di Mattia Spanò
Certi fatti non sono come gli altri, per le conseguenze sul piano materiale e perché portano con sé suggestioni potenti sul piano immateriale. È il caso del doppio sabotaggio ai gasdotti Nord Stream (notevolmente l’Ansa annota che la nota Nato, chiedo venia per la strallitterazione, è sottoscritta anche da Svezia e Finlandia, i due nuovi compari di bevute: meno fake-news di così non è proprio possibile).
Venendo a cose più serie, cioè al gas, termine che sembra derivare dalla parola “caos”.
L’alchimista Paracelso propone una definizione del caos come “i giusti elementi dello spirito”, e “acqua rarefatta”. È incerto che Paracelso abbia usato iustum nel senso di “giusto”, cioè conforme al “diritto”, e non piuttosto nel senso profondo di “forza vitale eterna” (dalla radice presanscrita -yo). Giusto è ciò che è eterno, il che a ben guardare è vero sotto molti aspetti, almeno idealmente.
Dal caos di Paracelso, l’alchimista di origine belga van Helmont deriva il termine “gas”, poi entrato nell’uso corrente. Van Helmont criticò sul piano scientifico sia Aristotele che Galeno: il primo riguardo al movimento delle cose, il secondo riguardo al principio di vita e morte che sarebbe da ricercare in Dio, non negli astri.
A van Helmont non va giù la distinzione aristotelica tra forma e sostanza. Egli sostiene che non ci sia alcuna distinzione possibile fra le due. In entrambi i casi, Aristotele e Galeno, il medico alchimista si oppone all’idea che ci sia un intervento esterno (movimento e stelle) a determinare l’essenza di una cosa, che al contrario secondo lui procede dall’interno. Secondo van Helmont, il divino non sarebbe una forza che agisce dall’esterno ma dall’interno.
L’altro bersaglio aristotelico di van Helmont è il rapporto fra ragione e verità. La prima ha un limite: può pervertire la seconda – egli critica in particolare, come già Sant’Agostino, l’espediente aristotelico della silloge, in quanto possibilità di dimostrare tutto e il suo contrario; lo stesso Aristotele parla di “falsa silloge”, del resto, qualcosa che sembra logica senza esserlo restituendo conclusioni false.
Alla luce di queste brevi considerazioni, è plausibile che van Helmont esaminasse lo stato gassoso, cioè caotico, come la miglior espressione dell’inseparabilità di forma e sostanza, la forma dello “spirito eterno” di Paracelso, l’unica conoscenza della verità degna di interesse umano.
Idea analoga è espressa dall’esoterista Renè Guénon, nel suo libro Simboli della Scienza Sacra: secondo Guénon, l’unica scienza (conoscenza) possibile è quella sul piano spirituale. Ciò che è sfuggente e non sperimentabile in senso veritativo sarebbe la materia. Nella prospettiva di Guénon, e in questo possiamo forse accostarlo a van Helmont, non esiste iato fra il simbolo e il sacro che esso incarna.
Sul piano simbolico profondo, dunque, un atto di sabotaggio a ciò che trasporta il gas – al di là delle ovvie implicazioni materiali e politiche – può essere letto come il tentativo essenzialmente riuscito, almeno sul momento, di stroncare l’accesso alla dimensione spirituale eterna, dalla quale discende fra le altre cose il diritto.
Si tratta certamente di una suggestione pura, vale a dire qualcosa che non deve essere giustificato per essere accolto come vero. Inoltre un’ipotesi del genere spiega più completamente certe derive folli che ci ammorbano da qualche anno a questa parte.
Molti, se non tutti, avvertono una continuità fra l’emergenza pandemica, quella bellica e infine quella energetica nella sua forma alchemica di “crisi del gas”. Il comune denominatore teleologico è la morte.
La distinzione che possiamo stabilire è fra chi ritiene che la supremazia sulla morte – a costo di andarvi incontro come salutisti, ecologisti e guerrafondai integralisti fanno con la schiuma alla bocca – sia il culmine della verità possibile, e in tal senso l’eutanasia con qualsiasi mezzo ne rappresenta la massima espressione ecologica, e chi invece pensa che ci esista un Dio “giusto”, cioè “eterno” (un Dio “gassoso” che nei fatti arreda l’opzione caos di luce, secondo van Helmont: i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie). Un Dio capace, come suggerisce Huysmans, di “scavare nel buio”, all’insaputa degli uomini.
Un Dio cui spetti l’ultima parola poiché ha detto la prima – in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio, nel Prologo di San Giovanni (il termine greco per “Verbo” è appunto λόγος).
Se Paracelso intendeva effettivamente il “giusto eterno”, allora la morte è la somma ingiustizia e la somma follia. Non certo la morte nel senso di passaggio, di ritorno allo stato gassoso proprio di Dio, ma quella nel senso di vanità, approdo al vacuum, al vuoto, al nulla (secondo gli alchimisti il vacuum è pervaso dal gas, cioè non esiste come inteso oggi).
È folle e ridicolo insieme pensare che qualcosa dal nulla provenga e al nulla ritorni. “Nulla” di cui peraltro non abbiamo notizie: come dice un caro amico, “nessuno lo ha mai visto o può dire com’è fatto: perché parlarne?”.
Per due anni abbiamo sentito e subìto le peggiori sconcezze intellettuali sul virus e sui rimedi – Paracelso, van Helmont e lo stesso Galeno erano medici: come Bassetti, Galli e Pregliasco, per dire quanto piatto è il linguaggio nella sua riduzione burocratica. A queste sono seguiti i deliri vodka e salmone contro la Russia – nazione da cui com’è noto i pochi stinchi di santo fuggono a gambe levate, trovando asilo politico fra Washington e Bruxelles, ben nascosti fra i massimi campioni della specie – mentre non è mai cessato il brusìo dei gretini all’arrembaggio della transizione ecologica, nel culto della quale sempre tra Bruxelles e Washington fanno bisboccia i gran sacerdoti.
La notizia è che costoro falliranno infallibilmente. Resta il cruccio di capire quanti sorci (ricordate Burioni?) trascineranno nel baratro questi pifferai, ma anche questo non sfuggirà a Dio, né resterà impunito.
Le chiavi di lettura per comprendere il momento attuale sono molteplici. Qui ne ho proposta una, per me curiosa e illuminante.
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0) bello il Rubens
1) A queste sono seguiti i deliri vodka e salmone contro la Russia – nazione da cui com’è noto i pochi stinchi di santo fuggono a gambe levate, trovando asilo politico fra Washington e Bruxelles, ben nascosti fra i massimi campioni della specie –……
pochi,
pochi scrivi ma a Vladimiro non sembrano affatto pochi a giudicare da quanto è irritato;
2) https://www.catholicherald.com/article/global/russian-bishops-nation-must-recognize-conscientious-objection-to-war/
ti posto l’ennesima benedizione delle armi da parte di sacerdoti cristiani – perchè il vangelo andrebbe corretto visto che Simone detto Cefa aveva ragione e Gesù torto atteso che la spada serve, in particolare quando dio è con noi e quando noi vinciamo ( altrimenti tutti pacifisti) – e ti chiedo, visto che hai contatti con entità superiori cui non ho accesso, cosa debba fare il giovane maschio cattolico russo nell’attuale frangente; perchè la preghiera cui richiama il Pezzi sembra ad uno scettico quale sono un po’ poco