Esposizione e riflessioni sul Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica

(Alberto Strumia)

 

Il materiale qui presentato è disponibile nel suo insieme nel volume: A. Strumia, Libere riflessioni a partire dal Compendio del Catechismo, vol. 1 Il Credo, Amazon 2021. E in formato testo e audio sul sito albertostrumia.it/Fides-et-Ratio e sul canale YouTube www.youtube.com/c/AlbertoStrumiaAS.

 

Gesù Bambino

 

Puntata n. 24 (nn. 88-93)

  1. Che cosa insegna a questo riguardo il Concilio di Calcedonia (anno 451)? (467)

Il Concilio di Calcedonia insegna a confessare «un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella Sua divinità e perfetto nella Sua umanità, vero Dio e vero uomo, composto di anima razionale e di corpo, consustanziale al Padre per la divinità, consustanziale a noi per l’umanità, “simile in tutto a noi, fuorché nel peccato” (Eb 4,15), generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità e, in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra Salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l’umanità».

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In questo numero vengono riassunte tutte le affermazioni contenute nei numeri precedenti, intorno alla fede nella dottrina della Chiesa su Gesù Cristo (“dottrina cristologica”) contenuta negli articoli del Credo che lo riguardano.

(a) “Unicità del Figlio di Dio” («unigenito Figlio di Dio»; un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo).

(b) Con una “vera natura divina” e una “vera natura umana” (perfetto nella Sua divinità e perfetto nella Sua umanità, vero Dio e vero uomo).

(c) Dotato di un’“anima razionale” (“intelligenza” e “libera volontà umana”) e di un “vero corpo materiale”, essendo “vero uomo” (composto di anima razionale e di corpo).

(d) “Verbo eternamente generato dal Padre” nella processione interna alla Trinità (generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità).

(e) “Generato nella storia, come uomo, da Maria Vergine” (e, in questi ultimi tempi, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l’umanità).

(f) Per noi e per la nostra Salvezza.

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  1. Come la Chiesa esprime il Mistero dell’Incarnazione? (464-469; 479-481)

Lo esprime affermando che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, con due nature, la divina e l’umana, non confuse, ma unite nella Persona del Verbo. Pertanto, nell’umanità di Gesù, tutto – miracoli, sofferenza, morte – dev’essere attribuito alla Sua Persona divina che agisce attraverso la natura umana assunta.

«O Figlio Unigenito e Verbo di Dio, tu che sei immortale, per la nostra Salvezza ti sei degnato d’incarnarti nel seno della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria (…). Tu che sei Uno della Santa Trinità, glorificato con il Padre e lo Spirito Santo, salvaci!» (Liturgia Bizantina di san Giovanni Crisostomo).

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Qui si riassume la stessa dottrina della Chiesa nella formulazione del dogma definito dai Concili del IV e V secolo (Nicea, Efeso, Calcedonia).

(a) Due nature, la divina e l’umana, non confuse;

(b) unite nella Persona del Verbo che è divina;

(c) che agisce attraverso la natura umana assunta.

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  1. Il Figlio di Dio fatto uomo aveva un’anima con una conoscenza umana? (470-474; 482)

Il Figlio di Dio ha assunto un corpo animato da un’anima razionale umana. Con la Sua intelligenza umana Gesù ha appreso molte cose attraverso l’esperienza. Ma anche come uomo il Figlio di Dio aveva una conoscenza intima e immediata di Dio Suo Padre. Penetrava ugualmente i pensieri segreti degli uomini e conosceva pienamente i disegni eterni che egli era venuto a rivelare.

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In questo numero e in quelli immediatamente successivi si offre una spiegazione in merito a come le facoltà “umane” (intelligenza, libera volontà) si accordano con la conoscenza e libera volontà “divine”, così che l’umanità di Cristo non sia creduta solo come apparente, ma come “reale”. Nei primi secoli cristiani ci furono diverse eresie in proposito:

– i “monofisiti” ritenevano che:

= il Figlio non fosse vero Dio, ma un essere di grado inferiore e quindi Gesù Cristo non fosse vero Dio (“arianesimo”);

= Oppure che l’umanità di Cristo fosse solo apparente e non reale (“docetismo”);

– i “monoteliti” ritenevano che in Cristo vi fosse solo la volontà divina e non una libera volontà umana; ma questo comportava che Gesù non avesse una vera “natura umana”, completa, e quindi non avesse potuto “meritare” nulla con la Sua umanità, e così non avesse potuto “riparare” la rottura della “giustizia originale” causata dall’umanità, nei progenitori.

I Concili corressero tutte queste deviazioni dalla vera fede della Chiesa, giungendo a definire dogmaticamente la dottrina che professiamo nel Credo e che ci qualifica come cristiani cattolici che sono nella piena comunione della Chiesa.

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  1. Come si accordano le due volontà del Verbo incarnato? (475; 482)

Gesù ha una volontà divina e una volontà umana. Nella Sua vita terrena, il Figlio di Dio ha umanamente voluto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e lo Spirito Santo per la nostra Salvezza. La volontà umana di Cristo segue, senza opposizione o riluttanza, la volontà divina, o, meglio, è ad essa sottoposta.

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Questo numero afferma il dato dottrinale secondo il quale Gesù, essendo “vero uomo”, oltre che “vero Dio”, deve essere “uomo” in “anima” e “corpo”.

L’“anima umana” è caratterizzata dalle “due facoltà” di livello più alto che sono:

– l’“intelletto” (intelligenza che “conosce” le cose);

– la libera “volontà” (che decide di “attuare” le cose scelte liberamente).

Per essere “vero uomo” Gesù non poteva non avere anche una libera “volontà umana”; diversamente la Sua “umanità” sarebbe stata solo “apparente” e non integra e vera. L’eresia “monotelita”, che ammetteva in Gesù la sola volontà divina, per questa ragione fu condannata nel VII secolo (Concilio Costantinopolitano III, [680-681]).

Del resto la “Persona di Gesù” è “divina” e quindi Egli possiede anche una perfetta “volontà divina”. Diversamente non sarebbe neanche “vero Dio”.

In Gesù Cristo la volontà umana segue senza opposizione o riluttanza, la volontà divina, o, meglio, è ad essa sottoposta. Nel Vangelo, nella preghiera di Gesù al Padre, troviamo una conferma della duplice volontà umana e divina e della sottomissione della prima alla seconda nelle Sue stesse parole: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» (Mt 26,39); «Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36); «Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). E poiché «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30), la volontà divina del Padre e la volontà divina del Figlio coincidono.

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  1. Cristo aveva un vero corpo umano? (476-477)

Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio invisibile si è reso visibile. Per questa ragione Cristo può essere rappresentato e venerato nelle sante immagini.

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Questo numero, complementarmente a quello precedente, ci parla della dottrina della Chiesa in merito al “vero corpo” umano di Gesù, che non è una sorta di apparizione fittizia, ma è di “materia vera”, così che l’umanità di Cristo non sia un’apparenza (monofisismo), ma una “vera natura umana”.

Ne viene di conseguenza che anche il Suo Corpo può e deve essere adorato, in quanto Corpo umano vero, quanto alla natura, che è proprio di una Persona divina (in Cristo la personalità è quella divina del Verbo). Per questa ragione lo adoriamo nel Sacramento dell’Eucaristia e veneriamo le immagini che lo rappresentano.

Gli iconoclasti che rifiutavano di venerare le immagini di Cristo e dei santi furono condannati per eresia cristologica fino dall’VIII secolo (dal VII Concilio di Nicea).

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  1. Che cosa rappresenta il Cuore di Gesù? (478)

Gesù ci ha conosciuti e amati con un Cuore umano. Il suo Cuore trafitto per la nostra Salvezza è il simbolo di quell’infinito Amore, col quale egli ama il Padre e ciascuno degli uomini.

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Una particolare attenzione e adorazione, nella storia della Chiesa, è stata rivolta al Cuore di Gesù. Il cuore, nella simbologia delle culture ebraica e poi cristiana – ma anche di altre culture – è sempre stato associato all’amore. Gesù, in quanto “vero uomo” – oltre che vero Dio – essendo dotato di una “vera volontà umana”, mediante questa, ci ha amati con un Cuore umano, fino a dare la Sua vita di uomo per la nostra Salvezza. («Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici», Gv 15,13).

Nei secoli più vicini a noi (XVIII, XIX secolo) sono sorte numerose congregazioni religiose (specialmente femminili) dedicate al Sacro Cuore di Gesù, con l’intento di adorare il Cuore di Cristo e di “riparare”, con la preghiera e l’offerta di se stessi, alle offese che Esso riceveva da parte dei denigratori della fede (siamo in un’epoca di grande potere della Massoneria, di positivismo e anticlericalismo).

 

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