di Mattia Spanò
Un episodio minimo nel vasto panorama di rovine che ci riservano questi anni infausti: è crollata nottetempo l’aula magna della facoltà di geologia dell’Università di Cagliari.
“È successo mentre non c’erano lezioni, il Signore ci ha graziati. Fosse successo qualche ora fa, sarebbe stata una strage”. Queste le parole del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.
L’ateo più sapido e roccioso potrebbe obiettare: dov’era Dio quando crollò la scuola di San Giuliano di Puglia, in Molise, dove morirono 29 persone di cui 26 bambini? O a Rigopiano? Per tacere del terremoto de l’Aquila, quello di Amatrice, in Emilia, nelle Marche e in Umbria, o la caduta del ghiacciaio della Marmolada.
Non si contano, in Italia e nel mondo, i piccoli e grandi cataclismi naturali che quasi ogni giorno mietono vittime innocenti e soprattutto ignare. Tali vittime sono “innocenti” nel senso che non meritavano di morire così o cosà, erano troppo giovani, magari si stavano divertendo o semplicemente avevano la sfortuna di vivere o passare da quel posto in quel momento. Soprattutto “ignare”, nel senso che ignoravano, non potendolo immaginare, di stare per morire.
Questa ignoranza è molto più gravosa dell’innocenza, sulla quale si potrebbe discutere. È bene per l’uomo “vedere” la morte e prepararsi ad essa. Di sottecchi e senza nemmeno saperlo, è proprio questo che l’ateo scientifico rimprovera al dio al quale non crede: dov’eri? Dormivi? Dovresti ammettere di non esistere e darmi ragione, ma non puoi farlo perché solo tu non sei.
È la morte inattesa, indesiderata a disturbare il sonno dell’uomo. Che la desidera e la pianifica per sé e per gli altri (aborto ed eutanasia, guerra), con un verbo in voga potremmo dire che la gestisce, ma in fondo ne ignora il mistero. Se Dio è opinabile, la morte non lo è.
Ecco allora che le cause “naturali”, quelle che sfuggono alla “gestione” umana, diventano la sede della rivalsa contro Dio: perché hai permesso questo? Se tu ci fossi e fossi buono, questo non sarebbe accaduto, il che dimostra che non esisti, o se esisti sei cattivo. Se invece ad essere stupidi, cattivi e omicidi gli uomini, lo consideriamo normale. Persino buono, se ci muoviamo a pietà per un ragazzo tetraplegico al punto di aiutarlo a fare il grande balzo nel nulla.
La prima cosa che si pensa davanti ad una tragedia come la caduta rovinosa della funivia del Mottarone, è se la tragedia poteva essere evitata, e chi sono i responsabili. Come se individuare la causa consentisse di evitare l’evento.
Non c’è dubbio che lo studio delle cause aiuti la prevenzione e la sicurezza. Come dubbio non può esserci sul fatto che la morte ci raggiunge comunque, e nonostante questo, attirati dall’analisi delle cause, ignoriamo cosa sia la morte.
Ma per una volta il dio inesistente e crudele ci ha graziati, dice il sindaco Truzzu. Lo stesso ateo roccioso e sapido, oltre a inveire sul fatto che un rappresentante laico di uno stato laicissimo abbia nominato invano il Padreterno, dovrebbe anche domandarsi: perché lo avrebbe fatto? Perché Dio avrebbe graziato qualche decina di ragazzi che solo un paio d’ore prima studiavano nell’edificio?
Qualcuno di quei ragazzi, qualcuno di quei professori non meritavano la morte? E perché, la meritavano forse gli sventurati di Rigopiano, della Marmolada o del Mottarone? Gli studenti che dormivano nella Casa dello Studente dell’Aquila erano meno meritevoli di quelli di Cagliari? Erano tutti loro credenti, atei, agnostici o di diversa religione? Non lo sappiamo, ma il concetto di grazia supera di gran lunga l’idea di merito.
È, quella della vita terrena, una grazia a termine. Ciò che sconvolge e commuove dei crolli e delle catastrofi è che accadono nonostante tutto, e ci spalancano sotto i piedi il baratro misterioso della morte.
Che il Signore ci abbia graziati questa volta non significa che scamperemo alla morte, ma che Lui c’è, anche se i suoi pensieri non sono i nostri, e le vie nemmeno. In fondo non un prete, un vescovo o un papa hanno ricordato questo, ma un sindaco. Anche questo sorprende e dimostra il fatto.
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Se il crollo privo di conseguenze di un’aula è una dimostrazione della Sua esistenza vuol dire che ti contenti di poco, e con la teodicea e con con l’apologia; se gli dei, il tuo compreso, non fossero indifferenti alla sofferenza umana non ci sarebbe motivo per le sterminate biblioteche dedicate alla teodicea o all’apologia che le religioni evolute sempre producono circa i succitati argomenti; comunque le ultime parole del tuo profeta di riferimento prima di spirare erano meno riflessive delle tue: essere appesi evidentemente non aiuta ad avere un atteggiamento distaccato
Io non ho profeti di riferimento. Sono indegno seguace del Figlio di Dio, che essendo la Via, la Verità e la Vita non aveva bisogno di riflettere. Riflettere è da sfigati condannati a morte certa e ritorno alla polvere.
Seguendo il ragionare dell’autore, che apprezzo e condivido, mi sovveniva alla mente una parola “di cronaca” di Gesù:
<> Lc13,1-5
Non serve commentare: ogni spunto è già nell’articolo. Focalizzerei solo sulla necessità impellente di convertirsi.
Aggiungo però che il cardinale Biffi – oggi quanto rimpiangiamo noi sia più tra noi! – disse, citando Leon Bloy, che la sofferenza ha origine angelica, per questo ci è così incomprensibile…
LA SOFFERENZA HA ORIGINE ANGELICA. Molto su cui meditare, mi pare.
Seguendo il ragionare dell’autore, che apprezzo e condivido, mi sovveniva alla mente una parola “di cronaca” di Gesù:
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” Lc13,1-5
Non serve commentare: ogni spunto è già nell’articolo. Focalizzerei solo sulla necessità impellente di convertirsi.
Aggiungo però che il cardinale Biffi – oggi quanto rimpiangiamo noi sia più tra noi! – disse, citando Leon Bloy, che la sofferenza ha origine angelica, per questo ci è così incomprensibile…
LA SOFFERENZA HA ORIGINE ANGELICA. Molto su cui meditare, mi pare.