Ricevo e volentieri pubblico. 

 

La visita di papa Francesco alla camera ardente di Giorgio Napolitano (foto: Ansa  Sir)
La visita di papa Francesco alla camera ardente di Giorgio Napolitano (foto: Ansa Sir)
 
 
 
di Pierre Laurent Cabantous
 
 
 
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Signore, la visita del Papa alla camera ardente del presidente Napolitano, allestita in Senato, sta facendo molto discutere. Ti confesso che anch’io sono rimasto sbigottito del fatto che il Santo Padre non abbia fatto il segno della Croce. Ma è altrettanto vero che tutto ha provocato in me il riaffiorare di tanti ricordi »
 
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « Quali, don Pierre Laurent? »
 
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Gesù, tu sai bene che i preti, in Romagna, sono avvezzi ad avere a che fare con i comunisti, i repubblicani e con tutti coloro che amano definirsi “laici” … che, poi, sarebbe meglio dire “laicisti”… ma questo è un altro problema.
Di alcuni “comunisti” che ho incontrato nei miei primi anni di sacerdozio conservo un buon ricordo. Non erano funzionari di partito, ma semplici militanti che rimasero frastornati dal crollo del muro di Berlino e dall’evoluzione del Partito negli anni successivi. Fra questi c’era il signor B., un vero romagnolo: molto affabile, pronto alla battuta, si esprimeva sempre in dialetto, simpatico come, è noto, i romagnoli sanno essere. Le “punzecchiate”, gli sfottò reciproci non mancavano mai, quando ci incontravamo, e, il più delle volte, tutto finiva nel prendere insieme un caffè. A ripensarci, si esprimeva come l’assessore Palmiro Cangini, il personaggio interpretato da Paolo Cevoli. Certe volte, quando passava in bicicletta davanti al cortile della parrocchia mi augurava il “Buongiorno” con voce forte, alzando il braccio con il gesto del pugno chiuso … »
 
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « … e tu gli rispondevi con dei gesti che non erano certo benedicenti … »
 
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Beh, diciamo che lo mandavo a “farsi benedire”».
 
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « Sei un birbante. Sarà meglio che tu vada avanti con i ricordi. »
 
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Accadde che morì un altro simpatico “compagno” che conoscevo bene, il signor M. . Il signor B. mi chiese se avrei partecipato al funerale anche se, per volontà del defunto, si sarebbe trattato di un funerale “civile”. Gli risposi che non andavo mai dove Cristo non era accettato. Obiettò con la frase: “ci può andare come uomo e non come prete”. Ci misi un po’ a fargli comprendere che le due cose non sono scindibili, che non “faccio” il prete, ma che “sono” prete. Come tu sai, Gesù, essendo il cimitero non lontano dalla parrocchia, tutti i cortei funebri dovevano passare per forza davanti alla chiesa. Quando passò il carro funebre con la bara del signor M., trovandomi nel sagrato della chiesa, feci un segno di croce. La cosa non passò inosservata al signor B. . Il giorno dopo, incontrandomi mi chiese: “ …𝘦 𝘴𝘦 𝘭𝘶𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘷𝘢?” “𝘔𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘢 – gli risposi – 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘰𝘷’𝘦̀ 𝘢𝘥𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘩𝘢 𝘢𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘨𝘳𝘢𝘥𝘪𝘳𝘦. 𝘗𝘰𝘪, 𝘪𝘭 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘳𝘰𝘤𝘦 𝘦̀ 𝘶𝘯 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘦𝘥𝘦 𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦. 𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘷𝘪𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘯 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘥’𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘨𝘩𝘪𝘦𝘳𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘣𝘣𝘢𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘨𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴𝘤𝘦 𝘪𝘯 𝘱𝘰𝘤𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰.” Mi ha risposto con tono deciso: “𝘛𝘦 𝘳𝘢𝘴𝘰̂𝘯!” (trad. “Hai ragione !”)
Eh sì, bisognerebbe che tutti comprendessero ciò che ha scritto Romano Guardini nel suo libro “I santi segni” : “ Il segno della croce … è il segno della totalità ed è il segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli santifica l’uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere.” »
 
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « Te rasôn ! »

 

don Pierre Laurent Cabantous è parroco presso la Concattedrale di Cervia – S. Maria Assunta

 



Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.


 

Sostieni il Blog di Sabino Paciolla

 





 

 


 

Sostieni il Blog di Sabino Paciolla

 





 

 

Facebook Comments