Esposizione e riflessioni sul Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica
(Alberto Strumia)
Il materiale qui presentato è disponibile nel suo insieme nel volume: A. Strumia, Libere riflessioni a partire dal Compendio del Catechismo, vol. 1 Il Credo, Amazon 2021. E in formato testo e audio sul sito albertostrumia.it/Fides-et-Ratio e sul canale YouTube www.youtube.com/c/AlbertoStrumiaAS.
Puntata n. 17 (nn. 59-62)
- Che cosa ha creato Dio? (325-327)
La Sacra Scrittura dice: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). La Chiesa, nella Sua Professione di fede, proclama che Dio è il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili: di tutti gli esseri spirituali e materiali, cioè degli Angeli e del mondo visibile, e in modo particolare dell’uomo.
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Se nei numeri dal 51 al 58 il Compendio ha parlato della Creazione come atto di Dio, “soggetto” (“causa”) del creare, a partire da questo numero, inizia a parlare delle “creature” che sono l’“oggetto” (“effetto”) dell’atto del creare. Qui si dichiara che Dio è il Creatore, la causa dell’esistenza e della conservazione dell’essere, di tutte le cose che esistono visibili e invisibili.
Al di là del “materialismo” che ammette solo l’esistenza di “corpi materiali”, cioè di entità “visibili” (“osservabili”), nel senso esteso di “sperimentabili” con i nostri sensi, anche potenziati con strumenti tecnici (microscopi, telescopi, ecc.), qui si dichiara anche l’esistenza di entità “immateriali” e addirittura “spirituali” (sono “spirituali” quegli enti “immateriali” che sono in grado di esistere anche indipendentemente dalla materia, come Dio, gli Angeli e l’anima dell’uomo). Di questi si parlerà nei numeri successivi.
Curiosamente, da circa un secolo, con la nascita della “teoria dell’informazione”, anche le nostre scienze, hanno scoperto che oltre alla materia e, per spiegare la materia stessa, occorre ammettere che l’“informazione” che circola nei nostri computer è qualcosa di “immateriale” che non è riducibile al supporto materiale che la veicola. Non si tratta di un ente spirituale però, perché non può sussistere senza un supporto materiale che la veicola, ma comunque di qualcosa di immateriale («L’informazione è informazione, non materia o energia. Al giorno d’oggi, nessun materialismo che non ammetta questo può sopravvivere», N. Wiener, Cybernetics: or the control and communication in the animal and the machine, Technology Press, MIT, Cambridge MA, 1965, p. 132).
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- Chi sono gli Angeli? (328-333; 350-351)
Gli Angeli sono creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri personali dotati di intelligenza e di volontà. Essi, contemplando incessantemente Dio a faccia a faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i Suoi messaggeri nel compimento della missione di Salvezza per tutti gli uomini.
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Questo numero, afferma l’esistenza degli Angeli, creature interamente “spirituali” (cioè “immateriali”, capaci di esistere senza il supporto di un corpo materiale). Per la nostra sensibilità odierna, materialista, gli Angeli sono concettualmente piuttosto inafferrabili e addirittura “fantasiosi”, al di fuori di una prospettiva di fede e teologica. Non era così per gli antichi pensatori (pre-cristiani), come Platone per il quale le “idee”, entità immateriali, erano superiori ai corpi materiali, delle quali essi erano una imperfetta e decaduta imitazione. O Aristotele che considerava spiegabile razionalmente la realtà come noi la osserviamo, solamente ammettendo due principi come la “materia” e la “forma” (“immateriale”). In questo contesto era abbastanza comprensibile la possibilità (se non la necessità) dell’esistenza di entità immateriali autonome rispetto ai corpi materiali. La stessa anima umana immateriale, pur legata ad un corpo, doveva esserne almeno in parte indipendente per svolgere le funzioni superiori dell’intelletto e della volontà. La Rivelazione cristiana si inseriva tutto sommato bene in questo quadro filosofico, pur opportunamente corretto e ripensato.
Curiosamente, oggi, sono le nostre scienze dell’“informazione” a rendere afferrabile il concetto di “forma” concepito da Aristotele e ripreso da san Tommaso in contesto cristiano. La teoria degli Angeli formulata da san Tommaso nelle questioni dalla 50 alla 64 della Summa theologiae aiuta a comprendere meglio, illustrandone le differenze, anche come funziona l’intelligenza nell’uomo.
Tutta questa riflessione filosofico-teologica, però, non fa parte direttamente del Catechismo, ma è comunque entrata nel patrimonio del pensiero cristiano, in quanto aiuta a comprendere meglio anche la dottrina vera e propria sugli Angeli e sugli esseri umani.
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- In che modo gli Angeli sono presenti nella vita della Chiesa? (334-336; 352)
La Chiesa si unisce agli Angeli per adorare Dio, invoca la loro assistenza e di alcuni celebra liturgicamente la memoria.
«Ogni fedele ha al proprio fianco un Angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita» (san Basilio Magno).
Questo numero fa emergere il dato che anche gli Angeli sono creature e, per quanto superiori all’uomo, non sono Dio e quindi non sono oggetto di “adorazione” (culto unicamente riservato a Dio), ma di “venerazione”, in quanto insieme agli uomini, essi stessi adorano Dio. In più possono essere di aiuto agli uomini con la loro assistenza. La citazione di san Basilio Magno, richiama la dottrina dell’“Angelo Custode”, affiancato da Dio a ciascun essere umano, individualmente. Degli Angeli Custodi si fa esplicita menzione nel Catechismo della Chiesa Cattolica nella sua versione ampia (n. 335) e nella liturgia che dedica loro una “memoria” il giorno 2 di ottobre di ogni anno.
Agli Angeli Custodi fa riferimento Gesù stesso nel Vangelo, offrendo il fondamento, rivelato nel Nuovo Testamento, di questa dottrina: «Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).
A partire dalla Sacra Scrittura, si è venuta a codificare nella Tradizione soprattutto antica, da parte di alcuni Padri della Chiesa – in particolare Dionigi l’Areopagita (sec. VI, autore del De coelesti hyerarchia) un tempo ritenuto erroneamente discepolo diretto di san Paolo – una “gerarchia” degli Angeli che li suddivideva, in base alla loro “vicinanza” (nel senso di grado di partecipazione alla Gloria di Dio) in:
– Serafini, Cherubini e Troni (prima gerarchia);
– Dominazioni, Virtù e Potestà (seconda gerarchia);
– Principati, Arcangeli ed Angeli (terza gerarchia).
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- Che cosa insegna la Sacra Scrittura circa la Creazione del mondo visibile? (337-344)
Attraverso il racconto dei «sei giorni» della Creazione, la Sacra Scrittura ci fa conoscere il valore del Creato e la sua finalità di lode a Dio e di servizio all’uomo. Ogni cosa deve la propria esistenza a Dio, dal quale riceve la propria bontà e perfezione, le proprie leggi e il proprio posto nell’universo.
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La Sacra Scrittura ci offre – nel racconto dei “sei giorni” (“esamerone”, secondo la traslitterazione dal greco) – più che una sorta di “cosmologia” (nel senso scientifico che noi oggi attribuiamo a questa parola, o nel senso di “filosofia della natura”), una “cosmogonia”. Cioè una narrazione “mitico-simbolica” degli atti creativi di Dio, mostrandone una sorta di “evoluzione temporale” che parte dalla creazione della “luce” e culmina nella creazione dell’“uomo” ad “immagine e somiglianza” (cfr., Gen 1,26) di Dio.
Inutile e improprio – data la diversità dei generi letterari – cercare “concordismi” o discordanze tra il racconto della creazione e le odierne teorie scientifiche, anche se può apparire suggestivo per alcuni aspetti. Le teorie scientifiche cambiano, mentre la “lettera” della Scrittura rimane. Non possiamo, comunque escludere che, nella visione dell’eternità, tutto trovi una forma di concordanza per ora sconosciuta e inaspettata. Questo numero mette a fuoco ciò che, certamente, va trattenuto:
– il valore del creato e la sua finalità di lode a Dio e di servizio all’uomo;
– e che ogni cosa deve la propria esistenza a Dio, dal quale riceve la propria bontà e perfezione, le proprie leggi e il proprio posto nell’universo.
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