Con lo slogan “Due uomini non fanno una madre”, ha avuto inizio ieri con un’immagine choc la campagna nazionale di Pro Vita e Generazione Famiglia (associazioni promotrici del Family Day) “per il diritto dei bambini a una mamma e un papà”.
Nei manifesti, affissi a Roma, Milano e Torino e diffusi per le strade delle città da camion vela, appaiono due giovani ragazzi raffigurati mentre spingono un carrello con dentro un bambino disperato, comprato dalla coppia, individuati come “genitore 1” e “genitore 2”, e a fianco la scritta: “Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto”.
La campagna è una risposta decisa a tutti quei giudici e sindaci (in particolare Virginia Raggi a Roma, Chiara Appendino a Torino, Beppe Sala a Milano e Luigi De Magistris a Napoli) che, violando la legge e il supremo interesse del bambino, hanno disposto la trascrizione o l’iscrizione di atti di nascita di bambini come figli di “due madri” o “di due padri”. A novembre toccherà alla Cassazione pronunciarsi proprio su una trascrizione avvenuta a Trento in favore di una coppia di uomini che aveva fatto ricorso all’utero in affitto in Canada.
«La nostra iniziativa – ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita – intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell’utero in affitto, perché noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi a cui si espongono».
«L’utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano – ha dichiarato l’altro promotore del Family Day, Jacopo Coghe di Generazione Famiglia – perché sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l’utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l’egoismo dei ricchi committenti. Dall’immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma».
Renzo PuccettI: “Ma perché solo due persone? E 3? E 4? E una confraternita di suore? E se sono consanguinei? Perché no, se quello che basta è l’amore?”.
Generazione Famiglia ha già presentato a giugno scorso esposti alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Milano, Torino, Firenze, Bologna, Pesaro contro le iscrizioni anagrafiche di bambini come figli di “due madri” e “due padri” compiute e politicamente rivendicate dai relativi Sindaci.
Fonte: Blog di Marco Tosatti
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