di Roberto Allieri
La coraggiosa Meloni, che batte i pugni sul tavolo per rivendicare fieramente la più servile obbedienza alla NATO, ai fomentatori della guerra in Ucraina, alla gestione della pandemia in capo all’Organizzazione Mondiale della Sanità nonché all’agenda UE, FMI, etc.
La temeraria Greta, che sgrida i potenti nei modi e con le parole con cui essi vogliono essere sgridati.
L’indomito Papa Francesco, che non esita a schierarsi controcorrente per promuovere la lotta ai cambiamenti climatici, la valorizzazione delle donne, la salvaguardia degli eco-sistemi oppure atti d’amore come l’inoculazione forzata di vaccini (espressione di libertà che può culminare nella perdita del lavoro e dei diritti fondamentali per chi non li accetta).
Meloni, Greta e il Papa: tre figure emblematiche che agli occhi di molti incarnerebbero l’opposizione al sistema e al mondo cinico e baro. In realtà alimentano il sospetto che l’altra faccia del pensiero unico è il pensiero unico bis.
Il controllo delle persone diventa infatti sempre più asfissiante, con mezzi di tracciabilità sempre più sofisticati. Vogliono controllarti anche l’anima. E così finisce che pure l’opposizione al sistema deve essere ‘sostenibile’ e politicamente corretta: cioè addomesticata e gradita ad un establishment che se la suona e se la canta.
Tra le tre figure paradigmatiche a cui ho accennato devo però fare una mezza eccezione. Mi sento di spezzare una lancia a favore del Papa. Pescando in quel guazzabuglio che è il suo magistero provvisorio, costituito da esternazioni verbali che valgono finché non ne arrivano altre che le contraddicono, colgo un grande merito: capita frequentemente e stranamente che le sue esortazioni abbiano un sapore autenticamente cattolico, in piena sintonia con l’esempio e le scelte dei santi che da duemila anni indicano le vie della fede e della santificazione.
Purtroppo, non è sempre così: nell’ovile di Papa Francesco oltre alle pecore occorre trovare spazio per i lupi. Per accogliere questi ultimi è sufficiente che dichiarino di percepirsi come pecore. La realtà non conta: il lupo che si traveste da pecora è pecora. Insomma, tutti questi lupi facciano quello che vogliono: tanto i pastori a guardia dell’ovile non ci sono più. Sono quasi tutti dispersi nei monti, troppo impegnati a inseguire pecorelle smarrite che li fuggono irridenti e diffidenti.
Mi rendo conto di aver tratteggiato un quadro altamente sconfortante: quello attuale della nostra società occidentale. E qui sorge una domanda esistenziale: per chi si ostina a guardare questo quadro rimanendo fuori dalla cornice, qual è la via? Qual è l’atteggiamento più dignitoso per manifestare proficuamente la propria irriducibilità? Dobbiamo forse arrenderci?
Al di là di soluzioni pratiche o ricette (che non ho) e al netto di rifugi spirituali nella preghiera e nella Provvidenza, rimane una consapevolezza che deve essere un punto fermo di ripartenza.
Comprendere cioè che siamo nel mezzo di una furiosa lotta tra verità e menzogna. Per quanto la menzogna sia potente (si sa che per far diventare una menzogna verità basta ripeterla molte volte) la verità ha una sua forza intrinseca: proviene da Dio, è oggettiva e se non è soffocata da pregiudizi, ideologie o manipolazioni si impone da sola.
Occorre quindi continuare a combattere contro le tenebre perché c’è un grande vantaggio per chi è nella luce: in una stanza totalmente buia bastano pochi raggi di luce, filtrati da una finestra oscurata, per dissipare le tenebre e permettere di vedere. È più faticoso oscurare la luce che lasciarla passare. Bastano dieci persone pro-light per sbaragliarne centinaia oscurantiste. E poi, è un briciolo di lievito che fa fermentare la massa. Non dimentichiamolo.
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È vero. Chi pensa che il potere derivi dalle elezioni, a prescindere dagli apparati e dalle influenze internazionali, è un illuso.
A meno che non intervenga Dio, ma questo è tutto un altro discorso.