“Sicchè se non ti vaccini non vai al lavoro. Ma, per quanto incredibile sia, non deve sorprendere che, ormai, non poche persone, sulla strada segnata anche formalmente dal Green Pass, propongano financo che il non vaccinato non debba essere curato, non debba votare o non possa partecipare alla Santa Messa. La gente, cioè, chiede essa stessa più restrizioni. Più controllo. Ma, credendo che queste misure debbano coinvolgere solo taluni, i non vaccinati, in verità non si rende conto che una società con più restrizioni, con più controllo, riguarda tutti. Non alcuni sì ed altri no.”
di Salvatore Scaglia
“Sappiamo dalle testimonianze del periodo che durante il Fascismo il regime godeva di un consenso ampiamente diffuso, spesso sincero” (B. Tangocci, La Dittatura del Conformismo, 25 Luglio 2020, in Rivistapiesse). Se così non fosse stato, non si capirebbe appieno come mai il regime sia potuto durare un ventennio. Indubbiamente esso era basato sulla coazione e su un sistema di leggi liberticide, ma chi ritiene che il fascismo sia stato mera, totale, imposizione, magari con una presenza massiccia e articolata di oppositori, è in errore o privo delle basi minime di conoscenza del fenomeno fascista in Italia.
Sottolineare gli aspetti legati, immediatamente o mediatamente, al gradimento della popolazione nel fascismo (ma v’è, più in generale, un problema del consenso nelle dittature) non significa, però, legittimare il fascismo stesso: quest’operazione, piuttosto, è indispensabile per comprenderlo in tutta la sua portata, che esuli dai meri slogan di qualche sessantottino o post-tale (cf. Dino Messina, « Giusto ricordare la sua opera. Non piaceva ai dogmatici », in Corriere della Sera, 12 Novembre 2005, a proposito di Renzo De Felice, da non pochi considerato il maggiore storico del fascismo italiano).
Ricostruire correttamente la storia consente, poi, di attualizzarla, traendone i debiti insegnamenti; sempre che essa, per dirla gramscianamente, abbia tuttora scolari.
L’altro ieri, Domenica 10 Ottobre 2021, intorno alle 15.30, quando l’ho consultato, il Televideo della RAI riconduceva la manifestazione dei c. d. No Green Pass del giorno precedente a Roma, a piazza del Popolo, all’ormai notissimo assalto alla sede della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), pare ad opera di esponenti di Forza Nuova, anche se non sappiamo se e quanto strumentalizzati.
Televideo ometteva di trattare di migliaia e migliaia di persone (data la capienza della piazza valutabili almeno in 50.000 presenze), di varia estrazione socio-culturale – tra questi avvocati, suore, studenti … -, che si sono radunate pacificamente e dei problemi, seri e veri, da loro sollevati. Non entrava affatto, cioè, nel merito di siffatta manifestazione. Che peraltro non era né la prima né l’unica di questo tenore, atteso che in precedenza, per mesi, se ne sono tenute altre in diverse città d’Italia, dal Sud al Nord, e che contemporaneamente altre si svolgevano in altre piazze italiane. Non esistevano problemi, infatti, se non quello, pur condannabile, dell’attacco alla sede della CGIL, tanto che lo stesso Televideo annunciava che il 16 Ottobre prossimo avrà luogo una manifestazione nazionale antifascista.
Lo stesso Segretario della CGIL, Landini, ha dichiarato – e giustamente – che il fascismo è stato sconfitto dalla storia. Ma se ciò è vero, com’è vero, perché la necessità e l’urgenza di una manifestazione siffatta ? E perché proprio il giorno 16 Ottobre ?
Il quadro politico attuale è chiaro: i partiti – legittimamente, sotto il profilo formale – hanno stabilito di trovare, anche grazie alla moral suasion del Capo dello Stato, diverse soluzioni alle crisi: prima coi governi Conte (M5S-Lega) e Conte-bis (M5S-Partito Democratico) e infine col governo Draghi, rispetto al quale la maggioranza di sostegno è talmente ampia che Governo e Parlamento quasi coincidono, se si considera che, ad ora, il solo partito all’opposizione è Fratelli d’Italia. Quale sia, dunque, in tale contesto politico-giuridico la reale dialettica maggioranza-opposizione e l’effettivo controllo Parlamento-Governo è, da tutti, facilmente valutabile. Le tre soluzioni c. d. parlamentari citate sono state finalizzate ad evitare – questa è la ragione ufficiale – al Paese il ricorso alle urne durante l’emergenza pandemica, in corso praticamente da quasi due anni.
Sì, se si ricorda che, con il decreto legge n. 105 del 23 Luglio 2021, lo stato di emergenza del paese è stato prorogato fino al 31 Dicembre. Ora, una realtà emergenziale è in sé temporanea e limitata. Ma ci si deve pure chiedere: se il decreto legge è utilizzabile ex art. 77, co. 2, Cost. in casi straordinari di necessità e urgenza, come ci si può riferire ad un’urgenza presente già a Luglio, ma operante fino alla fine di Dicembre, ossia per mesi? Da un canto, va notato, l’emergenza è ormai divenuta normalità, ma dall’altro è logicamente singolare che ci si spinga a prevedere che dopo mesi, e non giorni, esisterà ancora questa emergenza da Covid-19. Specialmente se – come ha dichiarato il Premier Draghi in video collegamento al recentissimo Summit B20 – con i vaccini si ha la speranza che la fine della pandemia sia finalmente in vista (cf. qui).
Questo decreto legge è l’ennesimo nonostante l’amplissima maggioranza che sostiene il governo: ai primi di Agosto, secondo i calcoli di Openpolis (cf. qui), le questioni di fiducia poste dal governo Draghi, dal suo insediamento, erano già 12, data, “principalmente”, la “necessità di convertire prima della loro scadenza alcuni dei decreti legge emanati per fronteggiare l’emergenza Covid-19”. (cf. ibidem). Insomma se, in precedenza, il governo Conte si era caratterizzato per l’assai esteso uso dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) ora non manca il ricorso alla decretazione d’urgenza. Se, però, si usa tanto tale strumento e, di più, si pone frequentemente la questione di fiducia nelle concrete circostanze in cui la maggioranza governativa copre quasi l’intero arco parlamentare, che spazio residua davvero per la discussione in parlamento? E che ruolo ha, nella sostanza, lo stesso parlamento? Esso sembra un puro ratificatore.
Sempre con decreto legge, n. 127 del 21 Settembre 2021, il governo ha dato misure “urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening“: è il c. d. Super Green Pass.
A questo punto richiesto praticamente per ogni sfera esistenziale: dagli spostamenti sul territorio nazionale all’accesso a luoghi di ristorazione e cultura; fino al lavoro.
Sì, il lavoro: il fondamento, come proclamato dal primo articolo della Costituzione, della Repubblica Democratica italiana.
Sopra ho riferito del Televideo in quanto espressione della televisione pubblica. Ma che l’informazione sia, almeno, parziale lo si nota osservando diverse altre, maggiori, testate, fino ai telegiornali, rispetto ai quali già mesi fa il giornalista Michele Santoro aveva lanciato un grido di, competente, preoccupazione: col tam tam a senso unico del, preteso, dovere civile e morale alla, asserita, sicura ed efficace vaccinazione dov’è finito il pluralismo informativo? Si deve, piuttosto, parlare di propaganda, governativa e mediatica.
Il Green Pass, poi, rileva non solo perché ultimo di una serie di pesanti restrizioni ai diritti della persona, iniziate col c.d. lockdown nazionale, ma anche perchè pregno di incongruenze sanitarie e giuridiche. Sotto il primo profilo gli studiosi Gismondo, Crisanti e da ultimo persino Pregliasco sottolineano che esso non è una misura di sanità pubblica, perché non serve a creare ambienti sicuri rispetto al Covid.
Sotto l’aspetto giuridico, a tacer d’altro, va rilevato come il Green Pass sia un modo, indiretto, per obbligare le persone alla c.d. vaccinazione: una forma di ricatto, specie ora che il Green Pass investe persino il fondamentale diritto al lavoro. Coercizione a maggior ragione abominevole se si pensa che lo Stato di fatto obbliga, ma non si obbliga. Come sono esenti medici, infermieri e case farmaceutiche, sollevati da responsabilità con la firma del vaccinando.
Il Green Pass inoltre ha di fatto prodotto e incrementato discriminazione tra i cittadini, con buona pace del Regolamento UE 2021/953 del 14 giugno 2021, che prevede, invece, come “necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate” perché “hanno scelto di non essere vaccinate”. Andrebbe scongiurata, dunque, ogni discriminazione, “diretta o indiretta”.
Ma di quale mancanza di discriminazione si può parlare se chi non è vaccinato è escluso da una serie di attività tra cui, dal 15 prossimo, il lavoro? Il lavoro! Non qualsivoglia attività ludica, per non rinunciare alla quale, peraltro, molti, specie i giovani, sono corsi a vaccinarsi riducendo così la propria libertà a fatto edonistico-materiale.
Come se tutto ciò non bastasse, soprattutto dopo lo scorso 9 Ottobre, le piazze sono state omogeneizzate e dunque criminalizzate.
Omogeneizzate perché i moltissimi dimostranti pacifici di piazza del Popolo sono stati assimilati ai pochi dell’attacco alla sede della CIGL. Omogeneizzate perché le migliaia e migliaia di manifestanti – che non sono sussumibili sotto un’unica bandiera, se non sotto il vessillo della libertà – sono state ridotte ai pochi, oggi indagati per l’incursione nella sede della CIGL. Le piazze, prima omogeneizzate, sono state poi, per conseguenza, criminalizzate. Per cui molti, consapevolmente o meno, superficialmente o meno, hanno stabilito l’identità “No Vax” o “No Green Pass” = violenti e fascisti.
Non equazione, si badi bene, ma identità: ossia un’uguaglianza, si direbbe in Matematica, che vale sempre.
Siffatta omogeneizzazione e criminalizzazione delle piazze dissenzienti circa questa duratura c.d. emergenza sanitaria e le limitazioni che ne discendono, è indubbiamente indotta dal mainstream mediatico. È però agevolata e diffusa anche dal conformismo, ormai piuttosto chiaramente esistente nella società italiana e, verosimilmente, frutto dell’individualismo, edonismo e consumismo che anche alcune autorevoli analisi sociologiche, tra cui quelle del Censis, hanno rilevato già un decennio fa (cf. 44° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, qui).
Per questo conformismo “l’individuo diventa un automa, perde la sua individualità e tuttavia nello stesso tempo al livello della coscienza si immagina libero e sottoposto solo a se stesso”, come scriveva eloquentemente lo Psicologo Erich Fromm in Fuga dalla libertà (1963). La persona, cioè, si sente libera, ma in realtà non lo è.
Sicchè se non ti vaccini non vai al lavoro. Ma, per quanto incredibile sia, non deve sorprendere che, ormai, non poche persone, sulla strada segnata anche formalmente dal Green Pass, propongano financo che il non vaccinato non debba essere curato, non debba votare o non possa partecipare alla Santa Messa. La gente, cioè, chiede essa stessa più restrizioni. Più controllo. Ma, credendo che queste misure debbano coinvolgere solo taluni, i non vaccinati, in verità non si rende conto che una società con più restrizioni, con più controllo, riguarda tutti. Non alcuni sì ed altri no.
Tutte le considerazioni svolte, assieme ad altre che si potrebbero fondatamente fare, in una con gli allarmi lanciati anche da personalità prestigiose del mondo intellettuale come Fusaro, Agamben, Cacciari, Freccero, devono indurre a chiedersi: è, questa, ancora, una Repubblica; “res publica”, cosa davvero di tutti e in cui ci sia spazio per tutti ? Ed è, ancora, davvero democratica, ossia espressione di un potere che appartiene al popolo ?
Al di là degli aspetti formali è alla sostanza e allo scenario nel suo complesso che si deve guardare: se si vuole, alla costituzione materiale (Costantino Mortati).
Invece, anzichè osservare e interrogarsi su migliaia e migliaia di persone a piazza del Popolo (e non solo lì e non solo il 9 Ottobre), si preferisce puntare lo sguardo su alcuni; anziché allargare il campo si zooma; il particolare ha il sopravvento sul generale. Certo, così l’ossessione è servita. Quell’ossessione antifascista di molti – ma che conviene al potere – che impedisce di vedere, oggi, il vero ‘fascismo’, inteso come emergenza democratica già in atto.
Dal 15 Ottobre questa Italia sarà ancora più controllata: senza Green Pass non si potrà nemmeno lavorare. E l’indomani cosa accadrà? Si avrà una manifestazione nazionale antifascista.
A parte che Ionesco e il teatro dell’assurdo non avrebbero saputo fare di meglio, il dubbio è lecito: dato che per il 15 sono previste e prevedibili diverse, sacrosante, mobilitazioni per la libertà, il 16 – data a questo punto forse non casuale – si vorrà fascistizzare, ossia stigmatizzare come fascista, ancora e più eclatantemente il dissenso?
Verso cosa, un maggiore controllo?
Il fascismo era (?) proprio questo.
Bellissimo pezzo, argomentato , profondo e tagliente.
Grazie, Avvocato. 😉
Splendida analisi profonda e critica sulla situazione attuale. Offre mille spunti di riflessione.
Grazie a lei. 🙂
Continuiamo a lottare, con ogni mezzo lecito, per la libertà di tutti.