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Dopo i tre grandi, la filosofia greca conosce il declino. Le filosofie ellenistiche sono soprattutto filosofie morali, predicano apatia, atarassia, aponia…in altre parole un distacco…non vivere non amare, per soffrire… oppure, addirittura, lo scetticismo.

Si è esaurita la grande spinta filosofica, e sembra regnare una certa rassegnazione. In fondo nessuno sino ad ora ha risposto alle domande più impellenti: perché vivere? Perché il dolore, il male, la morte?

Alla ritirata dei filosofi ellenistici risponde la rivoluzione del cristianesimo. La nuova religione viene abbracciata dai ceti poveri, ma anche da tanti pagani colti, amanti della filosofia antica. D’ora in poi il pensiero filosofico partirà da alcune basi solide, che possiamo riassumere così:

l’Archè è un Dio unico, pensiero, logos, Amore;

l’universo con i suoi astri, pianeti, animali, è oggetto pensato e voluto, nato con il tempo;

l’uomo è il soggetto pensato e voluto da Dio, che a sua volta pensa, vuole e “crea” statue, case, penne…

La cosmologia cristiana dunque vede nel mondo un’entità creata, cioè finita, fragile, nata e destinata a finire. Decadono due concetti fondamentali della cosmologia aristotelica tolemaica: la visione delle stelle come entità divine, lisce, perfette, di quinta essenza, come “dei visibili” (Timeo di Platone) e la loro relativa capacità di determinare il destino degli uomini.

Il pagano Celso accusa i cristiani di non venerare il Sole; il cristiano Origene (III sec.) replica: «Rispondiamo che a celebrare il sole non attendiamo gli ordini da nessuno… lo celebriamo invero, ma come opera del Creatore, che obbedisce alla legge di Dio…».

Agostino di Ippona (IV sec.d.C.): “è ridicolo regolare la propria vita in base agli almanacchi”, fare sacrifici e preghiere agli astri, credere all’oroscopo. E ancora: «il corso ordinario della natura presa nel suo insieme ha le sue determinate leggi naturali», (La Genesi alla lettera, IX, 17, 32).

Astri giù, uomo su

Secoli dopo Tommaso ribadirà ancora: astri inclinant, non necessitant.

Ridurre gli astri ad entità materiali che obbediscono a leggi naturali volute da un sommo Legislatore, apre le porte alla nascita dell’astronomia moderna e mette al centro la libertà e la volontà dell’uomo: facoltà che i filosofi greci avevano trascurato, sottolineando quasi unicamente la razionalità (si può quasi dire che per i Greci l’uomo è soprattutto mente-cervello/ anima, per i cristiani è anche cuore!).

Siamo davanti all’antropocentrismo cristiano: l ‘uomo è tratto dalla polvere “a fare parte delle eterne cose”. Con il cristianesimo nasce il concetto di persona: c’è una concezione nuova del valore del singolo individuo umano, ognuno è immediatamente e singolarmente creato, ognuno è oggetto dell’interessamento personale di Dio. Siamo lontani da Platone ed Aristotele, che distinguevano tra greci e barbari; tra maschi, superiori, e donne, inferiori; tra liberi e schiavi; tra neonati sani e neonati malati (da uccidere con infanticidio); tra coloro che possono vivere dedicandosi all’otium e coloro che devono dedicarsi ai degradanti lavori manuali…

 

Le precedenti puntate le trovate qui.

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