Da una articolo pubblicato sull’EXPRESS (qui) leggiamo che “la dottoressa Izabela Pałgan, pediatra e oncologa infantile di Bydgoszcz, in Polonia, sostiene di aver fatto una diagnosi per il bambino di 23 mesi su richiesta del genitore.
Ora ha parlato con RadioWnet, sostenendo che la condizione di Alfie non è così terribile come tutti sono stati portati a credere.
Ha detto: “I medici dell’ospedale di Liverpool si sono rivolti all’Alta Corte per ottenere il permesso di scollegare il bambino dai suoi dispositivi di sostegno alla vita, affermando che ciò è nel suo interesse superiore”.
“Ma il bambino non è un bambino che sta morendo. Sulla scala del coma pediatrico di Glasgow il bambino si colloca a circa otto-nove punti, quindi questo non è un caso di morte cerebrale”.
“Il bambino reagisce alla voce del padre e apre periodicamente gli occhi. Periodicamente il ragazzo stringe anche la bocca quando gli viene dato un succhiotto, quindi mostra reazioni”.
“I genitori hanno assolutamente dichiarato che il bambino comunica con loro quando parlano con lui – sentono che il bambino sente in qualche modo le loro emozioni e può emotivamente connettersi con loro”.
“Certamente questo non è un bambino che sta morendo. In Polonia e penso anche in altri paesi europei, bambini come questo vengono semplicemente curati con cure palliative o a domicilio”.
Secondo il dottor Pałgan, l’esperto è stato chiamato a esaminare il caso di Alfie dopo che i sostenitori della famiglia hanno cercato esperti medici che potessero dare una seconda opinione sulle condizioni di Alfie.”
FIN QUI L’ARTICOLO.
Oltre che pregare è tutto quello che stiamo già facendo, si potrebbero inviare tre email ai seguenti indirizzi:
- British Prime Minister Theresa May chiedendo che ad ALFie – ora cittadino italiano – sia consentito di essere trasferito in UN ospedale italiano per le cure necessarie .
- Email and call (020 7219 6813) al Ministro della Salute Jeremy Hunt
- Email the UK General Medical Council in modo che capiscano quanto male questa vicenda sta facendo all’ANSA sanità britannica.
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