Richard Egan, ricercatore australiano, riporta il caso olandese di una donna con Alzheimer che è stata eutanasizzata da un dottore nonostante lottasse per non farsi uccidere. Eppure, il Tribunale Disciplinare Regionale per l’Assistenza Sanitaria dell’Aia ha comminato al dottore solo una reprimenda. Il rapporto della Corte Disciplinare Regionale per la Salute è stato pubblicato all’Aia il 24 luglio 2018.

Ecco l’articolo nella mia traduzione.

Foto: donna affetta da Alzheimer

Foto: donna affetta da Alzheimer

 

Olanda. Nel caso 2016-85 i Comitati di revisione hanno rilevato che un medico non aveva agito con la dovuta diligenza nel somministrare l’eutanasia a una donna affetta da malattia di Alzheimer. La donna aveva fatto un riferimento generale in un testamento biologico di volere l’eutanasia al “momento giusto”. Al momento in cui il medico l’ha eutanasizzata era impossibilitata a richiederla volontariamente.

Il medico le ha messo dei farmaci nel caffè per ridurre deliberatamente la sua coscienza in modo da evitare la sua resistenza mentre le venivano somministrate droghe per iniezione. Ciononostante la donna ha lottato fisicamente contro la somministrazione di un’iniezione letale per via endovenosa. Era trattenuta fisicamente dai membri della famiglia mentre il medico completava la somministrazione dei farmaci letali.

Un’indagine penale su questo caso è iniziata nel settembre 2017 ma non si è ancora conclusa.

(i prossimi due capoversi li riprendo dal link, che potete vedere qui, riportato nell’articolo)

Il trattenere o l’immobilizzazione di un paziente prima dell’esecuzione dell’eutanasia, con lo scopo di impedire al paziente di resistere, è e non può far parte dell’esecuzione dell’eutanasia. Questo è ciò che dice il Ministro Hugo de Jonge della VWS in una lettera alla Camera dei rappresentanti, in cui risponde alla discussione in corso sull’eutanasia in caso di incapacità.

de Jonge è disposto a discutere di eutanasia forzata, ma c’è silenzio in relazione agli studi che dimostrano che ci sono più di 400 morti assistite senza consenso nei Paesi Bassi ogni anno e la maggior parte di questi casi non sono mai stati segnalati.

Il 13 giugno 2018 il Tribunale Disciplinare Regionale per l’Assistenza Sanitaria dell’Aia ha esaminato una denuncia contro il medico presentata dall’Ispettorato per l’Assistenza Sanitaria e la Gioventù. La decisione è stata pubblicata il 24 luglio 2018. La Corte ha ritenuto che la dichiarazione scritta di intenti non era sufficientemente chiara per giustificare l’eutanasia in questo caso. Ha anche scoperto che il medico avrebbe dovuto cercare di discutere in anticipo con il paziente dell’esecuzione dell’eutanasia.

“In considerazione dell’irreversibilità dell’interruzione della vita e degli aspetti etici connessi con la fine deliberata della vita di un essere umano, una dichiarazione scritta di eutanasia deve essere inequivocabile, senza bisogno di ulteriori interpretazioni”.

La Corte non ha completamente escluso che le ambiguità in una dichiarazione scritta di intenti possano essere rimosse (anche nel caso di un paziente demente) se un paziente è in seguito inequivocabile, coerente e tenace (verbalmente o meno) nelle sue dichiarazioni di volere la morte. Tuttavia, con questa paziente non è stato così perché a volte ha detto di voler morire e a volte no. Nonostante la scoperta che il medico avesse gravemente violato i requisiti per l’eutanasia, la Corte ha imposto solo un rimprovero al medico. Ciò è stato ritenuto sufficiente perché il medico ha collaborato al processo (in realtà ha cercato di far archiviare la denuncia per motivi procedurali) e anche perché era ancora in corso un’indagine penale.

 

Fonte: Lifenews

Facebook Comments
Print Friendly, PDF & Email