Un nuovo studio che porta le firme di Stefan Pilz, Verena Theiler-Schwetz, Christian Trummer, Robert Krause, tutti e tre dell’Università di Graz (Austria), e del famoso prof. John P.A. Ioannidis, della prestigiosa Università di Stanford (USA), mette ancora una volta in evidenza, sulla base di dati, la bontà della dell’immunità naturale acquisita con l’infezione e la guarigione. La ricerca è stata pubblicata su Environmental Research di Elsevier. Ecco il sommario della ricerca nella mia traduzione.
Le indagini di sieroprevalenza suggeriscono che più di un terzo e forse più della metà della popolazione mondiale è stata infettata dal SARS-CoV-2 all’inizio del 2022. Poiché un gran numero di persone continua a essere infettato, l’efficacia e la durata dell’immunità naturale in termini di protezione contro le reinfezioni da SARS-CoV-2 e la malattia grave sono di importanza cruciale per il futuro. Questa revisione narrativa fornisce una panoramica degli studi epidemiologici che affrontano questo tema. Le indagini nazionali condotte nel periodo 2020-2021 hanno documentato che una precedente infezione da SARS-CoV-2 è associata a un rischio significativamente ridotto di reinfezioni, con un’efficacia che dura per almeno un anno e un’immunità calante solo relativamente moderata. È importante notare che l’immunità naturale ha mostrato dimensioni dell’effetto più o meno simili per quanto riguarda la protezione contro la reinfezione tra le diverse varianti di SARS-CoV-2, con l’eccezione della variante Omicron per la quale i dati stanno emergendo prima che si possano trarre conclusioni definitive. Anche il rischio di ricoveri e decessi è risultato ridotto nelle reinfezioni da SARS-CoV-2 rispetto alle infezioni primarie. Studi osservazionali indicano che l’immunità naturale può offrire una protezione uguale o maggiore contro le infezioni da SARS-CoV-2 rispetto agli individui che ricevono due dosi di vaccino a mRNA, ma i dati non sono del tutto coerenti. La combinazione di una precedente infezione da SARS-CoV-2 e di una rispettiva vaccinazione, definita immunità ibrida, sembra conferire la maggiore protezione contro le infezioni da SARS-CoV-2, ma rimangono diverse lacune nella conoscenza di questo aspetto. L’immunità naturale dovrebbe essere presa in considerazione per le politiche di salute pubblica relative alla SARS-CoV-2.
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Breve nota personale:
Fin qui il sommario della ricerca. Mi preme sottolineare una cosa. Nel testo viene detto che “l’immunità ibrida sembra conferire la maggiore protezione”. Posto che tale dato, come è scritto nel testo, abbisogna di ulteriori conferme, è bene far presente che in questo studio si parla della sola “protezione” in termini di contagio e ospedalizzazione. Altra questione è la sicurezza di questi particolari vaccini, del tutta inesplorata nel medio-lungo periodo e con gravi evidenti effetti collaterali già nel presente. Se a fronte di una marginale maggiore protezione contro il contagio-ospedalizzazione offerta dal vaccino aggiunta ad una infezione imbarco pure un rischio in termini di eventi avversi, anche gravi e fatali, c’è da domandarsi se valga la pena vaccinarsi.
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