Di seguito un articolo di Elias Hazou, pubblicato su CyprusMail, che vi propongo nella mia traduzione.

 

 

Un sindacato che rappresenta i diritti dei lavoratori del settore pubblico ha chiesto la sospensione dei test rapidi per il coronavirus, dopo che i media hanno mostrato che un tampone conteneva diverse volte di più il livello di tracce consentito di ossido di etilene, una sostanza tossica.

Il sindacato Isotita (Uguaglianza) (cipriota,ndr) ha affermato che i test rapidi – che secondo gli attuali protocolli migliaia di persone devono eseguire ogni 72 ore per lavoro – dovrebbero essere immediatamente sospesi fino a quando le autorità sanitarie non avranno indagato sulla questione e determinato eventuali rischi per la salute.
 
Citando l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, il sindacato ha affermato che l’ossido di etilene – una sostanza utilizzata per rivestire e sterilizzare la PCR e i tamponi nasali per test rapidi – è tossico, cancerogeno e mutageno anche se inalato.

L’ossido di etilene è un gas comunemente usato per sterilizzare molti diversi tipi di dispositivi medici, compresi i tamponi utilizzati nei kit di test. Gli sterilizzatori a gas a ossido di etilene (EtO) sono utilizzati dagli ospedali da oltre 40 anni per sterilizzare attrezzature e forniture chirurgiche sensibili al calore o che non possono tollerare un’umidità eccessiva.

L’uso della sostanza è vietato nella produzione alimentare nell’UE. Ai sensi del Regolamento UE n. 2015/868, il livello massimo di residuo per la somma (dell’ossido di etilene e del prodotto di conversione 2-cloroetanolo), denominato ossido di etilene, è stato specificato in 0,05 mg/kg.

Le preoccupazioni del sindacato Isotita arrivano dopo un servizio andato in onda due giorni fa sul canale media Pronews Tv, su un tampone di test rapido che conteneva 0,36 mg/kg di ossido di etilene.

L’analisi, effettuata dal Food Allergens Lab di Larnaca, aveva fissato il limite di rilevazione a 0,025 mg/kg.

Il risultato dell’analisi – che recita “Tampone” – è datato 21 ottobre.

Il ministero della Salute non ha rilasciato dichiarazioni in merito. Il Cyprus Mail ha provato a contattare un portavoce del ministero per un commento, ma non è stato possibile raggiungerlo in tempo per questo articolo.

Ad agosto, le autorità sanitarie hanno ordinato il richiamo di un certo numero di alimenti sul mercato che contenevano ossido di etilene, ma all’epoca hanno affermato che le tracce non rappresentano un pericolo diretto per la salute umana.

Il ministero aveva poi affermato che i bassissimi livelli di ossido di etilene rilevati in alcuni lotti di alimenti – ciambelle e gelati – non rappresentano un pericolo diretto per la salute umana, “tuttavia sulla base di studi scientifici si valuta che un consumo frequente a lungo termine, anche con tracce di ossido di etilene, aumenta il rischio di sviluppare il cancro”.

Aveva citato una decisione della Commissione europea secondo cui il livello di ossido di etilene che giustifica il richiamo di un alimento è “quella quantità minima di ossido di etilene che è rilevabile durante l’analisi di un alimento”.

Secondo le norme dell’UE, un prodotto alimentare può essere richiamato dal mercato “anche quando si dimostra che un singolo ingrediente del prodotto alimentare è contaminato con ossido di etilene al livello più basso rilevabile, anche quando l’ingrediente in questione costituisce la parte più piccola della percentuale del prodotto alimentare.”

Pertanto, il ministero ha aggiunto all’epoca, “non c’è assolutamente motivo di allarmarsi tra le persone che potrebbero aver consumato un alimento che è stato richiamato”.

 

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