“Le dottrine spirituali non limitano la mente, così come le negazioni materialistiche”. Così G. K. Chesterton in questo stralcio da un suo testo pubblicato su The Catholic Thing, nella traduzione di Elisa Brighenti.
Le dottrine spirituali non limitano la mente come le negazioni materialistiche. Anche se credo nell’immortalità, ho bisogno di non pensarci. Ma se non credo nell’immortalità, allora non ci devo pensare. Nel primo caso la strada è aperta e posso andare fin dove voglio; nel secondo la strada è chiusa. Ma la questione è ancora più forte, e il parallelo con la follia è ancora più strano. Perché equivale alla nostra accusa alla teoria esaustiva e logica del pazzo che, giusto o sbagliato, ha gradualmente distrutto la sua umanità. Ora è l’accusa contro le principali deduzioni del materialista che, giuste o sbagliate, distruggono gradualmente la sua umanità; non intendo solo gentilezza, intendo speranza, coraggio, poesia, iniziativa, tutto ciò che è umano. Per esempio, quando il materialismo porta gli uomini al fatalismo completo (come generalmente fa), è abbastanza inutile fingere di farne in qualche modo una forza liberatrice. E’ assurdo dire che si sta facendo avanzare la libertà quando si usa il libero pensiero solo per distruggere il libero arbitrio. I deterministi vengono a legare, non a sciogliere. Possono benissimo chiamare la loro legge la “catena” della causalità. È la peggiore catena che abbia mai incatenato un essere umano. Potete usare il linguaggio della libertà, se volete, quanto all’insegnamento materialistico, ma è ovvio che questo è inapplicabile nel complesso, come lo sarebbe il linguaggio stesso, quando riferito ad un uomo rinchiuso in un manicomio. Potete dire, se volete, che l’uomo è libero di pensare a se stesso come uovo in camicia. Ma è sicuramente un fatto più consistente e importante che se egli è un uovo in camicia, allora non è libero di mangiare, bere, dormire, camminare o fumare una sigaretta. Allo stesso modo si può dire, se volete, che lo speculatore audace e determinista è libero di non credere nella realtà della volontà. Ma è preponderante e importante il fatto che egli non sia libero di sollevare, maledire, ringraziare, giustificare, sollecitare, punire, resistere alle tentazioni, incitare le folle, fare propositi per il nuovo anno, perdonare i peccatori, rimproverare i tiranni, o anche dire “grazie” per la senape.
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