di Marco Lepore
Nei giorni scorsi il Ministero dell’Istruzione, per mano del Direttore Generale Maria Assunta Palermo, ha firmato una circolare nella quale si invitavano tutte le scuole di ogni ordine e grado, per il giorno 17 maggio – data in cui le lobbie omosessuali celebrano la «Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia»- «a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali».
Può far sorridere (amaramente) constatare ancora una volta la schizofrenia di questo Ministero, che dopo aver violato pesantemente, attraverso il subdolo ricatto di un trattamento sanitario sperimentale, il diritto al lavoro dei propri dipendenti, la dignità professionale e umana in modo particolare degli insegnanti che vi si sono opposti, creato discriminazioni e diffuso a piene mani un clima di rancore sociale fra i lavoratori della scuola, ora si preoccupa di blandire dolcemente e promuovere le associazioni che propongono l’ideologia gender. E questo, proprio in nome della lotta alle discriminazioni nonché del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali!
Non c’è da stupirsi, in realtà. Ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti che si tratta solo di parole d’ordine, il cui fine è ben diverso da quello che si vuol far credere. Così come la disdicevole campagna vaccinale non è servita e non serve ad altro che a creare “l’identità di gregge”, e poco aveva ed ha a che fare con problematiche di carattere strettamente sanitario, allo stesso modo la promozione dell’ideologia gender non nasce da una genuina preoccupazione nei confronti di quei casi isolati di disagio giovanile dovuto a possibili crisi di identità sessuale, ma, al contrario, a suscitarlo e diffonderlo, in nome di un nuovo modello umano e sociale che mira innanzitutto alla dissoluzione definitiva della famiglia e alla diffusione di comportamenti omosessuali.
Il ddl Zan, che già prevedeva una iniziativa analoga, nel mese di ottobre 2021 fu bloccato al Senato dall’art. 96 del regolamento parlamentare, poiché non esiste ancora – e confidiamo che mai venga approvata – una legge in Italia che la deliberi. Si tratta, dunque, di un vero e proprio colpo di mano, attuato dal Ministero Istruzione, nei confronti del Parlamento.
Come ha dichiarato Mario Adinolfi, in una nota del Popolo della Famiglia stilata per l’occasione, “i promotori di questo disegno demoliscono le basi antropologiche della nostra civiltà, e destabilizzano sistematicamente le nuove generazioni, per poterle meglio controllare. E’ quindi a rischio la sopravvivenza della Nazione”. Per questo, il medesimo comunicato segnala ai genitori “l’opportunità di reclamare energicamente, a livello politico, il sacrosanto diritto al primato educativo dei vostri figli, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art. 26), la Convenzione Europea sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art. 14), e l’articolo 30 della nostra Costituzione”, reclamando dal Governo il buono scuola a costo standard per allievo, per l’effettiva libertà di educazione, che per essere tale lo deve essere anche a livello finanziario, andando così a generare una concorrenza virtuosa tra Stato e privato, e al tempo stesso evitando ai nostri figli indottrinamenti indesiderati….
Non sappiamo, al momento, quante scuole abbiano in realtà aderito all’invito del Ministero, né sarà possibile averne un quadro complessivo. Tuttavia occorre segnalare che già da tempo, ogni giorno, in tante scuole italiane si svolgono lezioni, attività, corsi su “affettività e sessualità” profondamente intrisi di ideologia Gender, andando a confondere i bambini sulla loro identità sessuale, affermando esplicitamente che il sesso biologico maschile o femminile non determina l’essere uomini o donne, perché le persone, anche i bambini, possono scegliere la propria “identità di genere” sulla base dei propri “sentimenti”.
Davvero è necessario, allora, che le famiglie riprendano in mano con decisione la lotta per la libertà di educazione, perché lo Stato etico avanza ed è sempre più invasivo, né si può più delegare questa battaglia alle associazioni di scuole “libere” paritarie. In questi anni, infatti, un po’ alla volta tante scuole paritarie sono diventate organiche al sistema, sia per acquiescenza alle direttive ministeriali (sotto ricatto per via della necessità di ricevere i contributi statali), sia per convinta adesione alle iniziative proposte e ritenendo che l’opporsi sia elemento di divisione sociale inopportuno…
Scrive Costanza Miriano in un post sui social: “La scuola insegna già a non discriminare e a non essere prepotenti, quando insegna a ragionare, a conoscere, a faticare con serietà per imparare cose difficili, a sudare, a mettersi alla prova. Insegna l’umiltà, la pazienza, il senso dei propri limiti e la bellezza di superarli. Insegna già a non “viver come bruti”, ma a “seguir virtute e canoscenza”. Non c’è bisogno di nessuna giornata contro l’omofobia. Quello che viene promosso oggi invece è l’indottrinamento gender. E per piegarsi a quello serve proprio l’esatto contrario di ciò che si impara a scuola: bisogna essere poco intelligenti e pochissimo dotati di senso critico e autonomia di pensiero. Quindi, in questo senso, va benissimo togliere ore di lezione e di fatica, e dispensare polpettoni di pensiero premasticato”. I “polpettoni di pensiero premasticato”, indigesti e non di rado gravemente tossici, ormai sono all’ordine del giorno nella scuola italiana; è ora, quindi, che le famiglie tornino in piazza a gridare a gran voce per la libertà di educazione, perché la posta in gioco è, ormai, non solo l’educazione/formazione dei nostri figli, ma la loro stessa anima. A questo gioco non vogliamo e non possiamo più giocare.
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