Due sanitari hanno scritto una lettera alla direzione del Meeting di Rimini due settimane fa ma, a ieri, non hanno ricevuto risposta. Con il consenso degli autori, pubblico la lettera su questo blog.

Buon giorno,
credo che l’edizione appena conclusa del Meeting abbia toccato il punto più basso della sua lunga e un tempo gloriosa storia. Già nel 2015 la cacciata dei Padri Domenicani su “ordine” di un inviato di Repubblica ci aveva a tal punto indignati che ce ne siamo andati dalla kermesse per mai più ritornarvi. Abbiamo sperato si trattasse di uno svarione di qualche capetto ma poi, constatando una costante deriva in favore del potere politico e culturale imperante, abbiamo avuto conferma che ciò era frutto di un ben preciso orientamento ideologico, peraltro coincidente con la deriva sociologica e associazionistica che ha segnato il triste declino del movimento di CL sotto la guida di Carron. Più che di una bellezza disarmata, abbiamo sotto i nostri occhi una resa disarmante. Al posto del genio di don Giussani, la teologia di riferimento sembra diventata quella di Vito Mancuso.
Quest’anno però, si diceva, si è toccato il fondo. Non bastavano gli inchini al bilderberghiano Mario Monti nel 2012 che non ha minimamente risposto alle domande a lui poste, non bastava avere umiliato un gigante come monsignor Luigi Negri, non bastavano gli occhiolini fatti ai politici di una sinistra che mai ha vinto un’elezione, la totale dimenticanza delle sfide al cristianesimo poste da una politica italiana e europea totalmente ostaggio dei poteri forti, mai uno sberleffo al politicamente corretto. Anzi, l’esatto contrario.
Fino alla scandalosa ovazione di quest’anno riservata all’ennesimo premier non eletto che si è distinto per avere definitivamente ridotto l’Italia a colonia, trascinata in una guerra assurda, prostrata ai piedi del Moloch europeo, rinnegatore delle sue radici cristiane, ha confermato e sostenuto disastrosi ministri che in due anni e mezzo di pandemia hanno distrutto il tessuto sociale e economico italiano, hanno fatto strame della Costituzione e delle più elementari libertà individuali, privato dello stipendio intere categorie di lavoratori, primi fra tutti medici e infermieri, buttate sul lastrico intere categorie produttive. Non avete proferito parole sulla scandalosa gestione della pandemia, sull’appiattimento della Chiesa al potere, né sull’egemonia culturale laicista contro cui CL era nata, né tantomeno sui cosiddetti valori non negoziabili, (compreso l’abominio delle cellule fetali utilizzate per i cosiddetti vaccini), seguaci invece di una deriva ecclesiastica culminata nel pontificato attuale che Borghesi si sforza invano di far apparire ancora cattolico.
Che pena e che tristezza assistere alla riduzione del Meeting a megafono del potere e alla deriva catto-sociale di CL cui entusiasticamente appartenevamo!
Bolzano, 29/8/2022
Franz Avanzini e Chiara Bertoli
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Cari Fran e Chiara, la mia immensa stima per la ragionevolezza, la libertà e il coraggio della vostra lettera. Per quel che vale.
Con amicizia
Evviva la verita!!!!
Sembra esservi un non trascurabile problema cognitivo. All’interno del movimento, in passato, l’approccio nei confronti del potere (specie politico) era improntato ad una sana diffidenza ben sapendo che dietro altisonanti espressioni come “bene comune” batte spesso un cuore corrotto che mira ad altre finalità, conseguenza della natura umana ferita dal peccato. In altre parole sebbene la parola potere non esprima un che di negativo in toto, si è sempre considerato che le vie del mondo sono fatalmente poco o tanto divergenti da quelle di Dio. La battaglia per la libertà di educazione con la quale non pochi, a vario titolo, hanno avuto a che fare lo ha esemplificato piuttosto bene. Ma qualcosa è accaduto, e anche CL pare essere permeata come per osmosi dal medesimo politically correct che caratterizza una larga parte del mondo ecclesiastico che ad ogni livello stende il proverbiale tappeto rosso alle autorità civili apparentemente non accorgendosi a quale logica esse rispondono. Non si tratta ovviamente di riproporre le atmosfere post – porta Pia (o porta Salaria che sia) ma di riconoscere la propria originalità culturale e di giudizio che no, non conduce ad esempio alla sudditanza verso Speranza, Figliuolo e soci. Se vi fosse questo equivoco sarebbe opportuno precisare che il potere più o meno profondo impiega strategie di ingegneria sociale respingere (ma anche identificare) le quali è piuttosto complesso, per usare un eufemismo, e la presunzione di esserne “immuni” fa semplicemente tenerezza.
Applausi