Michele Emiliano e l'ospedale in Fiera del Levante
Michele Emiliano e l’ospedale in Fiera del Levante

 

 

di Margherita Ardito

 

A darne l’annuncio, con un post su Facebook, è il sindaco di Bari il 14 novembre 2020.

Ma Regione e ASL si affettano a smentire quanto dichiarato dal sindaco De Caro.

Il 19 novembre si scopre, invece, che l’ospedale c’è, nel senso che esiste un bando emanato dalla Regione per costruirlo. Il bando era stato emanato già il 13 novembre (prima della smentita) e scade il 20 novembre. Bando lampo! Bando cui partecipano soltanto due ditte: una di Padova e una di Altamura (BA).

Il presidente della Regione, Emiliano, a quel punto, conferma e annuncia 160 posti di terapia intensiva.

Il bando pone una base d’asta di meno di 10 milioni di euro e la ditta di Altamura se l’aggiudica con un ribasso del 12%. Il costo, quindi, sarà di circa 8 milioni e mezzo, soldi pubblici naturalmente.

Al 20 novembre, a bando scaduto, però, non era stata ancora acquisita la disponibilità degli immobili.

Il 26 novembre, a bando chiuso e gara assegnata, su input del supercommissario Arcuri, il prefetto requisisce i tre padiglioni della Fiera in cui verrà realizzata l’opera. Viene stabilito un fitto mensile di 111.000 euro da versare all’Ente fiera.

Il sequestro disposto dal Prefetto è motivato e legittimato dall’emergenza e questa è limitata nel tempo, avrà durata fino al termine dello stato di emergenza sanitaria che, in quel momento, era fissata al 31 gennaio 2021. Si parla chiaramente di ospedale temporaneo.

I lavori procedono e il 16 gennaio 2021 c’è la cerimonia di consegna delle chiavi.

Adesso si scopre però che i costi sono raddoppiati. L’ospedale è costato 17,5 milioni. E si apprende anche che i posti di terapia intensiva sono solo 14, dei 160 annunciati. Ci sono gli altri posti, assicurano, ma per essere utilizzati pare richiedano ulteriori interventi e costi, a cominciare dalla realizzazione dei bagni, non previsti perché per le rianimazioni non servono, per finire all’allestimento di studi per i medici, il quali hanno posto la presenza di uffici adeguati come una condizione per trasferirsi in Fiera.

E comunque l’ospedale non è in funzione e chissà se lo sarà mai. La gestione è stata affidata al Policlinico che, in teoria, dovrebbe trasferirvi medici, infermieri…. I sindacati, però, sono sul piede di guerra.

Ma siamo a febbraio e lo stato di emergenza è stato prorogato al 30 aprile.

Emiliano adesso afferma che la struttura sarà utilizzata anche in futuro, nel post emergenza, che l’idea (di chi?) è quella di trasformarla in un vero e proprio ospedale, rivedendo la regolamentazione urbanistica dell’intera area. Trasformare radicalmente, annuncia, tutta la zona della Fiera del Levante, contemperando «l’esigenza di ammodernare la Fiera e quella di ammortizzare l’investimento fatto su questo ospedale». Questo l’annuncio di Emiliano.

 Come quello fatto in campagna elettorale, a maggio scorso, quando aveva assicurato che, nel caso malaugurato di una seconda ondata, non sarebbero più stati sospesi gli altri servizi sanitari come era stato per la prima ondata. E invece, ad ottobre, la Regione Puglia sospende i ricoveri ordinari e programmati.

Domande:

il 29 maggio 2020 il Ministero della Salute aveva emanato una circolare nella quale invitava le regioni ad attrezzare posti di terapia intensiva per assicurare 14 posti di terapia intensiva ogni 100.000 abitanti. La Puglia, vi si può leggere, ha bisogno di 579 posti in terapia intensiva, ne dispone di 304, ne deve attrezzare altri 275. Perché, da maggio, la Regione Puglia aspetta novembre per emanare un bando che poi fa in fretta e furia tra annunci e smentite?

Perché la Regione Puglia decide di implementare posti di terapia intensiva costruendo una struttura in fiera, lontana dai punti di pronto soccorso, mentre anche la circolare ministeriale, oltre che l’esperienza e il buon senso, suggeriscono che sia più opportuno ampliare i posti di terapia intensiva là dove ce ne sono già, aumentandone la disponibilità sul territorio, vicino ai pronto soccorso, laddove sono già disponibili le attrezzature correlate e le preziosissime risorse di medici, infermieri, personale addetto? Di fatto, poi, si è proceduto così e da maggio a gennaio i posti di terapia intensiva in Puglia sono aumentati sicché ne mancano solo una trentina al tetto fissato dal Ministero di 579.

Come si è potuto decidere di utilizzare dei padiglioni della Fiera senza essersene assicurati la disponibilità e definendo solo dopo il costo?

Come è possibile chiudere un bando per 8 milioni e mezzo e poi spenderne il doppio?

Come si può immaginare che quella possa essere una struttura permanente se è costruita su un’area che ha una destinazione d’uso completamente diversa e incompatibile il cui atto di requisizione è motivato dall’emergenza e decade col venir meno di quella?

E’ ragionevole partire da un intervento estemporaneo, fatto in emergenza e, a quanto sembra, nemmeno tanto oculato, per ipotizzare la trasformazione di un’area quale la Fiera del Levante? Una simile decisione non dovrebbe tenere presenti molti più fattori e coinvolgere altri soggetti?

Queste e molte altre domande pone un semplice cittadino che apprende un giorno, per caso, questa storia, ma molte altre potrebbe porre chi di mestiere fa giornalismo di inchiesta.

 

 

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