di Sabino Paciolla
I primi segnali dell’asfissiante ideologia del politicamente corretto, un potere ideologicamente repressivo della libertà di pensiero e di espressione, sono arrivati, ad esempio, quando la leggenda del tennis Martina Navratilova, apertamente lesbica, è stata espulsa dal consiglio di amministrazione di Athlete Ally, un’organizzazione non profit che promuove l’inclusione LGBT nello sport, della quale è stata per otto anni “ambasciatrice” LGBT, semplicemente perché aveva osato dire che far competere un maschio biologico che si identifica come femmina “È folle ed è un imbroglio”. Poi, ma è solo un altro esempio tra i tanti, è arrivato il linciaggio morale dell’autrice della saga di Harry Potter, J.K. Rowling, solo perché aveva scritto un tweet sarcastico in cui obiettava sulla definizione di “persona che mestrua” usata per non dire “donna”, parola che avrebbe incontrato l’opposizione delle lobby LGBT che vogliono rendere neutra e fluida l’essenza della persona eliminando ogni riferimento al suo sesso biologico. Quindi il linciaggio di Arcilesbica perché ha preso varie posizioni come quella nei confronti della CGIL contro la dizione sfumata di “gestazione per altri”, un modo per dire quello che non si può dire, cioè “utero in affitto”, perché, come dice Arcilesbica, “La surrogazione di maternità non è un nuovo diritto, ma un nuovo asservimento”, oppure l’opposizione alle femministe perché si sono espresse contro la proposta di legge Zan su Omofobia.
Sono solo alcuni degli esempi che hanno portato la sinistra liberal a prendere coscienza di quello che da anni altri stanno dicendo, e cioè che nella nostra società ha preso piede una fortissima cultura fatta di politicamente corretto, che trova la sua base nella omologazione del pensiero che soffoca il libero dibattito. Una cultura sostenuta da potenti lobbies finanziarie, culturali e dello spettacolo che trova nelle forze LGBT la sua massima espressione visiva.
E’ per questo che tale sinistra liberal ha sentito oggi la forte esigenza di scrivere un manifesto che denuncia questo tentativo repressivo di cui essa stessa è l’artefice. Prova ne sia che nel documento stesso, che più sotto vi presentiamo, si continua a riscontrare quella presunta superiorità culturale nei confronti delle altre forze politiche e culturali che ad essa non sono coerenti. Curioso infatti quando scrivono che “Le forze dell’illiberismo si stanno rafforzando in tutto il mondo e hanno un potente alleato in Donald Trump, che rappresenta una vera minaccia per la democrazia”. Curioso veramente, perché il loro manifesto dice, senza volerlo, che è proprio il loro retroterra culturale che sta soffocando la democrazia e la libera espressione del pensiero, basti vedere gli esempi sopra menzionati.
Nonostante questa carenza di onestà intellettuale, che impedisce loro di andare alla radice di quel pensiero omologante, è comunque interessante che questo manifesto sia stato pubblicato e che abbia raccolto la firma della crema della intellettualità liberal.
Rowling si dice orgogliosa di mettere la sua firma a «questa lettera in difesa di un principio fondamentale di una società liberale: dibattito aperto e libertà di pensiero e parola». Il documento porta la firma anche di Margaret Atwood, riferimento culturale delle neotransfemministe e distantissima dalle posizioni dell’autrice di Harry Potter, e della signora del femminismo Gloria Steinem. Vi sono le firme di David Brooks e Bari Weiss del New York Times, e quella dell’Atlantic George Packer. A scrittori del calibro di Salman Rushdie, Kamel Daoud, Malcolm Gladwell. Ai politologi Noam Chomsky e Francis Fukuyama. Ci sono anche il grande maestro di scacchi russo Garry Kasparov, la storica Anne Applebaum, il penalista Ronald S. Sullivan Jr (decano di Harvard epurato dopo essere entrato nella squadra legale di Harvey Weinstein), il linguista Steven Pinker e lo psicologo Jonathan Haidt.
Ecco la lettera che hanno pubblicato e che vi presentiamo nella mia traduzione.
Una lettera sulla giustizia e il dibattito aperto
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Le nostre istituzioni culturali si trovano ad affrontare un momento di prova. Le potenti proteste per la giustizia razziale e sociale stanno portando a richieste di riforma della polizia, insieme a richieste più ampie per una maggiore uguaglianza e inclusione in tutta la nostra società, non da ultimo nell’istruzione superiore, nel giornalismo, nella filantropia e nelle arti. Ma questa necessità di fare i conti ha anche intensificato una nuova serie di atteggiamenti morali e di impegni politici che tendono a indebolire le nostre norme di dibattito aperto e di tolleranza delle differenze a favore del conformismo ideologico. Mentre applaudiamo il primo sviluppo, alziamo la voce anche contro il secondo. Le forze dell’illiberismo si stanno rafforzando in tutto il mondo e hanno un potente alleato in Donald Trump, che rappresenta una vera minaccia per la democrazia. Ma non si deve permettere che la resistenza si indurisca nel suo stesso marchio di dogma o di coercizione – che i demagoghi di destra stanno già sfruttando. L’inclusione democratica che vogliamo può essere raggiunta solo se ci pronunciamo contro il clima di intolleranza che si è instaurato da tutte le parti.
Il libero scambio di informazioni e di idee, linfa vitale di una società liberale, si fa ogni giorno più stretto. Se da un lato ci aspettiamo questo da parte della destra radicale, dall’altro la censura si sta diffondendo sempre più nella nostra cultura: un’intolleranza di opinioni opposte, una moda per la vergogna pubblica e l’ostracismo, e la tendenza a dissolvere questioni politiche complesse in una certezza morale accecante. Sosteniamo il valore di un confronto robusto e persino caustico da tutti i punti di vista. Ma è ormai fin troppo comune sentire appelli per una punizione rapida e severa in risposta alle trasgressioni percepite del discorso e del pensiero. Ancora più preoccupante è il fatto che i leader istituzionali, in uno spirito di controllo del danno in preda al panico, stiano emettendo punizioni affrettate e sproporzionate invece di riforme ponderate. Gli editori (giornalisti, ndr) vengono licenziati per aver pubblicato articoli controversi; i libri vengono ritirati per presunta falsità; ai giornalisti viene impedito di scrivere su certi argomenti; i professori vengono indagati per aver citato opere letterarie in classe; un ricercatore viene licenziato per aver fatto circolare uno studio accademico sottoposto a peer-reviewed; e i capi delle organizzazioni vengono estromessi per quelli che a volte sono solo errori maldestri. Qualunque siano gli argomenti riguardo ad ogni particolare incidente, il risultato è stato quello di restringere costantemente i confini di ciò che si può dire senza la minaccia di una rappresaglia. Stiamo già pagando il prezzo di una maggiore avversione al rischio tra gli scrittori, gli artisti e i giornalisti che temono per il loro sostentamento se si allontanano dal consenso, o addirittura mancano di sufficiente zelo nell’essere in accordo.
Questa atmosfera soffocante finirà per danneggiare le cause più vitali del nostro tempo. La restrizione del dibattito, sia da parte di un governo repressivo sia da parte di una società intollerante, danneggia invariabilmente coloro che non hanno potere e rende tutti meno capaci di partecipazione democratica. Il modo per sconfiggere le cattive idee è attraverso l’esposizione, la discussione e la persuasione, non cercando di metterle a tacere o di allontanarle. Rifiutiamo ogni falsa scelta tra giustizia e libertà, che non possono esistere l’una senza l’altra. Come scrittori abbiamo bisogno di una cultura che ci lasci spazio alla sperimentazione, all’assunzione di rischi e persino agli errori. Dobbiamo preservare la possibilità di un disaccordo in buona fede senza conseguenze professionali. Se non difendiamo ciò da cui dipende il nostro lavoro, non dobbiamo aspettarci che sia il pubblico o lo Stato a difenderlo per noi.
Elliot Ackerman Saladin Ambar, Rutgers University Martin Amis Anne Applebaum Marie Arana, author Margaret Atwood John Banville Mia Bay, historian Louis Begley, writer Roger Berkowitz, Bard College Paul Berman, writer Sheri Berman, Barnard College Reginald Dwayne Betts, poet Neil Blair, agent David W. Blight, Yale University Jennifer Finney Boylan, author David Bromwich David Brooks, columnist Ian Buruma, Bard College Lea Carpenter Noam Chomsky, MIT (emeritus) Nicholas A. Christakis, Yale University Roger Cohen, writer Ambassador Frances D. Cook, ret. Drucilla Cornell, Founder, uBuntu Project Kamel Daoud Meghan Daum, writer Gerald Early, Washington University-St. Louis Jeffrey Eugenides, writer Dexter Filkins Federico Finchelstein, The New School Caitlin Flanagan Richard T. Ford, Stanford Law School Kmele Foster David Frum, journalist Francis Fukuyama, Stanford University Atul Gawande, Harvard University Todd Gitlin, Columbia University Kim Ghattas Malcolm Gladwell Michelle Goldberg, columnist Rebecca Goldstein, writer Anthony Grafton, Princeton University David Greenberg, Rutgers University Linda Greenhouse Rinne B. Groff, playwright Sarah Haider, activist Jonathan Haidt, NYU-Stern Roya Hakakian, writer Shadi Hamid, Brookings Institution Jeet Heer, The Nation Katie Herzog, podcast host Susannah Heschel, Dartmouth College Adam Hochschild, author Arlie Russell Hochschild, author Eva Hoffman, writer Coleman Hughes, writer/Manhattan Institute Hussein Ibish, Arab Gulf States Institute Michael Ignatieff Zaid Jilani, journalist Bill T. Jones, New York Live Arts Wendy Kaminer, writer Matthew Karp, Princeton University Garry Kasparov, Renew Democracy Initiative Daniel Kehlmann, writer Randall Kennedy Khaled Khalifa, writer Parag Khanna, author Laura Kipnis, Northwestern University Frances Kissling, Center for Health, Ethics, Social Policy Enrique Krauze, historian Anthony Kronman, Yale University Joy Ladin, Yeshiva University Nicholas Lemann, Columbia University Mark Lilla, Columbia University Susie Linfield, New York University Damon Linker, writer Dahlia Lithwick, Slate Steven Lukes, New York University John R. MacArthur, publisher, writer | Susan Madrak, writer Phoebe Maltz Bovy, writer Greil Marcus Wynton Marsalis, Jazz at Lincoln Center Kati Marton, author Debra Mashek, scholar Deirdre McCloskey, University of Illinois at Chicago John McWhorter, Columbia University Uday Mehta, City University of New York Andrew Moravcsik, Princeton University Yascha Mounk, Persuasion Samuel Moyn, Yale University Meera Nanda, writer and teacher Cary Nelson, University of Illinois at Urbana-Champaign Olivia Nuzzi, New York Magazine Mark Oppenheimer, Yale University Dael Orlandersmith, writer/performer George Packer Nell Irvin Painter, Princeton University (emerita) Greg Pardlo, Rutgers University – Camden Orlando Patterson, Harvard University Steven Pinker, Harvard University Letty Cottin Pogrebin Katha Pollitt, writer Claire Bond Potter, The New School Taufiq Rahim, New America Foundation Zia Haider Rahman, writer Jennifer Ratner-Rosenhagen, University of Wisconsin Jonathan Rauch, Brookings Institution/The Atlantic Neil Roberts, political theorist Melvin Rogers, Brown University Kat Rosenfield, writer Loretta J. Ross, Smith College J.K. Rowling Salman Rushdie, New York University Karim Sadjadpour, Carnegie Endowment Daryl Michael Scott, Howard University Diana Senechal, teacher and writer Jennifer Senior, columnist Judith Shulevitz, writer Jesse Singal, journalist Anne-Marie Slaughter Andrew Solomon, writer Deborah Solomon, critic and biographer Allison Stanger, Middlebury College Paul Starr, American Prospect/Princeton University Wendell Steavenson, writer Gloria Steinem, writer and activist Nadine Strossen, New York Law School Ronald S. Sullivan Jr., Harvard Law School Kian Tajbakhsh, Columbia University Zephyr Teachout, Fordham University Cynthia Tucker, University of South Alabama Adaner Usmani, Harvard University Chloe Valdary Lucía Martínez Valdivia, Reed College Helen Vendler, Harvard University Judy B. Walzer Michael Walzer Eric K. Washington, historian Caroline Weber, historian Randi Weingarten, American Federation of Teachers Bari Weiss Sean Wilentz, Princeton University Garry Wills Thomas Chatterton Williams, writer Robert F. Worth, journalist and author Molly Worthen, University of North Carolina at Chapel Hill Matthew Yglesias Emily Yoffe, journalist Cathy Young, journalist Fareed Zak |
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