Nei prossimi giorni uscirà l’attesa esortazione post-sinodale Querida Amazonia sul quale nelle ultime settimane sono uscite diverse e contrastanti anticipazioni. Il giornalista Edward Pentin in questo articolo di NCRegister ci presenta alcune ipotesi su cosa potrebbe effettivamente contenere e alcuni scenari che ne potrebbero scaturire.
Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Annarosa Rossetto
Diverse ipotesi sono possibili a proposito del documento papale che sarà pubblicato mercoledì prossimo.
Un misto di impazienza e apprensione circonda l’esortazione apostolica di papa Francesco sul sinodo panamazzonico, che il Vaticano ha annunciato sarà pubblicato mercoledì in una conferenza stampa vaticana.
La ragione è che attraverso il documento, intitolato Querida Amazonia (Amata Amazzonia), il Papa potrebbe apportare una modifica storica alla regola obbligatoria del celibato per i sacerdoti di Rito Latino.
La maggior parte dei padri sinodali durante il sinodo dello scorso ottobre ha votato a favore di un’eccezione per consentire l’ordinazione a sacerdote dei diaconi permanenti sposati, ufficialmente per aiutare a far fronte alla difficoltà di accesso ai sacramenti nelle regioni amazzoniche remote.
I critici però avvertono che se portato avanti potrebbe equivalere all’abolizione, o per lo meno all’indebolimento, della disciplina del celibato sacerdotale perché le Chiese locali di paesi che soffrono di crisi vocazionale – come la Germania, i cui vescovi stanno sostenendo tale cambiamento – potrebbero invocare lo stesso principio.
Nelle ultime settimane sono circolate voci secondo cui il documento probabilmente conterrebbe esattamente la proposta che i padri sinodali avevano votato in ottobre, altri che non faccia alcun riferimento a viri probati (l’ordinazione al sacerdozio di uomini sposati “di comprovata virtù”), e altri ancora che affermano di aver visto il testo ma dicono che contenga solo una menzione fugace e poco significativa.
Secondo un funzionario della comunicazione vaticana, il documento è stato consegnato al Papa il 27 dicembre, e da allora non ha subito alcun cambiamento nei contenuti a parte gli adattamenti di stile per le traduzioni. Il testo definitivo è stato completato il 2 febbraio.
Date le ipotesi relative al suo contenuto, quali scenari potrebbero emergere?
Il primo potrebbe essere che l’esortazione apostolica post-sinodale in realtà non contenga alcun riferimento a viri probati, e quindi il documento non presenti alcun pericolo per la regola obbligatoria del celibato. Questo è possibile, data l’apparente ambivalenza diFrancesco sulla questione, sebbene nessuno sappia esattamente cosa ne pensi della questione. Potrebbe essere che nessuna azione sia stata intrapresa anche a causa delle continue critiche dei fedeli preoccupati che vogliono che la Chiesa universale mantenga la disciplina del celibato sacerdotale. Al coro si è aggiunto il recente libro a difesa del celibato sacerdotale di Benedetto XVI e del cardinale Robert Sarah.
Papa Francesco potrebbe inoltre non aver fatto alcun riferimento al problema con l’intenzione di lasciarlo semplicemente risolvere da un suo successore. Ma la possibilità che questo problema venga ora lasciato da parte è generalmente considerata improbabile in quanto pone la domanda: perché aprire il vaso di Pandora mettendo in discussione questa regola attraverso il processo sinodale, con il danno che questo potrebbe fare alla fede delle persone, se non perché c’è la volontà di cambiarlo?
La seconda possibilità è che il documento riaffermi fermamente la disciplina della Chiesa e quindi aderire apparentemente all’ortodossia, ma consenta un’eccezione alla proposta del Sinodo dell’Amazzonia. Ciò corrisponderebbe a ciò che ha detto il cardinale Walter Kasper lo scorso giugno, secondo cui se i padri sinodali avessero votato a favore tale misura per l’Amazzonia, Francesco “in linea di principio probabilmente lo accetterebbe”. Ma sarebbe vista come una grande sconfitta per i difensori del celibato sacerdotale che credono che i motivi per consentire una simile eccezione per l’Amazzonia verrebbero immediatamente utilizzati anche altrove, sebbene ciò non sia consentito nel documento. (Esistono numerosi esempi postconciliari di eccezioni che sono diventati la regola, come l’uso del volgare, la Comunione nella mano, la messa celebrata verso il populum e l’ampio uso di ministri straordinari.) Per tali critici, sarebbe quindi equivalente all’abolizione della regola, per quanto gran parte del celibato sacerdotale possa essere valorizzato e consolidato nell’esortazione.
Un terzo scenario è che il documento non contenga riferimenti a viri probati e la regola del celibato sembri essere rimasta intatta. Ma in realtà, anziché essere completamente accantonata, la questione verrebbe semplicemente trasferita alla nuova costituzione per la Curia romana e, a sua volta, alle conferenze episcopali. Ciò è possibile dato il progetto di costituzione rivelato l’anno scorso , che ha conferito maggiore autorità alle conferenze episcopali, in linea con i piani di papa Francesco delineati nella sua prima esortazione apostolica, Evangelii Gaudium. Quindi, piuttosto che decidere autonomamente sulla questione con l’esortazione, Francesco delegherà in effetti la responsabilità di consentire i sacerdoti sposati ai vescovi che potrebbero gestirla in base alla loro particolare situazione locale.
Una possibile ragione, detta o non detta, potrebbe essere perché il cambiamento della regola del celibato sacerdotale sarebbe in realtà un onere costoso per le finanze diocesane, a causa dell’assistenza economica aggiuntiva che le diocesi dovrebbero provvedere alle famiglie dei sacerdoti, e così Francesco potrebbe passare la responsabilità ai vescovi regionali di decidere se possono permetterselo.
Una quarta ipotesi è che il Papa affermi che l’esortazione debba essere letta alla luce del documento finale, consentendogli di non fare alcun riferimento alla questione dei viri probati e quindi almeno di evitare l’accusa di aver egli stesso causato l’abolizione del celibato sacerdotale. Il cambiamento verrebbe comunque attuato, basandosi sulla costituzione apostolica di Papa Francesco 2018 sul Sinodo dei vescovi, Episcopalis Communio (Comunione episcopale) che stabilisce che “se è espressamente approvato dal Romano Pontefice, il documento finale partecipa a il magistero ordinario del Successore di Pietro.” Potrebbe in effetti agire come la nota in calce 351 nella sua esortazione apostolica Amoris Laetitia, che ha permesso ad alcuni divorziati cattolici risposati di ricevere la Santa Comunione, anche se il testo principale, in questo caso l’esortazione stessa, potrebbe essere letto in modo diverso.
Una quinta possibilità è che non si faccia riferimento a viri probati e si rinvii una modifica della regola del celibato sacerdotale. La questione sarebbe quindi trattata dopo il prossimo Sinodo dei vescovi, che probabilmente sarà sul tema della sinodalità. Questo sinodo potrebbe benissimo creare un nuovo quadro istituzionale e canonico, forse comportando anche un “sinodo permanente”, analogo ad una rivoluzione permanente, secondo le linee immaginate dal defunto cardinale Carlo Martini. Tutto questo potrebbe, quindi, andare in due possibili direzioni: come esperimento sinodale a livello locale, simile all’attuale percorso sinodale in Germania, per il quale attualmente non esiste una struttura canonica e un sinodo vaticano ne fornirebbe uno. Oppure un “sinodo permanente” potrebbe essere istituito a livello universale, creando una sorta di “parlamento sinodale” in cui i vescovi sarebbero in grado di garantire sempre più eccezioni per consentire ai sacerdoti sposati. Ognuna di queste opzioni fornirebbe l’opportunità di cambiare la regola del celibato con mezzi alternativi.
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