
di Sabino Paciolla
E’ indubbio che la Dichiarazione sulla Fratellanza umana, sottoscritta ad Abu Dabhi il 4 febbraio scorso da papa Francesco ed il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ha suscitato in alcune fasce di cattolici alcune forti perplessità su alcuni punti. Esse sono state tali da spingere il Vaticano, ed il papa stesso, a rassicurare sulla ortodossia degli stessi. Si è detto che i contenuti sono in perfetta continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II.
Il punto che ha destato molte perplessità, e critiche, è stato il seguente:
“La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.
La frase, per come è scritta, “le diversità di religione, (…) sono una sapiente volontà divina”, ha fatto pensare, e dedurre, che tutte le religioni siano volute da Dio. Il che non può essere vero. Infatti, una religione come quella azteca che vedeva il sacerdote tagliare con una spada in ossidiana o in selce l’addome di una persona per estrarre il cuore ancora pulsante che, tenuto in alto, verso il cielo, veniva offerto al Dio-Sole, suscita orrore.
Ed allora come interpretare quella frase? Quale il suo significato?
Padre Fr. John Zuhlsdorf, in un suo post, ha scritto che “Dobbiamo cercare un modo per capirlo senza che sembri un’eresia. Si noti bene che, dopo quella frase imbarazzante, la continuazione parla alla nostra libertà di credere, ecc. Questo suggerisce una soluzione.
Quando parliamo della volontà di Dio, facciamo distinzioni. Dio ha una ‘volontà attiva o positiva’ e una ‘volontà permissiva’. La ‘volontà attiva’ di Dio riguarda ciò che è buono, vero e bello. D’altra parte, Dio ha una ‘volontà permissiva’ con la quale permette che si facciano cose che non sono in accordo con l’ordine che ha stabilito”.
Ritornando dunque all’esempio degli aztechi, padre Zuhlsdorf si chiede “Dio ha positivamente, attivamente voluto la malvagia e strappacuore religione degli Aztechi? L’ha permesso.”
“Dio vuole certe cose con la Sua volontà positiva o attiva. Dio permette che il contrario avvenga per mezzo della sua volontà permissiva. In ogni caso, nulla accade al di fuori della volontà di Dio, che è onnisciente, onnipresente e onnipotente”.
“Letta in questo modo, cioè, che per la volontà permissiva di Dio ci sono una molteplicità di religioni, ecc, l’affermazione nel documento, sopra, è accettabile.
Se si legge l’affermazione che per volontà positiva o attiva di Dio ci sono una molteplicità di religioni, questo è un errore. Questo imputerebbe a Dio il volere attivo delle false religioni e, quindi, del male, il che è impossibile e contrario alla ragione”.
Quello di padre Zuhlsdorf è soltanto un suo ragionamento, una riflessione attorno ad una possibile interpretazione della frase. E infatti, conclude dicendo “Non so cosa intendessero gli autori del documento”.
Ecco, questo il punto, la questione della chiarezza.Tanto che qualcuno si è chiesto per quale motivo tante persone, sacerdoti, teologi e accademici dovrebbero perdere tanto tempo nella interpretazione di frasi non immediatamente o affatto chiare, spese in un documento delicato. Frasi aperte ad interpretazioni contraddittorie. Non sarebbe stato più facile essere chiari?
Infatti, un teologo domenicano, che è voluto rimanere anonimo, è di avviso contrario da padre Zuhlsdorf, tanto da affermare che la frase è “nel suo ovvio senso falsa”.
“Le varie religioni dicono cose incompatibili su chi è Dio e come vuole essere venerato. Quindi non possono essere tutte vere. Perciò Dio, che è verità, non può volere tutte le religioni”, ha spiegato [il neretto è mio].
Rispondendo a coloro che difendono la dichiarazione del Papa invocando la “volontà permissiva” di Dio, il teologo domenicano ha detto:
“Dio permette alle religioni non cattoliche di esistere; ma permettere qualcosa non è un modo di volerlo, è un modo di non volerlo impedire. Così Dio permette che molte persone innocenti siano uccise, ma non lo vuole. Non parleremmo della permissiva volontà di Dio di gasare gli ebrei, per esempio”.
E poi, “la diversità delle religioni è dovuta al peccato e quindi non è voluta e causata da Dio. Possiamo dire che ‘rientra nella Sua Provvidenza’, ma allora così farebbe tutto, anche i peggiori crimini”.
Volendo integrare questo punto, quello della diversità delle religioni, ho già in un precedente post fatto riferimento alla Dominus Iesus. In questo caso riprendo solo un piccolo passo, quello del n.7:
“Deve essere, quindi, fermamente ritenuta la distinzione tra la fede teologale e la credenza nelle altre religioni. Se la fede è l’accoglienza nella grazia della verità rivelata, «che permette di entrare all’interno del mistero, favorendone la coerente intelligenza» [21], la credenza nelle altre religioni è quell’insieme di esperienza e di pensiero, che costituiscono i tesori umani di saggezza e di religiosità, che l’uomo nella sua ricerca della verità ha ideato e messo in atto nel suo riferimento al Divino e all’Assoluto [22]”.
E chiaro che quello che preoccupa molti può essere sintetizzato con il “discorso del biglietto” che il card. John Henry Newman, un convertito al cattolicesimo dalla fede anglicana, tenne a mezzogiorno del 12 maggio 1879 in occasione del ricevimento del “biglietto”, cioè del messaggio che il messo concistoriale gli consegnò informandolo che il Papa Leone XIII gli avrebbe conferito la berretta cardinalizia il mattino seguente. Da un mio precedente post riprendo il seguente passo che fa al nostro caso:
“… fin dall’inizio mi sono opposto ad una grande sciagura. Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra... (…)
Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più credito e forza. È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia.”
Buongiorno,
senza particolari necessità ermeneutiche, il senso dell’affermazione appare chiaro se si considerano le tre frasi unitariamente: ciò che Dio vuole è la libertà di aderire ad una religione e che l’adesione ad una religione non può conseguire ad una forzatura. Se poi si vuole considerare la sola prima frase e andare a fondo del suo significato “autonomo”, sottolineo che le religioni (e il Cristianesimo non è semplicemente una religione) sono prodotti culturali che seguono la differenziazione delle varie culture. Nella condizione dell’umanità già contaminata dal peccato, è stato Dio ad aver impedito un’omologazione culturale degli uomini quando ha scelto di confondere le lingue e separare i costruttori della città e della torre di Babele: quegli uomini parlavano la stessa lingua e stavano operando per glorificare sé stessi costruendo una grande città ed una torre che avevano la pretesa di far arrivare fino al cielo. La Provvidenza ha invece voluto scompaginare tutto, mandando ciascuno per la sua strada con una propria lingua.
Se si esamina il percorso della rivelazione, poi, il fatto stesso di avere scelto, per rivelarsi, una tribù di nomadi poi divenuta nazione non impegnata nel proselitismo, dimostra come Dio presupponesse non solo l’esistenza, ma anche la permanenza di religioni diverse da quella ebraica. Permanenza che è diventata sviluppo, così da invertire la rotta di marcia con Gesù (dall’unità senza verità alla disunità per tornare ad un’unità nella Verità) che ha mandato ad evangelizzare i pagani, i quali – pur praticando una religione diversa ed ostile – si sono dimostrati il terreno fertile in cui seminare il Vangelo e far crescere la cristianità. Utile anche tener conto che è proprio dai sistemi filosofico-teologici del paganesimo che i Padri hanno tratto gli elementi per edificare la nostra teologia e per definire i principali dogmi del Cristianesimo.
Pertanto: non è che Dio abbia “inventato” o “voluto” le altre religioni, ma ha determinato la storia nel senso che ciascun popolo sviluppasse la propria, in attesa che la Verità fosse poi diffusa su basi religiose già formate ed in popoli pronti ad accoglierla.
Il fatto che vi siano state e vi siano religioni ostili, come l’Islam, non cambia nulla: anche i pagani perseguitavano i cristiani, eppure è nella loro civiltà che il Cristianesimo si è innestato ed è cresciuto.
Come vede, tutto torna senza bisogno di ipotizzare eresie, inventare giustificazioni teologiche particolari o tirando in ballo Newman: questi infatti si opponeva ad un liberalismo che aveva come scopo quello di affermare la pari veridicità delle religioni. La dichiarazione Cattolico-Musulmana, invece, fa espresso riferimento alla necessità di rispettare la libertà individuale, senza forzare la desione ad una particolare religione.
E del resto, che l’adesione ad una religione debba essere libera è ovvia: la fede è suscitata da Dio ed è accolta col libero arbitrio. Chi sta intorno può favorire questa accettazione con l’esempio e la testimonianza, ma non potrà mai essere artefice dell’atto di fede.
Spero di averle fornito indicazioni sufficientemente chiare su come debba essere interpretato questo passaggio, elementare e non imbarazzante, e di averle restituito il sonno.
Grazie sig. Carlo Mapelli del suo commento.
Le assicuro però che io dormo. E molto bene.
La mia ormai non è più una impressione, è diventata una constatazione! E in atto l’arte del rattoppo, del trovare la giusta” pezza” e il giusto “colore”! Quando vogliamo attribuire a Dio ciò che da Dio non è, lo abbiamo rappezzato in tal modo da renderlo irriconoscibile!