Papa Francesco abbraccia Sheik Ahmad el-Tayeb, grande imam dell’Università al-Azhar (CNS photo/Paul Haring)

Papa Francesco abbraccia Sheik Ahmad el-Tayeb, grande imam dell’Università al-Azhar (CNS photo/Paul Haring)

 

di Sabino Paciolla

 

E’ indubbio che la Dichiarazione sulla Fratellanza umana, sottoscritta ad Abu Dabhi il 4 febbraio scorso da papa Francesco ed il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ha suscitato in alcune fasce di cattolici alcune forti perplessità su alcuni punti. Esse sono state tali da spingere il Vaticano, ed il papa stesso, a rassicurare sulla ortodossia degli stessi. Si è detto che i contenuti sono in perfetta continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II.

Il punto che ha destato molte perplessità, e critiche, è stato il seguente:

“La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.

La frase, per come è scritta, le diversità di religione, (…) sono una sapiente volontà divina”, ha fatto pensare, e dedurre, che tutte le religioni siano volute da Dio. Il che non può essere vero. Infatti, una religione come quella azteca che vedeva il sacerdote tagliare con una spada in ossidiana o in selce l’addome di una persona per estrarre il cuore ancora pulsante che, tenuto in alto, verso il cielo, veniva offerto al Dio-Sole, suscita orrore.

Ed allora come interpretare quella frase? Quale il suo significato?

Padre  Fr. John Zuhlsdorf, in un suo post, ha scritto che “Dobbiamo cercare un modo per capirlo senza che sembri un’eresia. Si noti bene che, dopo quella frase imbarazzante, la continuazione parla alla nostra libertà di credere, ecc. Questo suggerisce una soluzione.

Quando parliamo della volontà di Dio, facciamo distinzioni. Dio ha una ‘volontà attiva o positiva’ e una ‘volontà permissiva’. La ‘volontà attiva’ di Dio riguarda ciò che è buono, vero e bello. D’altra parte, Dio ha una ‘volontà permissiva’ con la quale permette che si facciano cose che non sono in accordo con l’ordine che ha stabilito”.

Ritornando dunque all’esempio degli aztechi, padre Zuhlsdorf si chiede “Dio ha positivamente, attivamente voluto la malvagia e strappacuore religione degli Aztechi? L’ha permesso.”

“Dio vuole certe cose con la Sua volontà positiva o attiva. Dio permette che il contrario avvenga per mezzo della sua volontà permissiva. In ogni caso, nulla accade al di fuori della volontà di Dio, che è onnisciente, onnipresente e onnipotente”.

“Letta in questo modo, cioè, che per la volontà permissiva di Dio ci sono una molteplicità di religioni, ecc, l’affermazione nel documento, sopra, è accettabile.

Se si legge l’affermazione che per volontà positiva o attiva di Dio ci sono una molteplicità di religioni, questo è un errore. Questo imputerebbe a Dio il volere attivo delle false religioni e, quindi, del male, il che è impossibile e contrario alla ragione”.

Quello di padre Zuhlsdorf è soltanto un suo ragionamento, una riflessione attorno ad una possibile interpretazione della frase. E infatti, conclude dicendo “Non so cosa intendessero gli autori del documento”.   

Ecco, questo il punto, la questione della chiarezza.Tanto che qualcuno si è chiesto per quale motivo tante persone, sacerdoti, teologi e accademici dovrebbero perdere tanto tempo nella interpretazione di frasi non immediatamente o affatto chiare, spese in un documento delicato. Frasi aperte ad interpretazioni contraddittorie. Non sarebbe stato più facile essere chiari?

Infatti, un teologo domenicano, che è voluto rimanere anonimo, è di avviso contrario da padre Zuhlsdorf, tanto da  affermare che la frase è “nel suo ovvio senso falsa”.

“Le varie religioni dicono cose incompatibili su chi è Dio e come vuole essere venerato. Quindi non possono essere tutte vere. Perciò Dio, che è verità, non può volere tutte le religioni”, ha spiegato [il neretto è mio].

Rispondendo a coloro che difendono la dichiarazione del Papa invocando la “volontà permissiva” di Dio, il teologo domenicano ha detto:

“Dio permette alle religioni non cattoliche di esistere; ma permettere qualcosa non è un modo di volerlo, è un modo di non volerlo impedire. Così Dio permette che molte persone innocenti siano uccise, ma non lo vuole. Non parleremmo della permissiva volontà di Dio di gasare gli ebrei, per esempio”.

E poi, “la diversità delle religioni è dovuta al peccato e quindi non è voluta e causata da Dio. Possiamo dire che ‘rientra nella Sua Provvidenza’, ma allora così farebbe tutto, anche i peggiori crimini”.

Volendo integrare questo punto, quello della diversità delle religioni, ho già in un precedente post  fatto riferimento alla Dominus Iesus. In questo caso riprendo solo un piccolo passo, quello del n.7:

“Deve essere, quindi, fermamente ritenuta la distinzione tra la fede teologale e la credenza nelle altre religioni. Se la fede è l’accoglienza nella grazia della verità rivelata, «che permette di entrare all’interno del mistero, favorendone la coerente intelligenza» [21], la credenza nelle altre religioni è quell’insieme di esperienza e di pensiero, che costituiscono i tesori umani di saggezza e di religiosità, che l’uomo nella sua ricerca della verità ha ideato e messo in atto nel suo riferimento al Divino e all’Assoluto [22]”.

E chiaro che quello che preoccupa molti può essere sintetizzato con il “discorso del biglietto” che il card. John Henry Newman, un convertito al cattolicesimo dalla fede anglicana, tenne a mezzogiorno del 12 maggio 1879 in occasione del ricevimento del “biglietto”, cioè del messaggio che il messo concistoriale gli consegnò informandolo che il Papa Leone XIII gli avrebbe conferito la berretta cardinalizia il mattino seguente. Da un mio precedente post riprendo il seguente passo che fa al nostro caso:

“… fin dall’inizio mi sono opposto ad una grande sciagura. Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra... (…)

Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più credito e forza. È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia.”

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