Esposizione e riflessioni sul Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica
(Alberto Strumia)
Il materiale qui presentato è disponibile nel suo insieme nel volume: A. Strumia, Libere riflessioni a partire dal Compendio del Catechismo, vol. 1 Il Credo, Amazon 2021. E in formato testo e audio sul sito albertostrumia.it/Fides-et-Ratio e sul canale YouTube www.youtube.com/c/AlbertoStrumiaAS.
Puntata n. 27 (nn. 105-107)
- Perché Gesù riceve da Giovanni il «battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3)? (535-537; 565)
Per dare inizio alla Sua vita pubblica e anticipare il «Battesimo» della Sua morte: accetta così, pur essendo senza peccato, di essere annoverato tra i peccatori, Lui, «l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Il Padre lo proclama Suo «Figlio prediletto» (Mt 3,17) e lo Spirito discende su di Lui. Il Battesimo di Gesù è la prefigurazione del nostro Battesimo.
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In questo numero si accenna, senza entrare dentro particolari dettagli, al fatto che Gesù:
– mettendosi in fila con i “peccatori” per ricevere il «battesimo di conversione» (Mc 1,4; Lc 3,3), inizia a “prendere su di Sé” la colpa della “rottura della giustizia originale”, il “peccato originale”, prendendo il posto (è ciò che i teologi chiamano “sostituzione vicaria”) dell’umanità che, avendola attuata colpevolmente, è tenuta a ripararla per ristabilirla, trasformando così il battesimo penitenziale di Giovanni nel nuovo Battesimo, Sacramento del Nuovo Testamento e della futura Chiesa, che ripristina la “giustizia originale”, restituendo la “familiarità dell’uomo con Dio Creatore” (è la “Grazia del Battesimo”), facendo del cristiano un figlio adottivo di Dio (è il “Carattere” effetto “permanente” del Battesimo).
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- Che cosa rivelano le tentazioni di Gesù nel deserto? (538-540; 566)
Le tentazioni di Gesù nel deserto ricapitolano quella di Adamo nel Paradiso e quelle d’Israele nel deserto. Satana tenta Gesù nella Sua obbedienza alla missione affidatagli dal Padre. Cristo, nuovo Adamo, resiste e la Sua vittoria annuncia quella della Sua Passione, suprema obbedienza del Suo amore filiale. La Chiesa si unisce a questo Mistero in particolare nel tempo liturgico della Quaresima.
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Tra i “misteri” della “vita pubblica” di Gesù, dopo il battesimo ricevuto da Giovanni, troviamo il primo confronto diretto di Cristo con Satana, l’Angelo ribelle a Dio.
Colui
– che ha rifiutato per primo la “giustizia originale” nel rapporto con Dio suo Creatore,
– dopo aver tentato l’umanità intera, che la Scrittura vede “unificata” nei progenitori – Adamo ed Eva – e averli indotti con successo a compiere lo stesso rifiuto, con tutte le conseguenze che segneranno la storia,
– tenta in Gesù, il “nuovo Adamo”, Colui che, essendo “vero uomo” e “vero Dio” sarà in grado di “ripristinare” quella “giustizia originale”.
(a) Satana sa:
– sia con la “ragione”
– che con la sua “fede” («Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano!», Gc 2,19, una fede che è “informe” perché senza la Grazia, quindi non è partecipe della vita intima di Dio),
che non potrà far cedere il Figlio di Dio alla tentazione, ma lo vuole tentare ugualmente per confermare davanti a Lui, ancora una volta, la sua volontà di rifiuto,
– sia della “giustizia originale”,
– che della “giustizia ristabilita” tra l’umanità e Dio.
Satana è mosso dall’invidia nei confronti degli uomini ai quali è data la possibilità di riaccedere a quella giustizia, mentre a lui tale possibilità è negata, a causa della superiorità della sua natura di “angelo”. Una natura che è in grado di scegliere irreversibilmente il proprio destino eterno con un solo atto. A differenza della natura “umana” dotata di un’intelligenza “discorsiva” che richiede, normalmente, più atti che scandiscono il tempo della vita e, come tale può pentirsi dopo l’errore, fino al momento della morte.
Cristo con le “tentazioni nel deserto”, alle quali lo Spirito lo conduce, “assume nella Sua umanità” tutte le tentazioni («Le tentazioni di Gesù nel deserto ricapitolano quella di Adamo nel Paradiso e quelle d’Israele nel deserto») con le quali Satana prova l’umanità in ciascuno dei suoi membri e, le supera tutte insieme, al posto degli uomini singoli (è la già citata “sostituzione vicaria”), compiendo da uomo dotato di un potere divino, grazie all’unione con la Sua “natura divina” (“unione ipostatica”) quella “riparazione” (“Redenzione”) della “giustizia originale” della quale gli uomini hanno bisogno per vivere in comunione con Dio, tra loro e con se stessi.
Questo numero racchiude in sé, pur in una forma non così esplicita e dettagliata, tutti questi elementi dottrinali. E aggiunge, alla fine, una nota sul significato del “carattere penitenziale” del Tempo di Quaresima, nell’Anno liturgico («La Chiesa si unisce a questo Mistero in particolare nel tempo liturgico della Quaresima»).
L’invito a compiere qualche atto di mortificazione e penitenza in più, durante questo tempo, serve ad aiutare la memoria per ricordarci di Cristo e della Sua Passione riparatrice. Se digiuni un po’, la fame che si fa sentire serve a ricordarti il motivo del tuo digiuno, che è Cristo, centro e senso della tua vita e della storia intera.
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- Chi è invitato a far parte del Regno di Dio, annunciato e realizzato da Gesù? (541-546; 567)
Gesù invita a far parte del Regno di Dio tutti gli uomini. Anche il peg- gior peccatore è chiamato a convertirsi e ad accettare l’infinita miseri- cordia del Padre. Il Regno appartiene, già qui sulla terra, a coloro che lo accolgono con cuore umile. È ad essi che sono rivelati i suoi Misteri.
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In questo numero compare l’espressione “Regno di Dio”, della quale Gesù si serve con assoluta “normalità” nei Suoi discorsi e nelle parabole, riportati dai Vangeli. Il concetto di “Regno” è inteso principalmente in un senso “metafisico”. Ci aiuta a capirlo l’etimologia della stessa parola: “Regno” (Regnum) viene da “Re” (Rex), “reggitore” (Rector): Colui che regge, sostiene l’essere – perché non torni a cadere nel nulla – governandolo con le Sue Leggi.
Con la parola “Regno” qui si vuol dire, quindi, una “concezione della realtà”, come “fondata” e “retta” da Dio; e non appena da degli uomini o delle cose come se non avessero in Dio Creatore Colui che le fa esistere e le conserva in esistenza.
In questo senso il Regno di Dio è “fondamento” anche di ogni forma di “regno umano”. Una “cultura” e una “politica” che tengano conto di questo dato di fatto è “realistica”. Una “cultura” e una “politica” che non tengano conto di questo dato di fatto, o addirittura lo neghino, sono illusoriamente “ideologiche”. I fatti della storia lo documentano ampiamente.
Questo numero
– sottolinea la “misericordia di Dio” che consiste nella “riparazione” della “giustizia originale” da parte di Cristo Redentore, resa nuovamente disponibile a ciascun uomo che voglia accoglierla seguendolo («Anche il peggior peccatore è chiamato a convertirsi e ad accettare l’infinita misericordia del Padre»);
– e richiama l’insegnamento di Gesù sul “già” dell’esperienza cristiana sulla terra, in preparazione del “non ancora” che sarà dato nell’Eternità, conformemente all’insegnamento di Cristo: «In verità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà» (Lc 18,29-30).
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