Proseguiamo sabato prossimo, 02 aprile, alle ore 17.00, con l’ultimo incontro della serie Un filo nel labirinto, via Zoom, con dom Giulio Meiattini. Il tema dell’incontro lo illustra più sotto lo stesso Meiattini.
Chi vorrà partecipare è pregato di mettersi in contatto con me via Messenger, via Whatsapp, via mail o inviando una lettera alla mail del blog in modo che possa inviargli il link per il collegamento.
Sabino Paciolla
L’ultimo segmento del nostro percorso Un filo nel labirinto lo mutuiamo dalla nota opera Il Signore degli Anelli di J. R. Tolkien. Sembra plausibile riconoscere, in questo capolavoro del secolo scorso, una lettura in filigrana della crisi della civiltà occidentale. Che l’Occidente si trovasse a una svolta della propria storia millenaria era già stato avvertito con largo anticipo da molti pensatori europei, tra fine ‘800 e prima metà del ‘900: da F. Nietzsche a O. Spengler, da M. Heidegger a K. Jaspers. L’Occidente è davvero avviato a un “tramonto”, quasi realizzando il significato del suo nome (occidens, “ciò che cade, che tramonta”), secondo quanto sostenuto da questi autori?
Da alcuni indizi presenti nella sua opera, si può evincere che di questa crisi occidentale Tolkien dà una sua lettura personale, sia pur attraverso la forma del romanzo di fantasia. Si tratta di una lettura spirituale, potremmo dire mistica, cristianamente ispirata, anche se Dio e la religione non vi appaiono esplicitamente. Dietro i grandi sommovimenti storici, per lo scrittore inglese agiscono forze spirituali di segno negativo e positivo che vanno oltre le sole forze e dinamiche umane. La battaglia per il potere (simboleggiato dal possesso dell’anello), il controllo totale dell’Occhio di Sauron, le manipolazioni tecnologiche distruttive della natura e dell’uomo praticate da Saruman, richiamano questioni centrali del nostro tempo.
Il protagonista centrale del romanzo, l’hobbit Frodo Baggins, mostra che la possibilità di una rinascita risiede nello spogliamento interiore, nella via della debolezza che rinuncia radicalmente al potere, in un “colpo di Grazia” finale inatteso e provvidenziale. Il messaggio tolkieniano che si può cogliere in Il Signore degli anelli è che l’Occidente è destinato non a perire, ma a trasformarsi, anche se attraverso una profonda e dolorosa purificazione.
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