Esposizione e riflessioni sul Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica
(Alberto Strumia)
Il materiale qui presentato è disponibile nel suo insieme nel volume: A. Strumia, Libere riflessioni a partire dal Compendio del Catechismo, vol. 1 Il Credo, Amazon 2021. E in formato testo e audio sul sito albertostrumia.it/Fides-et-Ratio e sul canale YouTube www.youtube.com/c/AlbertoStrumiaAS.
Puntata n. 19 (nn. 67-70)
- Per quale fine Dio ha creato l’uomo? (358-359)
Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per conoscere, servire e amare Dio, per offrirgli, in questo mondo, tutta la creazione in rendimento di grazie ed essere elevato alla vita con Dio in cielo. Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo predestinato a riprodurre l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo, che è la perfetta «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15).
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Questo numero afferma una sorta di “centralità” dell’uomo nella creazione, sia come natura umana che come individualità di ciascun essere umano. Il Catechismo nella sua versione completa afferma esplicitamente che l’uomo «è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa» (CCC, n. 356).
Non si dice che l’uomo è il “fine di tutta la creazione”, in quanto anche l’uomo non è il fine di se stesso, perché non può bastare a se stesso, ma trova solo in Dio la sua ragione di essere, il senso del suo esserci (l’uomo è stato creato per conoscere, servire e amare Dio, per offrirgli, in questo mondo, tutta la creazione in rendimento di grazie ed essere elevato alla vita con Dio in Cielo). Tutte le altre creature sono state volute per l’uomo e per essergli utili. Non solo la materia non vivente (esseri inanimati), ma anche i viventi vegetali e animali («E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”», Gen 1,26).
E addirittura gli stessi esseri immateriali, spirituali come sono gli Angeli, sono mobilitati anche per l’uomo. Ne è prova l’esistenza degli “Angeli custodi”, ciascuno con il compito di seguire e proteggere il singolo essere umano che gli è affidato. Gesù stesso ne parla rivelandone l’esistenza in modo esplicito («Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli», Mt 18,10). E più in generale l’azione degli Angeli riguardo alla cura degli uomini («Un giorno il povero [Lazzaro] morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo», Lc 16,22).
Anche nell’Antico Testamento si parla dell’attività degli Angeli in funzione degli uomini («Nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai Suoi Angeli di proteggerti in tutte le tue vie», Sal 91,10-11; «Ma se, presso di lui, c’è un Angelo, un interprete, uno solo tra i mille, che mostri all’uomo il suo dovere, Dio ha pietà di lui», Gb 33,23); «Un buon Angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo», Tob 5,22; «Ecco, io mando un Angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato», Es 23,20).
Come si spiega questa importanza della “creatura umana” davanti a Dio, se non per il fatto che è Cristo stesso, vero Dio e vero uomo, il modello “esemplare” dell’essere umano. L’uomo è così importante nella creazione, perché è iscritto fin “dal principio” nell’“unione ipostatica” con il Verbo. In questo sta la “dimensione cristologica” della dignità dell’essere umano, la radice del suo essere creato ad “immagine” e “somiglianza” di Dio («Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza», Gen 1,26).
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- Perché gli uomini formano un’unità? (360-361)
Tutti gli uomini formano l’unità del genere umano, per la comune origine che hanno da Dio. Dio, inoltre, ha creato «da uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17,26). Tutti, poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere l’eterna felicità di Dio.
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Questo numero parla del genere umano come di un’unità, non semplicemente per ragioni di ordine biologico (che pure sono scientificamente documentate anche dalla codifica della struttura del DNA), quanto per una ragione “metafisica” (causalità divina) e “teologica”, in quanto contenuta nella Rivelazione (Dio, inoltre, ha creato «da uno solo tutte le nazioni degli uomini» [At 17,26]; racconto della creazione dell’uomo in Gen 1,26-27).
E aggiunge il dato rivelato dell’“unicità di Cristo come Salvatore” di “tutto” il genere umano nella sua “unità”, cioè come “riparatore” della perdita delle “giustizia originale” nel rapporto tra il “genere umano” nella sua “unità” e Dio Creatore (“peccato originale”). Occorre tenere sempre ben presente questo quadro, per non ridurre la Salvezza ad una questione astratta dalla storia e dalla realtà della condizione umana.
Sono dunque incompatibili con l’essere cristiani cattolici quelle posizioni che sostengono che tutte le religioni sono equivalenti ai fini della Salvezza.
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- Come nell’uomo l’anima e il corpo formano un’unità? (362-365; 382)
La persona umana è un essere insieme corporeo e spirituale. Nell’uomo lo spirito e la materia formano un’unica natura. Questa unità è così profonda che, grazie al principio spirituale che è l’anima, il corpo, che è materiale, diventa un corpo umano e vivente, e partecipa alla dignità di immagine di Dio.
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A partire da questo numero, fino alla fine del secondo capitolo (nn. 69-78) il Compendio parla dell’uomo come creatura di Dio. Sono i numeri dell’“antropologia” nella dottrina cattolica. Avere sempre presente questa “concezione cristiana cattolica” dell’essere umano e della sua condizione nella storia, aiuta:
– ad avere uno sguardo adeguato su se stessi e sugli altri, ad incominciare da coloro che vivono con noi;
– ad avere una comprensione adeguata della condizione umana e della storia e un “criterio di giudizio” non superficiale sugli avvenimenti;
– ad avere una comprensione adeguata (“in grande”) del ruolo della Salvezza operata da Gesù Cristo
– ad avere una comprensione intelligente ed affezionata della Chiesa, come Corpo storico di Cristo, che permette di appartenervi anche nei momenti più difficili che essa si trova ad attraversare.
In particolare, in questo numero, si afferma che l’essere umano è insieme corporeo e spirituale. Questo non va inteso come una “giustapposizione”, una sovrapposizione di due entità estranee messe insieme a forza (l’anima e il corpo), come due oggetti incollati insieme. Si dice, infatti, subito dopo che nell’uomo lo spirito e la materia formano un’unica natura.
Questa unità fu descritta da san Tommaso, servendosi della teoria – allora scientifica – della “materia/forma” (“ilemorfismo”), attribuendo all’anima il ruolo della “forma” e al corpo quello della “materia”, “informata” dalla “forma”.
Oggi questo noi lo possiamo ricomprendere in una maniera sorprendente e affascinante, almeno per chi si occupa di questi studi, grazie alla odierna “teoria dell’informazione”, interpretando l’anima come quel “principio informativo” che organizza la materia del corpo in quel sistema complesso unitariamente ordinato che è l’uomo individuo, capace di operazioni:
– biologiche (vita del corpo: nutrizione, riproduzione, mobilità, uso dei sensi);
– cognitive (apprendimento, memoria, ragionamento);
– spirituali (conoscenza astrattiva intelligente, giudizio, libera scelta nell’esercizio della volontà).
La Rivelazione completa il quadro dicendoci, addirittura, che l’uomo così costituito partecipa alla dignità di immagine di Dio. E questo lo rende, ai propri occhi, ancora più degno e tenuto a rispettarsi.
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- Chi dona l’anima all’uomo? (366-368; 382)
L’anima spirituale non viene dai genitori, ma è creata direttamente da Dio, ed è immortale. Separandosi dal corpo al momento della morte, essa non perisce; si unirà nuovamente al corpo nel momento della risurrezione finale.
Questo numero espone la dottrina della natura “spirituale” e, quindi immortale, dell’anima di ogni singolo essere umano, derivante dal fatto che essa è creata “direttamente” da Dio per ciascun individuo, al momento del suo concepimento.
Per questo la dottrina cattolica afferma che:
– l’anima umana non è trasmessa dai genitori come una materia biologica (questa era l’eresia del “traducianesimo” [II sec.], che la Chiesa condannò come non cattolica già nel V secolo), ma richiede una potenza causale superiore a loro, che per natura non hanno
– l’anima non preesiste al corpo (non è una sorta di “idea” che vive in un iperuranio platonico), ma viene creata da Dio al momento del concepimento: è immortale in quanto è la “forma/informazione” ordinatrice e organizzatrice della materia del corpo;
– L’anima umana non passa da un corpo ad un altro dopo la morte del primo individuo (trasmigrazione delle anime), in quanto è principio organizzatore e ordinatore di un ben individuato e preciso corpo e di nessun altro, formando una ben precisa unica e irripetibile persona. Perciò la dottrina della “reincarnazione” fu condannata più volte dalla Chiesa e definitivamente nel VI secolo. Non si può ritenersi cattolici e accettare l’idea della reincarnazione, sotto l’influsso di mode orientaleggianti anche oggi in circolazione.
San Tommaso spiega che l’anima umana sopravvive al corpo in quanto è in se stessa “immateriale”, e insieme, capace di compiere anche operazioni indipendenti dai sensi e dal cervello e dal corpo (come la conoscenza astratta universale e l’auto-coscienza).
Questo numero afferma, infine, con il Credo («Credo nella risurrezione delle carne») che l’anima di ciascun essere umano si unirà nuovamente al corpo nel momento della risurrezione finale. Anche per questa ragione non è ammissibile la reincarnazione della stessa anima in più corpi.
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