di Sabino Paciolla

 

Il primo marzo scorso il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha tenuto un discorso a Palazzo Madama sulla drammatica situazione della guerra in Ucraina. Lo dico subito, non mi è piaciuto affatto perché dal punto di vista politico, nei suoi accenni alla situazione concreta, ha misconosciuto la realtà dei fatti, la complessità della situazione e le differenti responsabilità in gioco. Inoltre, non mi è piaciuto perché ha fatto riferimento ad alti valori morali e democratici che il suo governo, con i provvedimenti presi riguardo al green pass e super green pass, è stato il primo ad averli negati. 

Draghi nel suo discorso ha esaltato il rispetto dei diritti e della autodeterminazione dei popoli, ma poi l’Italia grazie al suo governo è diventata la culla della più ignobile discriminazione e coartazione dei diritti elementari delle persone, come quelli di potersi muovere, prendere un bus, un treno, frequentare lezioni universitarie, persino di prendere un traghetto da un’isola, come la Sicilia o la Sardegna, per andarsi a curare in un ospedale nel continente o semplicemente per ricongiungersi ai propri cari.  

 

Incipit

La guerra è sempre un dramma, un evento tragico, un orrore per il sacrificio di vite umane innocenti e inermi che essa comporta. I crimini di guerra sono dietro l’angolo. Chi attacca ha sempre la grave responsabilità dell’atto e si assume la responsabilità delle conseguenze. Ogni sforzo diplomatico deve essere esplorato per interrompere le ostilità e porre fine alla violenza. Occorre dunque fermare questo conflitto tra Russia e Ucraina, e subito. Ciò nonostante, tutti abbiamo il dovere di capire le responsabilità degli attori in gioco, non solo quelle di chi attacca, ma anche di chi viene attaccato e di coloro che hanno relazioni e pongono in essere azioni e attività con gli uni o con gli altri.  

 

Ma andiamo con ordine

Draghi nella sua relazione afferma: “Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero delle mostruosità irripetibili”. (…) Le immagini dalle città dell’Ucraina “in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni”. 

Pur comprendendo la funzione del Presidente Draghi, la questione, però, non è così semplice come lui la pone, soprattutto quando fa l’accenno al 2014, l’anno che porterà alla deposizione con un colpo di stato del presidente democraticamente eletto Yanukovich. Il presidente russo Vladimir Putin, dice la vulgata, nel 2014 ha annesso la Crimea per un desiderio di lunga data di resuscitare l’impero sovietico. Secondo tale narrativa, la crisi ucraina, iniziata nel 2014, può essere attribuita quasi interamente all’aggressione russa. A questa narrativa, il politologo John Mearsheimer controbatte: “Penso che le prove siano chiare che non pensavamo [che Putin] fosse un aggressore prima del 22 febbraio 2014. Questa è una storia che abbiamo inventato per poterlo incolpare. La mia tesi è che l’Occidente, soprattutto gli Stati Uniti, sia il principale responsabile di questo disastro (dovuto all’espansione della NATO ad Est, fino ai confini della Russia, mettendola nella condizione di sentirsi accerchiata e in pericolo, ndr). Ma nessun politico americano, e quasi nessuno nell’establishment della politica estera americana, vorrà riconoscere questa linea di argomentazione, e diranno che i russi sono responsabili.”

Solo un corretto inquadramento della situazione e delle responsabilità può aiutare, mediante una azione diplomatica, a raggiungere una cessazione delle ostilità. Di conseguenza, non ritengo che la spedizione di armi all’Ucraina faciliti questo obiettivo. Tale azione rende il blocco occidentale non neutrale. Di conseguenza, gli toglie la possibilità di intervenire tra le parti in conflitto come terzo mediatore.

E invece Draghi dice: “L’Italia ha risposto all’appello del presidente Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. (…) Ad un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza.”

E’ poi lo stesso Draghi che riconosce la gravità delle misure: l’Italia, nel fare questo, ha “assunto decisioni senza precedenti nella sua storia”. 

La gravità e la delicatezza di tali azioni è legata sia alla perdita di terzietà in vista di una auspicata ed efficace azione diplomatica sia al rischio di un allargamento del conflitto ad altri Paesi, compresa l’Italia. In sostanza, potremmo trovarci ad essere entrati in guerra, anche senza averla dichiarata formalmente, e financo senza averla voluta. Una guerra che potrebbe facilmente trasformarsi in nucleare. Una distruzione per il mondo intero. Per questo, non si può perorare la causa della pace inviando armi ad uno dei contendenti, quantunque il più debole. Non si può fermare una guerra inviando il propellente primario, le armi. La guerra si evita grazie a una leadership forte, ma cauta e responsabile.

Inutile dunque la precisazione del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, quando con un tweet scrive:

“L’Italia non sta entrando in guerra, sta rispondendo ad una richiesta di aiuto per fermare Putin e la sua guerra. Continuiamo a lavorare per la pace e per l’immediato cessate il fuoco imponendo dure sanzioni economiche alla Russia”.

Ricordino i nostri governanti che la Costituzione italiana all’art. 11 recita: 

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”.

Ma ciò che rende il discorso di Draghi veramente indigesto sono gli ampollosi e vuoti valori umani a cui si appella.

Scrive Draghi: “Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia”. (…) “I valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere oggi più che mai”. (…) “…come disse Alcide De Gasperi, [il popolo italiano] è pronto ad associare la propria opera a quella di altri Paesi, ‘per costruire un mondo più giusto e più umano’”.

Allora mi chiedo come possa un Presidente del Consiglio rimproverare a Putin di calpestare valori come “libertà”, “democrazia”, “accoglienza”, “fratellanza” e “mondo più giusto e più umano”, quando proprio il suo governo con il green pass e super green pass ha escluso dalla vita sociale una parte dei cittadini? Come può Draghi chiedere a Putin di ristabilire il rispetto di alti valori umani come la “fratellanza” quando il suo governo con il green pass ha diviso gli italiani, ha seminato odio nel mondo del lavoro, ha diviso e spaccato intere famiglie mettendo figli contro padri, fratelli contro fratelli, marito contro moglie? Mi chiedo se escludere dalla vita sociale le persone non vaccinate, togliere loro lo stipendio, impedire loro la partecipazione alle attività sociali e culturali, impedire loro di beneficiare della libera circolazione o di godere di diritti costituzionalmente garantiti come il lavoro e l’istruzione, significhi “costruire un mondo più giusto e più umano”.

Draghi dice che ammira le persone che hanno manifestato a Mosca contro la guerra, alcune delle quali hanno subìto l’arresto. “Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci”, ammonisce. Bene, il fatto è che sono mesi che in tante piazze di città italiane ogni sabato vi sono manifestazioni contro il green pass, e non credo che il suo governo abbia mai prestato ascolto. Anzi, ad ogni tornata di decreti leggi la situazione dei non vaccinati è peggiorata sempre più. I suoi decreti sono diventati sempre più punitivi nei confronti dei non vaccinati, come sempre più “punitivi” (lo dice nel suo discorso al Senato) sono stati i provvedimenti presi nei confronti di Mosca.

E sarebbe il caso di ricordare al nostro stimatissimo Presidente Mario Draghi che quando invoca la democrazia dovrebbe pensare agli incresciosi episodi accaduti a Stefano Puzzer che è stato “omaggiato” di due Daspo, uno dei quali maturato solo per aver messo una sedia e un banchetto delle scuole elementari in Piazza del Popolo a Roma, rimanendo seduto per qualche ora in attesa di una risposta del Governo alle sue richieste. Grazie a quell’omaggio, il mansueto Stefano Puzzer non potrà entrare a Roma per un anno intero. 

Infine, Draghi ringrazia la Croce Rossa per il soccorso fornito ai più deboli, ai cittadini ucraini. Senz’altro è un’azione encomiabile. Ma anche in questo caso, vorrei che il nostro Presidente del Consiglio si ricordasse di coloro che, a causa della sospensione dal lavoro per la mancata inoculazione del vaccino, vengono ridotti alla fame e ad una vita di indigenza. Invierà anche a loro il soccorso della Croce Rossa Italiana?

Apprezziamo dunque lo slancio del Presidente del Consiglio Mario Draghi nei confronti della popolazione ucraina, ma vorremmo che facesse altrettanto nei confronti di tanti cittadini che non hanno infranto la legge, non sono dei guerrafondai, non hanno lanciato bombe, non hanno fatto violenza a nessuno, avendo solo la “colpa” di aver deciso di non farsi inoculare un prodotto di terapia genica sperimentale i cui effetti avversi non sono ad oggi del tutto chiari. Un diritto a loro riconosciuto dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione di Oviedo.

Perché in Italia vi sia vera democrazia, occorre che il governo riconosca che il green pass non è una tessera da mostrare ma una vergogna da cancellare!

 

 

Facebook Comments
Print Friendly, PDF & Email