Padre Jozef Hollanders

Padre Jozef Hollanders

 

di Miguel Cuartero Samperi

 

Padre Jozef Hollanders, sacerdote Oblato di Maria Immacolata, è il primo missionario assassinato nel 2020. Missionario belga, aveva 82 anni e da 55 anni lavorava in un villaggio del nord Sudafrica, al confine con il Botswana. Parlava i dialetti afrikaans (lingua ufficiale del Sudafrica) e tswana (lingua parlata in Sudafrica, Botswana, Zimbabwe e Namibia).

Secondo quanto affermato dalla agenzia Fides, il motivo della sua morte potrebbe essere un tentativo di furto avvenuto nella sua parrocchia di Bodibe la notte di domenica 12 gennaio. Le esequie verranno celebrate domenica 22 gennaio presso la cattedrale di Klerksdorp.

Il corpo del sacerdote è stato scoperto lunedì pomeriggio da un fedele. La polizia è ora alle prese con le indagini per capire i dettagli dell’assassinio. Al momento è stato arrestato un giovane di 23 anni.

A 28 anni dal Belgio al Sudafrica per dare tutto se stesso

Padre Daniel Coryn, superiore provinciale dei Missionari Oblati di Maria ha affermato: «siamo profondamente colpiti da ciò che è successo. Padre Jeff è stato trovato con le mani e i piedi legati e una corda attorno al collo. Una morte terribile per un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla missione»

Il suo omicidio ha rappresentato un durissimo colpo per l’intera comunità, ha affermato mons. Victor Phalana di Klerksdorp vescovo di Bodibe. Era un sacerdote «pieno di entusiasmo, di vitalità e completamente dedicato agli altri». Era entrato a far parte della vita di quelle persone.

«Tutti sapevano che viveva in povertà. Non aveva soldi. Era al servizio di una comunità molto povera ed utilizzava ogni centesimo che possedeva per la sua gente. Tutto ciò che aveva lo regalava».

Nato in Belgio nel 1937 e ordinato sacerdote nel 1963, Jozef arrivò in Sudafrica quando aveva appena 28 anni, nel 1965, per rimanervi fino alla fine dei suoi giorni. In un comunicato ufficiale i confratelli Missionari Oblati di Maria Immacolata testimoniano che padre Jozef «ha lavorato durante 55 anni come missionario dedito e fedele nel nord ovest del Sudafrica. Amava creare nuove comunità cristiane, che piano piano formarono la Diocesi di Klerksdorp. Ha vissuto con semplicità ed era un uomo molto pratico». Amava la sua missione che portava avanti con invidiabile entusiasmo.

Guerra ai cristiani: un inferno in espansione

Secondo l’agenzia Open Doors, che il 15 gennaio ha pubblicato la WORLD WATCH LIST 2020 il report annuale della persecuzione contro i cristiani, la persecuzione anticristiana nel mondo è in crescita. Nel periodo studiato (da novembre 2018 a ottobre 2019) i cristiani che vivono in paesi con livelli di persecuzione alta o estrema salgono da 245 a 260 milioni. In pratica un cristiano ogni otto subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede.

In 73 paesi, su 100 analizzati, il livello di persecuzione è allarmante. Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede scende da 4.305 dello scorso anno a 2.983 del 2019 (Nigeria, Rep. Centrafricana e Sri Lanka i paesi con più vittime). Una media di 8 cristiani al giorno uccisi a causa della loro fede nel 2019.

Mentre il numero di cristiani cinesi sta crescendo esponenzialmente (si sostiene superino il numero dei membri del partito comunista), nell’ultimo anno i cristiani cinesi hanno subito più di 5.500 chiusure o distruzioni di chiese, mentre si rafforza il controllo del Partito Comunista sulla vita dei cristiani tramite una pressante sorveglianza tecnologica. La Cina sale dal 27° al 23° posto nella classifica dei paesi più pericolosi per i cristiani.

In Asia 1 ogni 2,5 cristiani sperimenta un livello alto di persecuzione (sempre più forte il processo di “induizzazione” dell’India di Modi), mentre da anni è in evidente crescita una violenta persecuzione dei cristiani in Africa, continente sempre più a trazione islamica: Nigeria (12° posto), Egitto (16°), Algeria (17°), Mauritania (24°), Burkina Faso (28°), Mali (29°), Camerun (48°, altra new entry), Niger (50°) e Chad (58°)…

La notte dell’8 gennaio (tra le 22,30 e le 23,00) quattro seminaristi sono stati rapiti dal Seminario Maggiore “Buon Pastore” a Kakau, nel centro della Nigeria. Alcuni banditi hanno assalito il Seminario, sparando in maniera indiscriminata, senza per fortuna provocare vittime. L’agenzia fides ha affermato che «Il rapimento a fine di estorsione di personale ecclesiastico è una triste realtà in Nigeria».

Al di la delle uccisioni, molti cristiani vivono vessazioni, aggressioni, violenze e discriminazioni. Al primo posto della lista dei paesi più inospitali per i cristiani c’è – per il diciottesimo anno consecutivo – la Corea del Nord, governata da una dittatura comunista delirante che condanna ogni tipo di pratica religiosa: si stimano 50/70 mila detenuti in campi di rieducazione, condannati a lavori forzati a causa della loro fede.

Alla Corea del Nord seguono Afghanistan (2°), Somalia (3°) paesi a maggioranza musulmana con una organizzazione sociale di tipo tribale dove abbandonare l’islam è proibito. E convertirsi al cristianesimo vuol dire mettere a rischio la vita e quella della propria famiglia.

È l’islam in effetti il maggior carnefice di cristiani sia in Medio Oriente, che in Asia e in Africa. Come ha rivelato recentemente la ricercatrice Anna Bono, l’islam è la principale causa di persecuzione «in 23 dei 34 stati in cui la persecuzione è  “molto alta” e in 4 dei 5 in cui la persecuzione è “alta”».

 

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