di Giorgio Canu
Ho letto con attenzione l’articolo di Libertà e Persona, a firma di Domenico Sambataro, intitolato “Etica e vaccini: facciamo chiarezza”, ( http://www.libertaepersona.org/wordpress/2022/01/etica-e-vaccini-facciamo-chiarezza/ ) e ho alcune considerazioni da fare relativamente ad alcuni punti che mi hanno colpito particolarmente.
1) Iniziamo dal titolo:
Etica e vaccini: facciamo chiarezza.
La prima parte sembra essere lo stesso titolo del post di Costanza Miriano del 1 gennaio.
La seconda parte, dopo i due punti, dice che si vuole fare chiarezza sull’argomento.
Perché ci vuole chiarezza? Non cita il nome e il fatto, sta di fatto che una giornalista, credente, che vive la sua fede senza nasconderla e con estrema semplicità, e che ha un grande seguito tra molti da lei stessa accompagnati in un cammino comune di fede, ha sollevato un vespaio facendo alcune osservazioni su Etica e Vaccini.
Ci vuole chiarezza perché quelle affermazioni probabilmente non sono piaciute, e l’articolo sembrerebbe proprio una risposta a quella giornalista, ma non in tono chiarificatore come direbbe il titolo, bensì con l’accusa di una “responsabilità morale nel definire illecito qualcosa che invece è lecito”, la qual cosa potrebbe indurre qualcuno a non vaccinarsi e condurlo quindi alla morte.
Non voglio credere che sia così, sicuramente è solo una mia impressione, non è fuoco amico, non c’è alcuna correlazione.
Il caso, solo il caso, ha voluto che due giornalisti a distanza di qualche giorno scrivessero un articolo con lo stesso titolo, di cui il secondo in ordine di tempo sembra dare una risposta al primo, asfaltandolo, ma non è così: l’articolista di Libertà e Persona probabilmente non ha letto il primo articolo, quello della bella giornalista cattolica, e la coincidenza dei titoli è solo casuale. Se lo avesse letto non avrebbe sicuramente scritto questa risposta che mi sembra non cogliere nel segno.
2) Andiamo avanti. Per giustificare la liceità di un obbligo vaccinale l’articolista mette in campo il suo Jolly, rifacendosi alla storia:
Tramite l’editto Consalvi del 20 Giugno 1822, il Santo Padre Pio VII ordinò la vaccinazione obbligatoria nel territorio dello stato Vaticano risultando dunque tra i primi in Europa ad applicare tale misura preventiva. Questo nonostante la pratica vaccinale di due secoli fa non avesse superato le prove di sicurezza
Mi spieghi, dott. Sambataro:
– GIULIO III (1550-1555): sodomita, nomina cardinale l’amante 17enne Innocenzo, figlio di un suo servo, poi accusato di violenze, stupri e omicidi.
– INNOCENZO VIII (1484-1492) si circondava di concubine ed ebbe 7 figli illegittimi.
Sono solo due esempi di papi non proprio modello di santità né amanti del bene comune: e scandali di sesso, omicidi, simonia, e altre nefandezze, si potrebbero citare per molti altri nomi del papato.
È questo sufficiente a giustificare il concubinaggio, l’omicidio e tutti gli altri atti di cui sono stati “esempi” questi papi? E perché lo sarebbe invece per giustificare un obbligo vaccinale?
In ogni caso oggi siamo in una situazione ben differente anche rispetto all’editto Consalvi, per molteplici aspetti, che rendono l’obbligo vaccinale probabilmente inutile e non efficace, oltreché forse lesivo della dignità delle persone. Non tiene infatti conto della totalità dei fattori, su cui non è mia intenzione adesso dilungarmi, preferendo limitarmi all’analisi del testo.
3) L’articolista parte con degli esempi.
Il primo dei quali parla del vaccino contro la rosolia, enumera i benefici di questo vaccino, e dice che anch’esso è stato prodotto da cellule derivate da aborti.
Qui l’articolista si è dimenticato il linguaggio corretto che normalmente si pretende dagli altri: per creare o testare questi vaccini non sono state utilizzate cellule derivanti da aborti! Avrebbe dovuto parlare di colture cellulari immortalizzate e non di cellule, altrimenti si genera confusione! Ma diamo per scontato che lo abbia fatto solo per semplificare, che sia solo incappato per un attimo in quel linguaggio informale che normalmente si usa tra i non addetti ai lavori.
L’articolista prosegue dicendo che
gli aborti in nessuno di questi casi sono stati eseguiti al fine della produzione dei vaccini.
È vero. La linea cellulare HEK293, che viene utilizzata in fase di produzione e/o di test per i vaccini Covid, è stata creata nel 1973 dal gruppo di ricerca di Alex van der Eb, dalle cellule embrionali umane fetali normali del rene, o del surrene, con l’esperimento n. 293 di Frank Graham, da un unico aborto non spontaneo ma sicuramente provocato.
In una riunione della FDA del maggio 2001 il dottor Alex van der Eb, chiamato come testimone, dichiara che si trattava di rene di feto con una storia familiare sconosciuta, ottenuto nel 1972, ma “Non si sa più la data precisa. Il feto, per quanto mi ricordo, era completamente normale. Non c’era niente che non andasse. Non so bene le ragioni di quell’aborto. Probabilmente lo sapevo a quel tempo, ma ho perso tutte queste informazioni”.
( https://www.pdcnet.org/ncbq/content/ncbq_2006_0006_0003_0473_0495 )
Non ci sono centinaia di aborti dietro alla linea cellulare HEK 293, ma quell’unico aborto da cui la linea cellulare è nata, ed inoltre, come si vede dalle date, quell’aborto non è stato effettuato al fine di produrre i vaccini, tanto che la linea cellulare è stata creata un anno dopo l’aborto, tanto che il dott. van der Eb non ricorda quale fosse la data precisa né le ragioni di quell’aborto.
Resta il fatto che, se chi ha creato la linea cellulare era al corrente che trattavasi di aborto volontario, (dice infatti che per arrivare a quel risultato gli embrioni utilizzati sono stati molti di più, essendo stati necessari 293 esperimenti), c’è stata probabilmente da parte sua cooperazione formale al male. Se è così, di questo non si può tacere.
L’articolista spiega poi tramite delle figure la differenza tra un embrione e le singole cellule che da esso scaturiscono:
L’embrione è già persona umana, è il punto di partenza fino a diventare uomo adulto, motivo per cui l’aborto volontario assume una gravissima responsabilità morale.
Il fibroblasta, (invece), capace di produrre solo altri fibroblasti, come la cellula renale, capace di riprodurre solo cellule renali, non sono persona umana, ma cellule differenziate che scaturiscono dall’embrione per la formazione di tutti gli altri organi, e possono riprodurre solo se stesse.
Ne risulta che causare la morte dell’embrione ha un gravissimo impatto etico, l’utilizzo del fibroblasta e della cellula renale no perché né il fibroblasta, né la cellula renale possono dare origine ad un essere umano.
Quindi, se ho ben capito, il punto sarebbe che se io causo la morte dell’embrione compio un delitto. Ma se ne uso soltanto una cellula differenziata, o un organo, no. Bene, ragioniamoci su.
Se io ho bisogno di un rene per un trapianto, dovrò avere a disposizione una persona di cui sia stata dichiarata la morte cerebrale, (con tutte le procedure previste per la dichiarazione di morte cerebrale, a garanzia del fatto che la morte sia certa) da cui espiantare l’organo.
Potrei trovare il rene da una persona morta in un incidente stradale, ma potrebbe anche essere il caso di una persona uccisa da un malvivente.
L’uccisione di una persona è sicuramente un male, per il quale il malvivente sarà considerato colpevole e sarà processato. Ma ciò non renderà moralmente illecito l’espianto e l’utilizzo di quel rene per il trapianto, perché il fine del delitto non era quello di procurare il rene ma era una rapina.
E fin qui le situazioni si possono raffrontare.
Ma, per ottenere il rene per un trapianto occorre un corpo vivo di un uomo di cui sia stata dichiarata la morte cerebrale. Per ottenere invece una cellula differenziata da cui far nascere una coltura cellulare da utilizzare per i vaccini (che poi verrà immortalizzata), il rene di quell’uomo morto per un incidente, o per omicidio, non serve.
Serve la cellula presa da un corpo in formazione quale è quello di un embrione, solo quel tipo di cellule sono servite per creare le colture cellulari (immortalizzate) che vengono tuttora utilizzate per i vaccini.
Quindi il fatto che all’origine di queste culture cellulari ci sia stato un embrione vivo e sano è un fatto necessario, non è stato un fatto accessorio, è stato il presupposto.
Dire che quello non è un embrione, e che quindi la cultura cellulare si può lecitamente utilizzare perché è una cellula differenziata, mi pare che sia un modo comodo per nascondersi e dimenticare il problema. E può generare lo scandalo di far pensare che a questo punto si approvi l’aborto, basta che non sia stato fatto da noi: “ormai quel bimbo è stato ucciso, non buttiamolo via, utilizziamolo!”
È lo stesso articolista a dirlo:
“Il destino del feto abortito è l’eliminazione. In questo caso, invece che finire nel cesto giallo dei rifiuti biologici, una parte è stata mantenuta per ottenere queste cellule”.
Eccoti giustificato l’aborto!
5) L’articolista spiega poi che
“le cellule oggi a disposizione non derivano da nessun aborto, ma sono la replicazione innumerevoli volte della stessa cellula standardizzate, e ogni replicazione è divisa dall’aborto iniziale da un enorme numero di generazioni.
Queste cellule (create da culture cellulari derivanti da aborto) non sono utilizzate solo per i vaccini, ma per tutti i farmaci. Letteralmente qualsiasi farmaco”:
E fa esempi dei farmaci testati su cellule HEK-293:
aspirina, ibuprofene, eparina, idrossiclorochina, azitromicina, levotiroxina, valsartan…
Non mi interessa qui andare a guardarmi i metodi di produzione di ogni farmaco, e ne spiegherò poi il motivo. Ma voglio solo indicare la scorrettezza di questa affermazione: basta vedere le date in cui i farmaci elencati sono stati prodotti. Ad esempio l’aspirina e l’idrossiclorochina sono datati ben prima della creazione delle colture cellulari da Hek-293. Gli studi a cui l’autore del testo si riferisce sono stati fatti in seguito, anni e anni dopo, non sono stati necessari per la loro produzione, e aspirina e idrossiclorochina ci sarebbero anche senza questi test fatti in seguito.
( https://lanuovabq.it/it/farmaci-anti-covid-la-trappola-etica )
6) Continua il nostro articolista:
la critica è verso tutti i “dottori della legge” che pontificano sull’illiceità morale dei vaccini per questa ragione e, di rimando, verso qualsiasi altro farmaco, e che sembrano non essere particolarmente preoccupati dalla responsabilità morale di queste posizioni.
Veramente chi ha dichiarato la illiceità morale dei vaccini è la Congregazione per la Dottrina della Fede, che ne autorizza l’utilizzo e quindi ne dichiara la liceità, solo se vengono rispettate 3 condizioni, che riassumo per brevità:
– che ci sia un pericolo grave e attuale,
– che non ci siano mezzi alternativi da poter utilizzare per disinnescare il pericolo,
– e che, verificandosi le prime due condizioni, occorre sempre premettere all’utilizzo una aperta dichiarazione di contrarietà all’aborto e la richiesta alle case farmaceutiche di abbandonare appena possibile tali farmaci e di effettuare ricerche ad essi alternative.
Quest’ultima, tra l’altro, è esattamente la posizione espressa da Costanza Miriano nel suo articolo “Etica e vaccini” del 1 gennaio 2022, che l’articolo del dott. Sambataro sembrerebbe contestare.
Inoltre, la dott.ssa Giuliana Ruggieri, che pur ha dato risalto sui social all’articolo del dott. Sambataro, ha scritto proprio sull’argomento:
L’uso dei vaccini in questione — in caso di pericolo grave per la salute e in assenza di alternative — non comporta e non deve comportare in alcun modo un’approvazione morale (COOPERAZIONE FORMALE) dell’utilizzo di linee cellulari provenienti da feti abortiti. Esso va interpretato come una COOPERAZIONE MATERIALE PASSIVA, REMOTA, moralmente giustificata come EXTREMA RATIO in accordo con i documenti della Chiesa e la morale cattolica.
Per la stessa ragione, è inoltre doveroso invitare a cercare vie alternative di ricerca (cfr lettere inviate nel 2020 da alcune personalità del mondo religioso e scientifico statunitense e canadese a Stephen Hahn, commissario della U.S. FDA e al primo ministro canadese Justin Trudeau), sebbene l’esistenza di brevetti scientifici e le ingenti somme di denaro investito per produrre determinate linee cellulari rendano altamente improbabile la realizzazione di tale richiesta.
( https://www.sabinopaciolla.com/la-linea-cellulare-hek-293-e-il-dott-alex-van-der-eb/ ),
mentre l’articolo di Sambataro sembrerebbe dare totale giustificazione ai vaccini, e sembra dire che non ci sia alcun motivo per cui giudicarli non-etici.
Sarebbe opportuno chiedere agli enti a ciò preposti (FDA, EMA, ecc.) che spingano per la conclusione degli studi su alcuni nuovi vaccini, che già ci sono e che sono stati creati senza utilizzo di culture cellulari da aborto, e valutino la possibilità di autorizzarne l’utilizzo (naturalmente se rispettano gli standard di sicurezza ed efficacia), in sostituzione o in aggiunta a quelli utilizzati finora (contaminati da utilizzo di colture cellulari derivanti da aborto).
Il punto è che non si vuole sentir parlare di problemi etici dei vaccini, e quindi si tenta una meschina forma di delegittimazione del discorso del cosiddetto “cattolico no-vax”, (ed implicitamente delle dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede) o di quei cattolici che l’articolista chiama “dottori della legge, per lo più scevri da qualsiasi nozione scientifica”, e si dice, a tale scopo, che coloro che non vogliono il vaccino a motivo della Hek-293, non dovrebbero più assumere alcuna medicina.
Mi verrebbe da pensare, ma è solo un prurito, che tra i dottori della legge di cui parla, l’articolista metta anche l’autrice del primo articolo, “etica e vaccini”, quello del 1 gennaio. Anche perché sono sicuro, non sono sicuro, sono sicuro, non sono sicuro, sono quasi sicuro che il nostro articolista l’articolo del 1 gennaio l’abbia letto, e che quindi sappia che di questi aspetti Costanza Miriano non ha assolutamente parlato. Ha parlato di altro, di case farmaceutiche, e della necessità di alzare la voce per invitare a cercare vie alternative di ricerca che non utilizzino culture cellulari da aborto.
7) Ma vediamo come il nostro articolista prosegue:
Una persona vuol vaccinarsi per evitare il Covid. Le dicono che non deve assumere il farmaco perché sarebbe illecito moralmente in quanto studiato su cellule HEK-293. La persona si infetta e finisce in ospedale, terapia intensiva o peggio. Di chi è la responsabilità morale? Sono questi “dottori della legge”, per lo più scevri da qualsiasi nozione scientifica, capaci di assumersi questa responsabilità?
Chi sta accusando, caro articolista? Lei dice:
di non credere che sia malafede, ma che si tratti solo di mancanza di prudenza nel rilasciare dichiarazioni ardite, superbia che impedisce ad ammettere gli errori e che infonde l’illusione di sapienza tramite meccanismi di vero bias cognitivo, di mancanza di umiltà nel rifiutare ostinatamente l’opinione degli esperti.
Con chi ce l’ha? Non mi sembra corretto lanciare un’accusa così grave senza fare alcun riferimento sul destinatario, a meno che lei non lo nomini ma voglia solo farlo capire dal titolo del suo articolo.
A parte che la dott.ssa Miriano non credo abbia mai invitato a non vaccinarsi, e quindi se questa fosse l’opinione dell’articolista, credo che sia un’opinione totalmente priva di fondamento.
In ogni caso la scelta giusta non è certo convincere una persona a non vaccinarsi, se non si è medici e non si conosce il paziente. La scelta più opportuna non è neppure però imporre un obbligo vaccinale generalizzato, soprattutto per un vaccino di cui non si conoscono ancora effetti a lungo termine sul sistema immunitario. Sarebbe invece opportuno che i medici di base fossero lasciati liberi di seguire in scienza e coscienza i propri pazienti, di curare dove possibile con protocolli adeguati, in modo da evitare l’ospedalizzazione, e di indirizzare ciascuno al vaccino o meno a seconda delle circostanze concrete (rapporto rischi-benefici, situazioni personali lavorative o familiari, presenza di patologie, o al contrario presenza di allergie o malattie autoimmuni: elenco solo indicativo in quanto io non sono competente in materia, ma i medici di base lo dovrebbero essere!).
8) Ma l’articolista si spinge oltre, dando colore al suo discorso e infatti parla di:
cherry picking, letteralmente “raccogliere ciliegie”: consiste in una fallacia logica di rifiutare ogni prova a confutazione della propria tesi e di ergere a verità ogni dettaglio a sostegno della stessa, indipendentemente dalla scarsa qualità dello stesso.
Per quanto questo articolo abbia degli spunti e argomentazioni interessanti, colpisce l’ostinazione dell’articolista nel rimarcare le sue accuse, senza dire chiaramente a chi sono rivolte, assumendo sensazioni che mi sembrano vittimistiche come postulati indiscutibili, fino, sembrerebbe, ad accusare il suo misterioso interlocutore di una responsabilità morale nella morte di altre persone, che è una affermazione di una gravità che si commenta da sola.
Se l’articolista avesse letto con attenzione l’articolo di Costanza Miriano del 1 gennaio, che era su lo stesso argomento ma con taglio differente, avrebbe cercato un dialogo con lei per collaborare in modo costruttivo ad una informazione chiara e non ideologica.
Altro che cherry picking, la verità, diceva Von Balthasar, è sinfonica!
Se le interessa il cherry picking, egregio dott. Sambataro, la invito volentieri a Bonnanaro, in Sardegna, alla sagra delle ciliege che si tiene a maggio: vedrà che gusto e che colori!
9) Un’ultima osservazione: quando l’articolista parla dei vantaggi della vaccinazione (solo quelli a breve termine, degli altri non può dire nulla, né può dire se saranno vantaggi o reazioni avverse) afferma tra l’altro:
Il vaccino evita la forma grave di malattia e spesso anche l’ospedalizzazione. Il vaccino evita il sovraffollamento degli ospedali e delle terapie intensive. Questo ha un impatto etico su tutta la comunità, perché consente agli ospedali di allocare bene le risorse, di seguire i pazienti per tutte le patologie (non solo covid), di mantenere le attività dei reparti medici e di proseguire con gli interventi chirurgici in lista, nonché di trovare un posto di terapia intensiva libero per eventi diversi da covid come un incidente stradale o un infarto del miocardio.
Devo dire che mi trovo d’accordo su entrambe le affermazioni. Mi permetto solo di aggiungere che la gestione del comparto Sanità del nostro paese è ed è stata disastrosa, l’allocazione di risorse economiche e finanziarie per la sanità sono state carenti e continuano ad esserlo, e quindi nel giudizio complessivo occorre tener conto anche di questi fattori, che non sono secondari.
Ricordo che i miei professori di Diritto Privato e di diritto Pubblico all’Università ci dicevano entrambi che la misura di una società democratica e pienamente umana si vede dal valore che viene dato alla Sanità Pubblica e dalle risorse messe in campo per questo.
10) Per finire, di rimando al sottotitolo dico all’articolista che è vero, vi è una responsabilità morale nel definire illecito il lecito, e anche i giornalisti ce l’hanno questa responsabilità, e si connota con il dire la verità (per esempio non definire lecito ciò che è illecito), con la lealtà verso gli altri, con il valore del confronto, con la prudenza nel giudicare e con l’umiltà nel parlare.
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