di Gianni Silvestri
LIBERAZIONE NAZIONALE
IL 25 APRILE è la data della festa nazionale per ricordare la liberazione della nostra nazione dalla occupazione nazista e dai residui delle forze fasciste della Repubblica di Salò.
Questa liberazione è un evento positivo che segna il ritorno dell’Italia nel pieno percorso democratico, con il conseguente rifiuto della logica di sopraffazione e violenza che ha caratterizzato gli anni di guerra. Ma proprio questo rifiuto della logica di violenza deve farci riflettere senza pregiudizi su quella che si è continuata ad usare nei mesi/anni successivi alla liberazione, perché una lotta inizialmente giusta divenne un paravento di violenze politiche e di parte.
Mi riferisco alle violenze (sottaciute per decenni) di alcune frange partigiane comuniste contro sacerdoti, seminaristi ed esponenti cattolici vari, messe in luce dal grande giornalista di sinistra Giampaolo Pansa, scomparso nel gennaio scorso, nel suo libro “il sangue dei Vinti”. Nell’ultima parte della sua carriera, questo storico (collaboratore trentennale del gruppo Repubblica/L’Espresso) ha pubblicamente denunciato (anche nel suo successivo libro “la Grande Bugia) la violenza di alcuni esponenti delle formazioni comuniste responsabili di uccisioni silenziose avvenute soprattutto contro “nemici di classe” e contro i sacerdoti cattolici. Questa violenza non fu sporadica o casuale, ma organizzata in quanto interessò migliaia di casi e nello stesso territorio dell’Emilia (chiamato addirittura “il triangolo della morte”). Le cifre sono impressionanti, con migliaia di morti (alcuni storici e giornalisti parlano di circa 5000 persone). L’autorevole quotidiano “Il Foglio” nel 2018 ha scritto: “Tra il 1944 e il 1947 furono centotrenta i sacerdoti e i seminaristi uccisi in Italia dai partigiani comunisti – ben trecento, secondo un approfondito studio dell’Azione cattolica, tra il 1940 e il 1946 (fece scalpore la esecuzione del seminarista Rolando Rivi appena quattordicenne, ucciso da partigiani comunisti e beatificato dalla Chiesa nel 2013). La cosa preoccupante è che la gran parte di queste violenze sono state compiute a guerra finita ed addirittura dopo la “liberazione”, quindi senza giustificazione alcuna se non l’odio di classe, la vendetta politica o religiosa. Queste violenze sono rimaste non solo impunite, ma sostanzialmente nascoste per decenni, sino alla denuncia di questo coraggioso giornalista di sinistra (poi osteggiato persino dall’A.N.P.I, per aver scoperchiato questa retorica a senso unico).
Questa precisazione è necessaria per precisare che la LIBERAZIONE non può essere un ombrello che copre di tutto, anche la violenza più ingiustificata.
Sarà interessante elencare altri casi di acritica accettazione del termine Liberazione, termine con cui si sono coperti fenomeni pericolosi o ambigui:
1) I Movimenti di LIBERAZIONE POPOLARE diffusi dagli anni 50-60 in poi, principalmente di ispirazione marxista, come quello più famoso di Cuba. Ma fu liberazione quella di una dittatura durata decenni?
2) ORGANIZZAZIONE LIBERAZIONE DELLA PALESTINA, (OLP). che con la lotta armata intendeva combattere il governo israeliano per liberare la Palestina (e si sa come è andata a finire: Se Arafat avesse accettato le proposte di Pace decenni fa – Presidenza Carter – oggi la Palestina avrebbe un territorio libero e ben di maggiore estensione).
3) TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE sviluppatasi in America Latina per coniugare la fede cristiana con la ideologia comunista per sviluppare, con l’azione di comunità di base, una prassi di liberazione non solo religiosa, ma sociale, economica e politica. Questo fenomeno non sembra aver portato agli sperati cambiamenti (da una parte i cattolici in America Latina si sono dimezzati in pochi decenni a vantaggio di varie sette evangeliste, dall’altro i comunisti – dopo la fallimentare esperienza Nicaraguense, hanno la loro principale esperienza Latino Americana nell’impoverita dittatura Venezuelana di Maduro).
4) LIBERAZIONE POST-SESSANTOTTINA il 68 fu un complesso movimento di contestazione, anche degli stereotipi della società capitalista, con varie forme di protesta, che si divisero nella componente di contestazione-impegno sociale (da cui sorsero i gruppi comunisti di lotta armata degli anni 70) ed in quella anarchico-individualista (in cui proliferò il fenomeno di diffusione delle droghe, anche sintetiche, come LSD).
5) LIBERA(LIZZA)ZIONE SESSUALE E DEI COSTUMI che ha finito per determinare la devastante autonomia del sesso dall’amore, con i risultati di una sessualizzazione della società che ha favorito anche la pornografia libera attuale (certamente alla base di tante mercificazioni e violenze sulla donna, considerata come un oggetto di violenti divertimento – come continua a dimostrare il fenomeno della prostituzione nelle nostre strade).
6) LIBERAZIONE DELLA DONNA fenomeno positivo nella sua componente di parità giuridica ed economica e sociale della donna,
ma che ha portato anche ad estremismi errati, con un apparente sostituzione della lotta di classe nella lotta tra i sessi, (lo slogan “l’utero è mio e la gestisco io” – ab-usato a voler rivendicare anche la libertà assoluta di aborto – mostra una estremizzazione incomprensibile che ha escluso l’uomo da ogni scelta e responsabilità, che ha separato e non unito. Tanto che il cd “femminismo” sembra aver perso la sua originaria forza propulsiva ed oggi si sente il bisogno di una maggior femminilità, come attestato dal crescente consenso della scrittrice di Costanza Miriano.
In generale non voglio essere disfattista, in qualche settore alcuni progressi sono stati fatti, ma a distanza di decenni appaiono purtroppo insufficienti rispetto alle promesse ed alle aspettative di partenza. Ecco perché nonostante tutte queste ventilate “liberazioni”, e nonostante l’aumento vertiginoso dei mezzi economici e tecnici a disposizione dell’uomo siamo ancora in attesa delle vere liberazioni:
Liberazione dalla povertà, (sono secoli che l’Africa ed “il mondo povero” rimangono tali).
Liberazione dalle ingiustizie: la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi e, nonostante ogni progresso, cresce sempre più la forbice delle disuguaglianze (poche decine di miliardari possiedono ricchezze maggiori della metà povera della popolazione della terra);
liberazione dalla ignoranza: con attenzione “all’analfabetismo di ritorno” come attestano le sempre più diffuse trasmissioni “trash” (come il grande fratello e le varie isole di famosi sempre più sconosciuti).
Forse, dopo tanti fallimenti, totali o parziali, c’è da riconsiderare maggiormente l’elemento umano: ogni vera liberazione deve partire da una nuova consapevolezza dell’uomo per poi diffondersi a cerchi concentrici alle strutture che l’uomo crea e non viceversa: è l’uomo nuovo che crea strutture nuove e non il contrario (come invece affermato dalla analisi marxista).
La principale caratteristica dell’essere umano (che lo distingue da ogni altro essere vivente sulla terra) è la sua interiorità e spiritualità: ogni vera liberazione non può che partire di là.
Solo un uomo rinnovato interiormente potrà tornare a costruire famiglie, imprese, società e strutture politiche rinnovate dal profondo, e potrà immaginare regole nuove che rompano gli attuali meccanismi di sfruttamento di una società che è divenuta uno spaventoso “tritacarne umano” dal quale si estraggono i guadagni di pochi. Una liberazione quindi prima di tutto interiore che apra l’uomo alla sua spiritualità (oggi dimenticata, quando non avversata), sarà una marcia in più che favorirà anche una maggior comprensione di sé ed un’ampia solidarietà sociale, come ogni vera esperienza religiosa attesta (i cristiani ad esempio, sono sempre in prima linea nelle varie esperienze di aiuto agli altri).
Questo allargamento di orizzonti sarà la vera novità ed un rinnovato “popolo canterà la sua liberazione”, come migliaia di giovani hanno fatto sulle note di Claudio Chieffo, noto cantautore cristiano, prematuramente scomparso.
E’ ancora Chieffo a ricordarci la radice di ogni vera e non apparente liberazione:
“C’è bisogno di Qualcuno
che ci liberi dal male
perché il mondo, tutto intero
E’ rimasto tale e quale”.
In Pace
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