Riprendo l’articolo di Edward Pentin pubblicato ieri sul National Catholic Register sulla testimonianza scritta dall’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Carlo Maria Viganò, riguardo alla copertura degli abusi dell’ex card. Theodore McCarrick.
In calce all’articolo del National Catholic Register trovate la copia della testimonianza di mons. Viganò.
La notizia è stata rilanciata dalle maggiori testate giornalistiche internazionali, dal Catholic Herald, al New York Times, dalla Associated Press, Reuters, ecc.
Eccolo nella mia traduzione.
In una straordinaria testimonianza scritta di 11 pagine, un ex nunzio apostolico negli Stati Uniti ha accusato diversi alti presuli di complicità nel nascondere le accuse di abuso sessuale dell’arcivescovo Theodore McCarrick, e ha affermato che papa Francesco era a conoscenza delle sanzioni imposte all’allora cardinale McCarrick da papa Benedetto XVI, ma ha scelto di abrogarle.
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, 77 anni, che dal 2011 al 2016 è stato nunzio apostolico a Washington D.C., ha detto che alla fine degli anni 2000 Benedetto XVI aveva “imposto al cardinale McCarrick sanzioni simili a quelle ora impostegli da papa Francesco” e che Viganò ne aveva parlato personalmente a papa Francesco nel 2013.
L’arcivescovo Viganò nella sua dichiarazione scritta, rilasciata contemporaneamente al National Catholic Register e ad altri media, (vedi testo integrale sotto) ha detto che papa Francesco “continuò a coprire” McCarrick e non solo “non tenne conto delle sanzioni che papa Benedetto gli aveva imposto”, ma fece anche di McCarrick “il suo consigliere di fiducia”. Viganò ha detto che l’ex arcivescovo di Washington consigliò al Papa di nominare alcuni vescovi negli Stati Uniti, tra cui i cardinali Blase Cupich di Chicago e Joseph Tobin di Newark.
L’arcivescovo Viganò ha detto che la sua “coscienza detta” che la verità sia conosciuta di come “la corruzione ha raggiunto il vertice della gerarchia della Chiesa”, ha concluso la sua testimonianza invitando papa Francesco e tutti coloro che sono implicati nella copertura degli abusi dell’arcivescovo McCarrick a dimettersi.
Il 20 giugno il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, su ordine di papa Francesco, ha vietato l’esercizio di cariche pubbliche all’ex cardinale McCarrick dopo che un’indagine dell’arcidiocesi di New York aveva rilevato che l’accusa di abuso sessuale di un minore era “credibile e motivata”. Lo stesso giorno, il pubblico ha appreso che l’arcidiocesi di Newark e la diocesi di Metuchen nel New Jersey avevano ricevuto tre accuse contro McCarrick di cattiva condotta sessuale che coinvolgevano adulti. Da allora i media hanno scritto di vittime di abusi, che coprono decenni, che includono un ragazzo, tre giovani sacerdoti o seminaristi, e un uomo ora nei suoi anni ’60 che sostiene che McCarrick ha abusato di lui fin dall’età di 11. Il Papa ha poi accettato le dimissioni di McCarrick dal Collegio dei Cardinali.
Ma Viganò ha scritto che Benedetto molto prima aveva imposto a McCarrick sanzioni “simili” a quelle ordinate dal cardinale Parolin. “Il cardinale doveva lasciare il seminario in cui viveva”, ha detto Viganò, “ma gli era anche vietato di celebrare in pubblico, di partecipare a riunioni pubbliche, di tenere conferenze, di viaggiare, con l’obbligo di dedicarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”. Viganò non ha documentato la data esatta, ma ha ricordato che la sanzione era stata applicata già nel 2009 o nel 2010.
Le misure di Benedetto XVI giunsero anni dopo che i predecessori della nunziatura dell’Arcivescovo Viganò – gli Arcivescovi Gabriel Montalvo e Pietro Sambi – avevano “immediatamente” informato la Santa Sede non appena venuti a conoscenza del “comportamento gravemente immorale dell’Arcivescovo McCarrick con seminaristi e sacerdoti”, ha scritto il diplomatico vaticano in pensione.
Ha detto che l’arcivescovo Montalvo ha avvertito per la prima volta il Vaticano nel 2000, chiedendo che il domenicano padre Bonifacio Ramsey scrivesse a Roma confermando le accuse. Nel 2006, l’arcivescovo Viganò ha detto che, come delegato per le rappresentanze pontificie in Segreteria di Stato, aveva personalmente scritto una nota al suo superiore, poi arcivescovo (poi cardinale) Leonardo Sandri, proponendo una “misura esemplare” da prendere contro McCarrick che potesse avere una “funzione medicinale” per prevenire futuri abusi e alleviare un “gravissimo scandalo per i fedeli”.
Ha attinto a un memorandum d’accusa, comunicato dall’arcivescovo Sambi al cardinale Tarcisio Bertone, allora segretario di Stato, in cui un sacerdote abusivo aveva fatto accuse contro McCarrick di “tanta gravità e bassezza” tra cui “atti depravati” e “celebrazione sacrilega dell’Eucaristia”.
Promemoria Ignorato
Ma, secondo Viganò, il suo memo è stato ignorato e non si è agito fino alla fine degli anni 2000, un ritardo che l’arcivescovo Viganò sostiene sia dovuto alla complicità dei rispettivi segretari di Stato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i cardinali Angelo Sodano e Tarcisio Bertone.
Nel 2008 l’arcivescovo Viganò afferma di aver scritto un secondo memo, questa volta al successore del cardinale Sandri quale sostituto alla Segreteria di Stato, l’allora arcivescovo (poi cardinale) Fernando Filoni. Egli incluse una sintesi delle ricerche condotte da Richard Sipe, psicoterapeuta e specialista in abusi sessuali sul clero, che Sipe aveva inviato a Benedetto sotto forma di dichiarazione. Viganò ha detto che concluse il promemoria “ripetendo ai miei superiori che ritenevo necessario intervenire al più presto togliendo la berretta cardinalizia al cardinale McCarrick”.
Ancora una volta, secondo Viganò, la sua richiesta cadde nel vuoto e scrive di essere “molto costernato” che entrambi i promemoria venissero ignorati fino a quando la dichiarazione “coraggiosa e meritoria” di Sipe non ebbe “il risultato desiderato”.
“Benedetto ha fatto quello che doveva fare – ha detto l’arcivescovo Viganò al National Catholic Register del 25 agosto – ma i suoi collaboratori – la Segreteria di Stato e tutti gli altri – non l’hanno fatto rispettare come avrebbero dovuto, il che ha portato al ritardo”.
“Quel che è certo – scrive Viganò nella sua testimonianza – è che papa Benedetto XVI ha imposto a McCarrick le suddette sanzioni canoniche, che gli sono state comunicate dal nunzio apostolico negli Stati Uniti Pietro Sambi”.
Il National Catholic Register ha confermato in maniera indipendente che le accuse contro McCarrick erano certamente note a Benedetto, e il Papa Emerito ricorda di aver ordinato al cardinale Bertone di imporre misure, ma non può ricordare la loro esatta natura.
Nel 2011, all’arrivo a Washington D.C., l’arcivescovo Viganò ha detto di aver personalmente ripetuto la sanzione a McCarrick. “Il cardinale, mormorando in modo appena comprensibile, ammise di aver forse commesso l’errore di dormire nello stesso letto con alcuni seminaristi nella sua casa sulla spiaggia, ma lo disse come se non avesse importanza”, ha ricordato Viganò nella sua testimonianza.
Nella sua dichiarazione scritta, Viganò ha poi delineato la sua comprensione di come, nonostante le accuse contro di lui, McCarrick sia stato nominato arcivescovo di Washington D.C. nel 2000 e di come i suoi misfatti siano stati coperti. La sua affermazione coinvolge i cardinali Angelo Sodano, Tarcisio Bertone e Pietro Parolin e insiste sul fatto che diversi altri cardinali e vescovi erano ben consapevoli, tra cui il cardinale Donald Wuerl, successore di McCarrick come arcivescovo di Washington DC.
“Io stesso ho sollevato l’argomento con il cardinale Wuerl in diverse occasioni, e certamente non ho avuto bisogno di entrare nei dettagli perché mi è stato subito chiaro che ne era pienamente consapevole”, ha scritto.
Ed McFadden, un portavoce per l’arcidiocesi di Washington, ha detto a CNA che Wuerl nega categoricamente di essere stato informato che il ministero di McCarrick era stato limitato dal Vaticano.
La seconda parte della testimonianza di Viganò riguarda principalmente ciò che papa Francesco sapeva di McCarrick, e come ha agito.
Ricorda di aver incontrato il cardinale McCarrick nel giugno 2013 nella residenza della Domus Sanctae Marthae del Papa, durante la quale McCarrick gli disse “in un tono a metà tra l’ambiguo e il trionfale: ‘Il Papa mi ha accolto ieri; domani vado in Cina’” – l’implicazione era che Francesco aveva tolto il divieto di viaggio impostogli da Benedetto. (Un’ulteriore prova di questo si può vedere in questa intervista McCarrick ha dato al National Catholic Reporter nel 2014.
Pochi giorni dopo, in un incontro privato, l’arcivescovo Viganò ha detto che il Papa gli chiese “‘Com’è il cardinale McCarrick?”” a cui l’arcivescovo rispose: “Ha corrotto generazioni di seminaristi e sacerdoti e papa Benedetto gli ha ordinato di ritirarsi in una vita di preghiera e penitenza”. L’ex nunzio ha detto di credere che lo scopo del Papa nel chiederglielo era quello di “scoprire se ero un alleato di McCarrick o meno”.
Liberato dai vincoli
Ha detto che era “chiaro” che “dal momento dell’elezione di papa Francesco, McCarrick, ora libero da ogni vincolo, si era sentito libero di viaggiare continuamente, di tenere conferenze e interviste”.
Inoltre, ha aggiunto, McCarrick “è diventato il kingmaker (l’artefice sovrano) per gli appuntamenti in Curia e negli Stati Uniti, e il più ascoltato consigliere in Vaticano per i rapporti con l’amministrazione Obama”.
Viganò ha sostenuto che gli appuntamenti del cardinale Cupich a Chicago e del cardinale Joseph Tobin a Newark “erano orchestrati da McCarrick”, tra gli altri. Egli ha detto che nessuno dei due nomi è stato presentato dalla nunziatura, il cui compito è tradizionalmente quello di presentare una lista di nomi, o terna, alla Congregazione per i Vescovi. Ha anche aggiunto che la nomina del vescovo Robert McElroy a San Diego è stata orchestrata “dall’alto” piuttosto che attraverso il nunzio.
Il diplomatico italiano in pensione ha fatto eco anche alle notizie del National Catholic Register sul cardinale Rodriguez Maradíaga e sul suo passato di coperture in Honduras, dicendo che il Papa “difende il suo uomo” fino “ad oltranza”, nonostante le accuse contro di lui. Lo stesso vale per McCarrick, ha scritto Viganò.
“Lui [Papa Francesco] sapeva almeno dal 23 giugno 2013 che McCarrick era un predatore seriale”, ha affermato l’arcivescovo Viganò, ma nonostante “sapesse di essere un uomo corrotto, lo ha coperto ad oltranza”.
“Solo quando è stato costretto dalla denuncia dell’abuso di un minore, sempre sulla base dell’attenzione dei media, è intervenuto (nei confronti di McCarrick) per salvare la sua immagine sui media”, scrive Viganò.
L’ex nunzio statunitense ha scritto che Papa Francesco “sta abdicando al mandato che Cristo ha dato a Pietro per confermare i fratelli”, e lo ha esortato a “riconoscere i suoi errori” e a “dare il buon esempio ai cardinali e ai vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti“.
Nei commenti ai media il 25 agosto Viganò ha detto che la sua principale motivazione che lo ha portato a scrivere ora la sua testimonianza è stata quella di “fermare la sofferenza delle vittime, prevenire nuove vittime e proteggere la Chiesa: solo la verità può renderla libera”.
Ha anche detto di voler “liberare la mia coscienza davanti a Dio dalle mie responsabilità di vescovo per la Chiesa universale”, aggiungendo che è un “vecchio” che vuole presentarsi a Dio “con la coscienza pulita”.
“Il popolo di Dio ha il diritto di conoscere la piena verità anche sui suoi pastori”, ha detto. “Hanno il diritto di essere guidati da buoni pastori. Per potersi fidare di loro e amarli, devono conoscerli apertamente, in trasparenza e verità, come sono realmente. Un sacerdote dovrebbe essere sempre una luce su una candela, ovunque e per tutti”.
Nota dei redattori: Questa storia è stata aggiornata dopo la pubblicazione per riflettere una dichiarazione fornita a CNA dal portavoce dell’Archiocesi di Washington, Ed McFadden.
Fonte: National Catholic Register
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