Mito della caverna di Platone

 

di Pierluigi Pavone

 

Ho appena letto un paio di articoli sul ROBINSON di Repubblica, in queste settimane di metà agosto 2020, su consigli pedagogici e invito alla lettura di libri per ragazzi…

1.

Una volta c’erano i gulag. Un “arcipelago” di torture disumane, spacciato per ri-educazione.

E dire che Platone aveva affrontato il tema della educazione, immaginando le nostre menti come prigioniere in una caverna di ombre. E la filosofia come scienza dell’eterno e dell’immutabile, che liberava dal mondo delle opinioni (nonostante non pochi preferissero rimanere nell’oscurità, pur coscienti della loro sudditanza verso la menzogna… un po’ come oggi a ben vedere). Il Bene – che per la precisione, non era identificato da Platone e a differenza di san Tommaso, con il Dio creatore – rendeva possibile e conoscibile la verità.

Molte ideologie moderne – tra progresso e rivoluzione – hanno creato e stanno creando caverne (quando non vere e proprie foibe concrete o uteri in cui la madri uccidono invece di custodire, vendono invece di allevare) per far ripiombare gli uomini nelle caverne di perverse ideologie e falsi diritti. La spietatezza e le stragi di innocenti hanno il drammatico particolare di essere esplicite, innegabili. Una assoluta e omicida materialità.

Lo scopo (sia nei gulag, sia nelle prigioni del pensiero unico) non è davvero quello di educare o ri-educare. Quanto di soddisfare un bisogno di odio contro l’uomo e contro la verità, che ha in sé una radice satanica. Tuttavia, l’odio contro l’uomo ha la natura multiforme di potersi occultare in una luce oscura, dove l’educazione sembra davvero indirizzata al bene o alla conoscenza, in una società sedicente libera, tollerante, stracolma di diritti.

2.

Così, in un’estate dove le mura di molte case divengono semi-obbligatoriamente le stesse di quelle delle vacanze, le letture per ragazzi che Repubblica – la quintessenza del pensiero unico anti-cristiano – suggerisce sono varie, stimolanti e fantasiose. Persino condivisibili se prese in sé.

Chi non ha letto Salgari o Rodari? Nell’articolo di Davide Morosinotto c’è una confidenza del giornalista, circa il rito vacanziero a cui era abituato lui stesso da bambino a fine scuola: un giro per biblioteche e librerie, per scegliere i libri di avventura e fantasia a piacimento. In sé, una bella abitudine… Perché dovremmo avere qualcosa in contrario?

In fondo, non stupisce neppure quel sottile indottrinamento religioso all’ecologia profonda che si palesa nella manciata di libri, che fa da corona al pezzo di ILARIA ZAFFINO, quando la metà dei testi segnalati – 6 su 10 – riguardano: il pianeta, la sapienza degli alberi, le virtù da coltivare verso la natura.

3.

Ciò che stupisce è la totale assenza di Dio. L’immaginazione indirizzata a proiezioni di ombre, alienazioni, materialità. Chiariamo: se le ombre sono ritenute ombre, giochi fantasiosi che stimolano, per simboli o mondi inventati, il desiderio di evasione o eroismo, allora possono essere efficaci. In questo senso, il mito può avere valore pedagogico. Come infatti in Platone. Se le ombre, invece, sono credute vera realtà (come per i prigionieri, nel mito della Caverna di Platone) producono solo l’invincibile cecità della falsa sapienza. Così Platone riteneva il qualunquismo delle opinioni e credenze infondate, il pericolo del relativismo spacciato per libertà e l’indeterminazione perennemente fluida, indotta come scopo finale della educazione e del proprio stesso essere. Ovvero sofismi basati sul nulla. O direttamente…il Nulla.

4.

Il punto è che “l’arte dell’educare” è diventata la maschera ipocrita del relativismo senza Dio. Ideologicamente, non c’è nulla sul senso della vita, l’anima e la morte, il male come peccato, il Giudizio per le proprie colpe. La spiritualità è ricondotta ad una mistica cosmica. La radicale distinzione tra religione dell’uomo rispetto alla Rivelazione del Dio vero è occultata da un falso pluralismo, dove si cela l’auto-deificazione di sé, al di là del bene e del male. La consapevolezza delle alienazioni delle proprie paure, ignoranze e desideri, come effettivo fondamento di molte religioni, non diviene più ingrediente di umiltà e saggezza, perché la ragione venga purificata dalla Grazia, aprendosi così alla Verità dell’unico Dio-Trinità e rinnegando vaghe esperienze della coscienza. Allora “educare” diventa sinonimo di indottrinare subdolamente, fingendo apertura mentale, dove c’è vacua retorica e pensiero unico.

Gulag della mente, dove lo spirito è un astratto sentimento di appartenenza all’Eco-sistema. E Dio non viene combattuto esplicitamente, attraverso una “scienza dell’ateismo”, ma vaporizzato in una falsa e ipocrita innocenza buonista, che non eleva l’uomo alla Verità. Lo imprigiona, piuttosto, a cellula dello Stato, il cui massimo vanto è non far nascere bambini, prima ancora di indottrinare  quelli che ha selezionato come degni di umanità.

 

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