Ricevo e volentieri pubblico.
di Pierre Laurent Cabantous
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Signore, la visita del Papa alla camera ardente del presidente Napolitano, allestita in Senato, sta facendo molto discutere. Ti confesso che anch’io sono rimasto sbigottito del fatto che il Santo Padre non abbia fatto il segno della Croce. Ma è altrettanto vero che tutto ha provocato in me il riaffiorare di tanti ricordi »
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « Quali, don Pierre Laurent? »
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Gesù, tu sai bene che i preti, in Romagna, sono avvezzi ad avere a che fare con i comunisti, i repubblicani e con tutti coloro che amano definirsi “laici” … che, poi, sarebbe meglio dire “laicisti”… ma questo è un altro problema.
Di alcuni “comunisti” che ho incontrato nei miei primi anni di sacerdozio conservo un buon ricordo. Non erano funzionari di partito, ma semplici militanti che rimasero frastornati dal crollo del muro di Berlino e dall’evoluzione del Partito negli anni successivi. Fra questi c’era il signor B., un vero romagnolo: molto affabile, pronto alla battuta, si esprimeva sempre in dialetto, simpatico come, è noto, i romagnoli sanno essere. Le “punzecchiate”, gli sfottò reciproci non mancavano mai, quando ci incontravamo, e, il più delle volte, tutto finiva nel prendere insieme un caffè. A ripensarci, si esprimeva come l’assessore Palmiro Cangini, il personaggio interpretato da Paolo Cevoli. Certe volte, quando passava in bicicletta davanti al cortile della parrocchia mi augurava il “Buongiorno” con voce forte, alzando il braccio con il gesto del pugno chiuso … »
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « … e tu gli rispondevi con dei gesti che non erano certo benedicenti … »
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Beh, diciamo che lo mandavo a “farsi benedire”».
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « Sei un birbante. Sarà meglio che tu vada avanti con i ricordi. »
𝗗𝗼𝗻 𝗣𝗶𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗲𝗻𝘁: « Accadde che morì un altro simpatico “compagno” che conoscevo bene, il signor M. . Il signor B. mi chiese se avrei partecipato al funerale anche se, per volontà del defunto, si sarebbe trattato di un funerale “civile”. Gli risposi che non andavo mai dove Cristo non era accettato. Obiettò con la frase: “ci può andare come uomo e non come prete”. Ci misi un po’ a fargli comprendere che le due cose non sono scindibili, che non “faccio” il prete, ma che “sono” prete. Come tu sai, Gesù, essendo il cimitero non lontano dalla parrocchia, tutti i cortei funebri dovevano passare per forza davanti alla chiesa. Quando passò il carro funebre con la bara del signor M., trovandomi nel sagrato della chiesa, feci un segno di croce. La cosa non passò inosservata al signor B. . Il giorno dopo, incontrandomi mi chiese: “ …𝘦 𝘴𝘦 𝘭𝘶𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘷𝘢?” “𝘔𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘢 – gli risposi – 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘰𝘷’𝘦̀ 𝘢𝘥𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘩𝘢 𝘢𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘨𝘳𝘢𝘥𝘪𝘳𝘦. 𝘗𝘰𝘪, 𝘪𝘭 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘳𝘰𝘤𝘦 𝘦̀ 𝘶𝘯 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘦𝘥𝘦 𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦. 𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘷𝘪𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘯 𝘨𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘥’𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘨𝘩𝘪𝘦𝘳𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘣𝘣𝘢𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘨𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴𝘤𝘦 𝘪𝘯 𝘱𝘰𝘤𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰.” Mi ha risposto con tono deciso: “𝘛𝘦 𝘳𝘢𝘴𝘰̂𝘯!” (trad. “Hai ragione !”)
Eh sì, bisognerebbe che tutti comprendessero ciò che ha scritto Romano Guardini nel suo libro “I santi segni” : “ Il segno della croce … è il segno della totalità ed è il segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli santifica l’uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere.” »
𝗚𝗲𝘀𝘂̀: « Te rasôn ! »
don Pierre Laurent Cabantous è parroco presso la Concattedrale di Cervia – S. Maria Assunta
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Gesù: “Don Laurent una piccola postilla: vedi…il segno di Croce di fronte a un defunto è qualcosa non per il defunto, ma per te stesso e per me: tu ricordi a te stesso che anche io, vero DIO e vero UOMO, come UOMO, sono morto, ed in quel modo, offrendomi come DIO per TE!! Ricordi a te stesso che il momento della morte arriverà anche per te. E il segno della Croce che ti fai, ti dico che è anche un segno per me: è il messaggio che mi mandi per farmi sapere che sei MIO, che ti dai a me, che ti affidi a me, che ti fidi di me…questa cosa mi blandisce e mi intenerisce…segnàndoti tu mi dai una consolazione per l’indifferenza e il disprezzo che ricevo. Indifferenza e disprezzo che ho ricevuto da uno che si spaccia per Papa (l’ha proprio messo lui, nero su bianco, che non vuole essere il mio Vicario), i segni che si è fatto sono tremendi…si è fatto i segni che vogliono testimoniare la sua appartenenza alla massoneria. La massoneria, se non lo sai, è una conventicola di persone che opera nella segretezza, degli aderenti e delle cose che brigano…Il mio Vicario Clemente XII nel 1738 scrisse una bolla pontificia, la “In eminenti apostolatus specula”, in cui molto chiaramente condanna la massoneria proprio perché opera nell’oscurità, e irroga la pena di scomunica latae sententiae per chi anche solamente offre sostegno indiretto alla massoneria; ma non voglio farti perdere il filo del discorso, dicevo…chi è il principale operatore dell’oscurità? Satana! Voglio che quell’uomo bianco si converta e torni a me, ma segnarsi coi segni della massoneria significa mandare a Satana il messaggio che si è accettato di appartenere a lui. Ed io, amando l’uomo bianco (come tutti gli uomini) più dell’intero universo, non intendo costringerlo a scegliere me. Dunque grazie della consolazione che mi dai, ogni volta che ti segni col segno della Croce.