Gesù Cristo

 

 

di Gianni Silvestri

 

La festa di Cristo Re, chiude l’anno liturgico durante il quale la Chiesa ci fa fare memoria ed esperienza del percorso terreno di Cristo (per un cammino con e verso Cristo).
Essa fu istituita l’11 dicembre 1925 da papa Pio XI con l’enciclica Quas Primas  per sottolineare tra l’altro il primato di Cristo su ogni cosa, la sua regalità sull’intero Universo.

“In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

Potremo solo accennare al ricchissimo tema della regalità di Cristo, (che non ha certo a che vedere con le tecniche democratiche di gestione del potere), per cercare di comprendere la portata di questo principio, sia dal punto di vista oggettivo che -soprattutto- soggettivo.

REGALITA’ OGGETTIVA DI CRISTO

Egli era già con Dio sin dalla creazione del mondo (fonte della realtà naturale) ed è stato scelto dal Padre anche Redimere quel mondo creato, ma poi corrotto dal peccato (fonte della realtà soprannaturale).
Egli è quindi oggettivamente Dio a prescindere da come noi lo riconosciamo (il sole esiste, anche se un cieco non lo vede);  per questo S. Giovanni Paolo affermava, già nel 1979, nella sua prima enciclica “Redemptor Hominis” che: ” Cristo è il centro del cosmo e della storia” (cioè di ogni luogo e di ogni tempo),  ma allo stesso tempo nella prima messa di inizio pontificato, egli invitò, da subito, tutti a non avere paura, ma a spalancare le porte a Cristo, unico a conoscere veramente il cuore dell’uomo.

REGALITA’ SOGGETTIVA DI CRISTO

La realtà della oggettiva centralità di Cristo, ha bisogno di diventare soggettiva, cioè di essere accolta nella vita di ognuno.

Ecco perché Cristo, dopo aver compiuto ogni genere di segno, e dopo essersi informato di come la gente lo considerasse, pose la domanda decisiva ai suoi discepoli: “ ma Voi chi dite che Io sia?” E’ l’adesione a Cristo che cambia la vita non la generica convinzione che nell’alto dei cieli esiste un Dio, quasi fosse un argomento di dibattito filosofico.
Porre Cristo al centro non solo del tempo e dello spazio, ma della vita personale e sociale è il vero punto di svolta, è la conversione che Cristo chiede:  “Convertitevi o perirete tutti”; Non è certo una minaccia, ma un consiglio, un avvertimento da parte di Chi conosce la realtà visibile ed invisibile, naturale e soprannaturale in cui siamo immersi (che lo crediamo o no). Egli sa che da soli non siamo in grado di far fronte alle forze del male che ci insidiano (l’azione di Colui “ .. che si aggira per il mondo a perdizione delle anime”..come scrisse papa Leone XIII nella preghiera a S. Michele arcangelo).
Questa conversione, questo accettare soggettivamente la regalità di Cristo, significa cambiare punti di riferimento ed accogliere la novità di una vita nata da Dio ed in cammino verso di Lui. La novità che salva noi ed il mondo intero è l’ aver riscoperto il senso della nostra vita:  non siamo nati per caso, nè moriremo per nulla, ma la nostra esistenza è stata voluta per arrivare al suo compimento, per  ricongiungersi a Dio.
Questo cambia ogni punto di riferimento personale, ma anche ogni obiettivo sociale e politico perché nulla è più come prima e tutto deve essere illuminato da questa luce nuova che proviene da Cristo:
“Voi siete la luce del mondo, non si accende una luce per tenerla sotto il moggio, ma per metterla nella lampada in modo che illumini tutti quelli che sono nella casa”

Questo invito dovrebbe bastare da solo a darci una direzione ed un compito nella vita e dovrebbe farci decidere senza indugio alcuno, in quanto viene da DIO, (è questa la scelta di fede, credere il Lui a prescindere dalla nostra capacità di comprensione: “Sulla tua parola getterò le mie reti” gli disse Pietro da esperto pescatore, nonostante tornasse da una giornata di pesca fallimentare).
Ma la necessità di questa conversione, di accogliere questa misura nuova che Dio propone, possiamo rafforzarla anche considerando la nostra  l’esperienza personale: da soli non riusciamo a trovare una strada sicura, un percorso stabile di vita, perché l’essere umano è una domanda di senso e felicità vera, non certo una risposta; l’uomo non basta a sé stesso nella semplice prospettiva naturale, figuriamoci in quella sovrannaturale (che entra necessariamente in gioco per chi voglia “fare i conti” con la realtà intera della vita (cioè con il suo incontro con la morte).

La festa di Cristo Re significa non rinchiuderlo nelle chiese o nelle sacrestie, non depotenziarlo nella nostra vita, ma riconoscerlo come fulcro di tutto (pietra angolare) e permettere che la Sua luce illumini tutto e tutti, a partire dai principali nostri ambiti. 

VITA PERSONALE: ogni cambiamento parte dall’uomo e deve riguardare la sua vita (sia terrena che eterna): “ a che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?”

VITA FAMILIARE: ma se Cristo è la Via Verità e Vita di ognuno perché non deve esserlo anche della famiglia; perché la fede non potrebbe affiancare il fragile amore umano e donargli un respiro di eternità? Le cifre terribili sulle separazioni e divorzi (quasi il 50% di fallimenti in Italia nelle ultime schede Istat disponibili del 2016 (QUI) mostrano il fallimento umano persino nell’ambito “più protetto ed amichevole”  (QUI) a pag 3 i dati 2017).

VITA SOCIALE: se l’essere umano non basta a sé stesso (e gli riesce così difficile costruire qualcosa di duraturo persino con la singola persona amata), figuriamoci come possa portare sulle spalle il peso della intera società.….Costatiamo da decenni come i problemi sociali si aggravino con l’aumento dei conflitti, della violenza, del consumo di droghe, della banalizzazione di ogni responsabilità umana (persino dell’aborto), con un crescente individualismo che è il contrario della vita sociale.
Altro che “tensione sociale”, altro che “siamo tutti sulla stessa barca…”, oggi prevale il “si salvi chi può” nella corsa alla sopravvivenza o nella rincorsa del denaro e del successo…
Una contraddizione stridente con gli enormi mezzi tecnici, scientifici, economici di oggi  che avrebbero potuto eliminare ogni problematica sociale.
La solidarietà cristiana ha, al contrario, inventato e creato le scuole, gli ospedali, gli ospizi, i ricoveri per senza tetto, gli orfanotrofi per i bimbi abbandonati e le più svariate forme di volontariato per sopperire, con la carità, ai vari problemi sociali. La fede in Cristo è stata per secoli la molla di sviluppo di intere società, che avevano mezzi di gran lunga inferiori agli attuali. E’ già accaduto in decine di nazioni e per vari secoli; abbiamo già un esempio di vita cristiana diversa (che non elimina gli errori, ma dà un senso agli sforzi umani).

VITA POLITICA: Per guidare una società c’è bisogno di un “supplemento di consapevolezza”, di valori veri e condivisi per individuare il bene comune (uno dei cardini della Dottrina sociale della Chiesa). Senza i valori umani propri del cristianesimo, che obiettivi rimangono se non il profitto ad ogni costo?
Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate  ha ricordato che l’economia e la finanza ed ogni tecnica di gestione del potere sociale e politico sono semplicemente degli strumenti, che non hanno una vita propria, ma possono essere utilizzati per il bene o per il male a seconda dei riferimenti morali dell’uomo. «Perciò – dice Benedetto XVI – non è lo strumento a dover essere chiamato in causa, ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale» (no. 36).

Ribadisco che non si può certo con un breve articolo analizzare la complessità e le implicazioni del tema “Cristo Re dell’Universo” e le sue ricadute in ognuno di questi ambiti appena evidenziati.

Il fine principale di questa sommaria riflessione è rilevare come il mondo oramai abbia ridotto Cristo ad un grande uomo del passato che nulla ha da dire ad una società evoluta; il mondo si ritiene oramai emancipato da Dio, la potenza della scienza e della tecnica lo fa ritenere adulto, cioè bastante a se stesso; è significativo che la stessa Unione Europea (il continente cristiano per eccellenza nei secoli) ha addirittura rifiutato il Cristianesimo persino dalla sua stessa Costituzione (e nonostante i pressanti richiami di S. Giovanni Paolo).  Nella società moderna i valori cristiani sono sempre più “sbeffeggiati ed ostacolati” (l’aborto è in vigore in ogni nazione Europea…); basti pensare che – oltre al laicismo imperante- sta sviluppandosi in maniera non solo privata, ma pubblica, il Satanismo (addirittura come religione ufficiale che, in USA, chiede di accedere ai contributi pubblici).
Purtroppo anche tanti credenti rischiano di porre sé stessi e non Cristo al centro della vita personale e sociale, distratti dai tanti problemi a cui dare risposta, dai buoni sentimenti o dalle buone azioni. Il rischio è perdersi nelle tante iniziative che in fondo partono da noi e/o dalle sollecitazioni esterne della società e non dal compito affidatoci: “andate ed annunciate il Vangelo a tutte le genti”.  Rischiamo di comportarci come se Cristo fosse “un di più”, un semplice accessorio, una riserva di energia a nostra disposizione nei momenti di difficoltà, un po’ come un’aspirina da utilizzare solo “al bisogno” (preferibilmente mezz’ora la Domenica).

La festività di Cristo Re non è una semplice tappa dell’anno liturgico, ma è la radice di ogni altra celebrazione ed attività: solo il recupero della centralità di Cristo porrà ogni attività umana al sicuro da errori e sulla strada della salvezza terrena ed ultraterrena.

Come non fidarsi di Dio? Come non porlo al centro di tutto? Come ritenerlo estraneo alla vita sociale e politica? Cristo è il salvatore di tutta la realtà, le distinzioni “pubblico e privato” sono ambiti da vivere sotto la stessa luce nel loro sviluppo storico.  
Egli, che non ha mai pronunciato parole a caso, ci ricorda:
“Non abbiate paura, Io ho vinto il mondo”.

In pace

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