
di Wanda Massa
Desidero rendere pubblica questa storia che, se da un lato è esemplare del grande inganno celato dietro il pretesto dell’autodeterminazione della donna nella scelta dell’aborto, dall’altro è una conferma di grande consolazione nell’efficacia della comunione dei santi.
Il 13 dicembre 2019 a Brescia si concludeva la vita terrena di Gioacchino, uno dei volontari dell’Associazione pro-life Ora et Labora in difesa della Vita.
Insieme a tanti altri amici ho partecipato ai funerali che si sono tenuti tre giorni dopo presso la Chiesa di San Michele a Rivoltella (BS).
In quell’occasione il parroco, durante l’omelia funebre, ci ha parlato delle tante altre opere di bene che Gioacchino aveva compiuto nel nascondimento e delle quali lui solo era a conoscenza.
E’ stato un momento davvero emozionante e commuovente.
Poco prima della celebrazione funebre, Giovanna, la responsabile del gruppo di Mantova ci aveva parlato di una ragazza, che stava subendo forti pressioni per abortire.
A tutti noi è venuto naturale chiedere a Gioacchino di intercedere per la salvezza di questa creatura e della sua giovane mamma, una ragazza di origine brasiliana, che per sottrarsi alle pressioni dei genitori adottivi, si era rifugiata a Brescia presso la famiglia, che ha adottato le sue due sorelle.
L’intervento di aborto era fissato per il giorno successivo, mercoledì 17 dicembre.
Terminato il funerale, Giovanna incontra una cara amica suora, che si mette a sua completa disposizione per aiutarla a salvare quella piccola vita: dopo aver recitato insieme il Rosario e contattato la responsabile del locale Centro Aiuto alla Vita, si recano dalla famiglia dove è riparata la ragazza per offrirle il necessario sostegno morale ed economico.
Non viene consentito loro di parlare con la giovane, ma solo con la madre adottiva delle sue sorelle, che, constatata la nuova situazione, le ringrazia e le assicura che hanno rinunciato all’intervento di aborto.
Giovanna, che è vicina di casa di questa famiglia, ha l’impressione che la donna non sia sincera. Ne ha la conferma quando in serata, giungono da Monza i genitori adottivi.
Ha luogo una tremenda litigata, alla conclusione della quale questi prelevano la ragazza e la riportano a casa, evidentemente per non perdere l’appuntamento già fissato il giorno successivo per l’interruzione di gravidanza.
Fortunatamente il presidente dell’associazione Ora et Labora in difesa della Vita abita in provincia di Monza.
Gli telefono chiedendo di intervenire.
E’ già il 17 dicembre e per il bambino e la sua mamma ogni istante è prezioso.
Giorgio telefona ai Carabinieri per denunciare la vicenda.
Il maresciallo dei Carabinieri chiama direttamente la direzione sanitaria dell’ospedale di Desio, dove, la ragazza poiché ancora rifiutava l’intervento, è stata affidata alle cure di uno psicologo.
A causa della denuncia del fatto e delle evidenti irregolarità nella procedura che violava la volontà dell’interessata, l’intervento di aborto viene rimandato, con l’idea di fissarne uno nuovo per il venerdì successivo, direttamente all’Ospedale di Monza.
A questo punto tutto quello che umanamente era possibile fare è stato fatto, restava solo di affidarsi alla preghiera, nello spirito di Ora et Labora in difesa della Vita.
Così tutti i volontari e i simpatizzanti dell’Associazione invocano l’aiuto di Maria Santissima e l’intercessione di Gioacchino.
In quei tre giorni succede davvero un miracolo: i genitori adottivi, preoccupati per gli aspetti legali della vicenda, ormai nota anche alle forze dell’ordine, decidono di desistere.
Ormai il bambino e la sua mamma sono salvi.
Qualche settimana fa è nata una bellissima bimba.
La cosa incredibile è che le due famiglie adottive sono entusiaste di questa creatura, al punto da ritenere oggi inconcepibile l’idea di aver pensato di disfarsene.
Le femministe sostengono che l’aborto difenda i diritti delle donne; questa storia è invece esemplare del fatto che è soltanto la scelta per la Vita ad aver salvato questa giovane mamma e la sua bambina.
Grazie, Gioacchino.
Scrivi un commento