Data l’affluenza sempre più bassa dei fedeli nelle chiese, in questi giorni è balzata agli onori della cronaca la questione della vendita di tali edifici. Papa Francesco, in un messaggio inviato ad un convegno che si occupava del tema, ha scritto: “La constatazione che molte chiese, fino a pochi anni fa necessarie, ora non lo sono più, per mancanza di fedeli e di clero, o per una diversa distribuzione della popolazione nelle città e nelle zone rurali, va accolta nella Chiesa non con ansia, ma come un segno dei tempi che ci invita a una riflessione e ci impone un adattamento.”

Ines Murzaku, docente di Storia della Chiesa e Direttore del Programma di Studi Cattolici presso la Seton Hall University nel New Jersey, ha scritto in proposito un articolo. Eccolo nella mia traduzione.

Foto: ristorante di Santa Felicita a Verona

Foto: ristorante di Santa Felicita a Verona

 

di Ines Murzaku 

 

Ridurre, riutilizzare e riciclare è uno slogan che aiuta noi poveri moderni a usare di più e sprecare meno. Ci incoraggia a riutilizzare il più possibile, anche prima del riciclaggio. Ovviamente, un buon riciclaggio comporta un onere minore per la madre terra. Ma gli edifici ecclesiastici, cioè le chiese, abbandonati dai fedeli per mancanza di sacerdoti, o con costi elevati per le diocesi, devono seguire la stessa traiettoria della plastica o del vetro?

 

Sebbene non sia disponibile il numero esatto di chiese sconsacrate o riconvertite, molti edifici ecclesiastici in Europa e negli Stati Uniti sono stati “riconvertiti” come musei, archivi, ristoranti, pub, hotel, resort esclusivi a quattro stelle – la lista continua.

Ad esempio, la Chiesa di Santa Felicita vicino al Duomo di Verona, una delle chiese più antiche di Verona, consacrata nel 1207, è stata sconsacrata e trasformata in un ristorante di lusso con il nome di Ristorante Santa Felicita.

La chiesa di Santa Maria a Dublino, in Irlanda, costruita all’inizio del XVIII secolo e chiusa nel 1964, è stata abbandonata per diversi anni fino a quando, nel 1997, è stata acquistata e trasformata in ristorante e bar. La trasformazione è stata insignita del Dublin City Neighborhood Awards 2006, dove ha vinto il primo premio nella categoria Best Old Building. Ora si chiama The Church Bar and Restaurant.

La sezione delle destinazioni di viaggio del The Telegraph (Londra) nota che, nel cuore storico di Assisi, Italia, si può godere del Relax e delle Terme e Museo Nun (suora, ndr) Assisi: “Questo elegante hotel di design e di stile si trova in una posizione tranquilla nel cuore storico di Assisi. Una ristrutturazione ispirata non solo ha trasformato la struttura del XIII secolo in un rifugio elegante e minimalista, ma ha anche svelato le rovine di un anfiteatro romano, ora sede di un suggestivo ‘museo termale'”.

Gli edifici ecclesiastici possono essere riciclati, riutilizzati o trasformati senza profanazione?

Il mese scorso, Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti a una conferenza dal titolo “Dio non abita più qui? Dismissione di edifici di culto e gestione integrata di beni culturali ecclesiastici”, organizzato presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Francesco ha avvertito che “ogni decisione sia frutto di una riflessione corale condotta in seno alla comunità cristiana e in dialogo con la comunità civile. La dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare, né mai essere effettuata con scandalo dei fedeli”.

Anche il Codice di Diritto Canonico (can. 1222 – 2) è chiaro sull’uso corretto degli edifici ecclesiastici. Anche se vengono riconvertiti, l’attenzione deve essere rivolta al bene delle anime e al bene dei fedeli che per secoli hanno contribuito alla costruzione delle chiese: “Quando altre gravi ragioni suggeriscono che una chiesa non sia più adibita al culto divino, il Vescovo diocesano, udito il consiglio presbiterale, può ridurla a uso profano non indecoroso, con il consenso di quanti rivendicano legittimamente diritti su di essa e purché non ne patisca alcun danno il bene delle anime.

Ma rimane una domanda: vendere e trasformare le chiese è l’unica via d’uscita dalla crisi contemporanea del cattolicesimo? Il cristianesimo si sta arrendendo? La “chiesa povera” di Francesco significa – a volte – nessuna chiesa? E se ci fosse una rinascita cristiana, perché i cristiani rinunciano alle chiese?

Una chiesa è edificio e la gente, mattoni e ed esseri mortali, una memoria immortalata. Le chiese sono beni comuni costruiti da una comunità cristiana. Nel Sermone 336, commentando La costruzione e la consacrazione della casa di Dio dentro di noi, Sant’Agostino d’Ippona afferma che noi stessi siamo la casa stessa di Dio: “Questa è la nostra casa di preghiera, ma anche noi siamo una casa di Dio. Se siamo una casa di Dio, la sua costruzione continua nel tempo perché sia dedicata alla fine dei tempi”.

L’edificio della chiesa evangelizza anche con la sua presenza, e se l’edificio non è più nemmeno fisicamente presente nei luoghi storici – piazze e piccoli centri urbani, nella memoria del popolo – come può questa Chiesa evangelizzare o ricevere sostentamento da parte dei fedeli?  La Chiesa diventa più povera – e non in modo buono.

Le due piccole monete del valore di pochi centesimi” (Mc 12,41) offerte dalla povera vedova non vengono usate correttamente; infatti, di esse viene fatto cattivo uso se c’è la corsa alla riconversione e a vendere chiese e monasteri. Non possiamo distruggere ciò che generazioni di fedeli antenati hanno costruito nei secoli.

Inoltre, le autorità ecclesiastiche hanno molte altre proprietà da vendere. Perché non vendere prima palazzi, case a terra e appartamenti di lusso – che sono tutti apparsi nei notiziari di recente? Vendere chiese è una via d’uscita facile. Sta rinunciando, e dando via il negozio; sta abbandonando la battaglia e diventando la chiesa dell’ospedale da campo, occupandosi esclusivamente dei feriti e dei poveri.

Invece, la Chiesa di Cristo dovrebbe evangelizzare e trovare le ragioni per cui le chiese sono vuote. Come si può trasmettere la fede alla Gen Z – la generazione successiva ai millenials, la generazione meno cristiana ad oggi – quando il cristianesimo comincia a spogliarsi delle sue chiese storiche e della memoria di fede collettiva?

La purificazione religiosa della memoria non servirà all’evangelizzazione. La distruzione della memoria significa la distruzione delle persone che costruiscono la memoria, e nel cattolicesimo significa la distruzione della fede e di generazioni di fedeli. Le chiese sono state costruite nei cuori delle città; come si possono spogliare le città del loro cuore?

Che dire dei morti, sepolti nelle cripte di chiese e monasteri? Sarebbero parte degli accordi (di vendita, ndr)? Sono gli antenati del cristianesimo, che votano con le loro ossa. Chesterton ha scritto in Ortodossia:  “La tradizione rifiuta di sottomettersi alla piccola e arrogante oligarchia di coloro che si limitano a camminare“. Così dovrebbe fare anche la Chiesa.

La tradizione sotto forma di chiese, che sono costituiti da malta ed esseri mortali, non è in vendita. Esse devono essere conservate, preservate e trasmesse alle generazioni future. È il minimo che possiamo fare per onorare la nostra fede, i nostri antenati e il nostro futuro.

 

Fonte: The Catholic Thing

 

 

 

Facebook Comments
Print Friendly, PDF & Email