanti cattolici (solo a Nagasaki si contavano 1/3 dei cattolici di tutto il Giappone), colpite dalle bombe atomiche americane e rase al suolo senza lasciare anima viva, per dimostrare per l’ennesima volta la supremazia statunitense. Vorrei inoltre sottolineare, che la decisione di prendere di mira un obiettivo in cui il culto cattolico si era affermato sin dagli albori della predicazione dei missionari gesuiti e francescani, spingendo a martiri atroci centinaia di uomini e donne di Dio durante gli anni della persecuzione (dal 1596 al 1871), non sembra derivare da una scelta improvvisa dettata dalle circostanze come vorrebbero farci credere. Volete, dunque fare riferimenti a una guerra che non c’entra nulla? Almeno cercate di essere obiettivi, che la propaganda filo-americana non ci serve. Ci serve la verità. Gli americani ci hanno liberato dal dominio nazista che si era radicato in Europa, è vero, ma le atrocità che hanno commesso non vanno dimenticate. L’importanza della Storia sta nel ricordare tutto: loro si sono sempre presentati come assidui salvatori dediti alla salvezza del corpo, in accordo scritto col Papa che nel mentre si occupa delle anime, ma forse sarebbe ora di vederli semplicemente come un popolo che approfitta delle guerre in altri Stati per espandere la propria influenza, com’è stato nella Seconda Guerra Mondiale e come sarà anche in questa guerra. Perché così è sempre stato.
Analisi chiara e condivisibile.